Attualità

La lista degli «impegni». Dal deficit al debito la scure del Trattato

Giovanni Maria Del Re venerdì 21 marzo 2014
Si chiama "Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria" quello che tutti conoscono come Fiscal Compact, il "Patto di Bilancio" in vigore dal primo gennaio 2013, ispirato dal presidente della Bce Mario Draghi e di fatto imposto dal cancelliere tedesco Angela Merkel al summit del gennaio 2012. Un Trattato intergovernativo firmato al di fuori del quadro Ue, anche se ne fanno parte 25 dei 28 Stati membri (Gran Bretagna e Repubblica Ceca hanno rifiutato di aderire, la Croazia, è entrata nell’Ue nel 2013, non era presente). La scelta di un trattato intergovernativo fu dovuta proprio all’impossibilità di modificare il trattato Ue vigente per introdurvi le norme, che avrebbe richiesto l’unanimità – e Londra fu irremovibile. In realtà il trattato si riferisce di continuo all’Ue e alle sue istituzioni e si ispira in massima parte a obblighi già presenti nella normativa Ue.Deficit. Il Trattato riprende quello Ue, con l’obbligo di non superare il 3% del Pil per quanto riguarda il deficit nominale. Viene chiaramente sancito l’obbligo di arrivare al pareggio di bilancio in termini strutturali (al netto di fattori ciclici e una tantum), vale a dire non oltre lo 0,5% del Pil, che in realtà è però in sostanza già il contenuto dell’obiettivo di medio termine per gli Stati membri fuori procedura per deficit eccessivo, secondo la normativa Ue del Six Pack in vigore dal 2011. Solo gli Stati con un debito pubblico ampiamente sotto il 60% del Pil potranno arrivare all’1%. Una deroga sarà possibile solo per "eventi eccezionali", e cioè che sfuggono al controllo del governo o "periodi di grave recessione economica". Il Fiscal Compact prevede anche forme di "correzione automatiche" qualora un Paese stia mancando gli obiettivi di bilancio. Per la cronaca, in Italia il 17 aprile 2012 è stata approvata la legge costituzionale volta a introdurre nella Costituzione, nel rispetto dei vincoli sul pareggio di bilancio derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea. Dunque prima ancora della ratifica in Parlamento del Fiscal Compact, avvenuta il 23 luglio 2012.Debito pubblico. Il Trattato riprende quanto già stabilito nella normativa Ue dal Six Pack, in vigore dal 2011, e cioè l’obbligo di ridurre in misure di un ventesimo l’anno la parte del debito pubblico eccedente il 60% del Pil (l’altro "tetto" di Maastricht), per l’Italia al momento il 74% circa. Obbligo che per l’Italia, in base al Six Pack, scatta da fine 2015. Sia il Fiscal Compact, sia il Six Pack prevedono l’obbligo di cominciare la riduzione già nella fase transitoria. Il ritmo di riduzione, tuttavia, secondo il Fiscal Compact dovrà tener conto di alcuni fattori rilevanti, quali la sostenibilità dei sistemi pensionistici e il livello di indebitamento del settore privato.Sanzioni. In caso di violazione degli obblighi, un altro Stato membro potrà chiedere l’intervento della Corte di giustizia Ue, che potrà imporre un’ammenda fino allo 0,1% del Pil (per l’Italia sarebbero 1,5 miliardi di euro).Titoli di Stato. Il Fiscal Compact prevede che i Paesi comunichino ex ante al Consiglio dell’Unione europea e alla Commissione europea i rispettivi piani di emissione del debito pubblico.Eurosummit. Gli Stati firmatari aderenti all’euro si impegnano a riunirsi a livelli di leader due volte l’anno.