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Dal Fisco stop ai mini-controlli. «Basta con le vessazioni»

venerdì 29 aprile 2016
ROMA Il fisco italiano prova a «mettersi nei panni dei cittadini». È l’immagine usata dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi nell’annunciare una correzione di rotta sui controlli anti-evasione. In una circolare diffusa ieri l’Amministrazione annuncia di voler affinare sempre di più la qualità dei controlli, evitando lo spreco di energie in contestazioni puramente formali o di ammontare esiguo e concentrandosi su situazioni di rischio più rilevanti. Gli studi di settore, ad esempio, saranno applicati secondo criteri di proporzionalità e ragionevolezza, grazie alla collaborazione del contribuente che potrà dimostrare e giustificare eventuali anomalie. Le indagini finanziarie – si aggiunge – diventano uno strumento da utilizzare solo a seguito di un’attenta analisi del rischio e quando è già in corso un’attività istruttoria. Inoltre, l’Agenzia sarà impegnata a stipulare con le imprese, in determinati ambiti, accordi preventivi. Un nuova filosofia con la quale le Entrate cercano di dare risposte al malcontento, crescente in tempi di crisi, nei confronti della macchina fiscale. L’obiettivo è «evitare che comportamenti superficiali, arroganti o vessatori portino ulteriore legna al fuoco dell’evasione». Il Fisco proseguirà il percorso già intrapreso mettendo a disposizione dei contribuenti nelle comunicazioni inviate, gli elementi di cui è in possesso con l’obiettivo di favorire l’adempimento spontaneo degli obblighi tributari. E in questo senso si annuncia che debutterà una nuova comunicazione unica destinata a persone fisiche e imprese individuali. Sulla correzione di tiro del fisco ha avuto un peso l’input arrivato dal governo. La strada dell’adempimento spontaneo favorisce il gettito e le entrate fiscali più di quanto non facciano i contenziosi, che costano e impegnano a lungo gli uffici. Ieri il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha visto a Roma il vice presidente della commissione europea Valdis Dombrovskis in un incontro in cui si è fatto il punto sul tema dei conti pubblici. Una «conversazione come al solito molto fruttuosa e utile», ha commentato il ministro. Riguardo al giudizio che Bruxelles si appresta a dare a maggio sul bilancio dell’Italia, il passaggio è sembrato però ancora interlocutorio. Dombrovskis ha evitato di sbilanciarsi anche se non ha mancato di fare apprezzamenti sull’Italia che «è sopra la media Ue sul rispetto delle raccomandazioni» comunitarie e ha compiuto un «grande sforzo» su riforme e aggiustamento di bilancio, pur aggiungendo che ci sono «ancora molti step da fare». Sul nodo dei conti la Commissione vede «progressi» ma nutre anche «alcune preoccupazioni». «Il deficit è in una traiettoria di calo», ha rilevato il numero due di Bruxelles. Ma ci sono «alcune deviazioni» sia sul percorso di riduzione del disavanzo strutturale, sia sulla questione del debito, anche se «è prematuro trarre conclusioni », ha precisato. Riguardo alla richiesta italiana sull’extra-deficit, Dombrovskis ha rimarcato che «se viene accordata tutta la flessibilità, e la decisione non è ancora stata presa, l’Italia avrà un limite dello 0,75% del Pil». A fronte dell’1% indicato dal governo. Il vicepresidente ha preannunciato una stima Ue sul deficit 2016 probabilmente al 2,4% contro il 2,3% indicato nel Def. Parziale apertura sull’output gap, il meccanismo per misurare lo scostamento tra crescita reale e potenziale attraverso il quale Bruxelles fissa gli obiettivi di riduzione del deficit strutturale. «Siamo disponibili, ove necessario, ad adattare la metodologia», ha detto, sottolineando però che non tutti i Paesi la pensano alla stessa maniera. © RIPRODUZIONE RISERVATA Conti pubblici Pier Carlo Padoan e Valdis Dombrovskis