«Una carriera basata sul merito». Un meccanismo che mandi in pensione gli attuali scatti di anzianità, che «sono l’unico elemento di progressione nello stipendio dei docenti». Il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini non ha dubbi: «Entro il 2013 il merito dovrà diventare lo strumento per creare una vera carriera docente. Per via legislativa o per via contrattuale, ma sicuramente lo faremo». Lo ha detto anche ai sindacati con i quali mercoledì scorso ha aperto un tavolo di trattativa e confronto, «trovandoli sostanzialmente pronti a perseguire questa strada». Intanto il ministro Gelmini annuncia per il prossimo anno scolastico «l’assunzione di 10mila nuovi docenti, 6mila personale Ata e un concorso per 2800 posti di dirigente scolastico. Un traguardo importante in un’epoca di tagli e sacrifici».
Il sistema scolastico che emerge in questi giorni mostra una scuola del Sud nella quale i 100 e lode alla maturità sono il doppio rispetto a quelli ottenuti al Nord, ma nel contempo la prova nazionale dell’Invalsi per l’esame di terza media mostra una miglior preparazione degli studenti del Nord. Come spiega una simile contraddizione?«Questo divario esiste. Ci sono riscontri concreti che rimandano a una maggior generosità nel dare voti alti al Sud rispetto al Nord. Detto questo, noi da due anni stiamo lavorando per colmare il divario puntando sul sistema di valutazione che si basa su test internazionali. Non si può pensare che esista una valutazione chiusa nel rapporto docente-studente. Servono test internazionali che misurino i livelli di apprendimento e i progressi nell’apprendimento. La nostra intenzione è di potenziare l’Invalsi e di istituire una commissione di valutazione che ha portato ad alcune sperimentazioni per ampliare l’utilizzo dei test, per affidarci a criteri oggettivi».
Parliamo del fronte docente. Appare un altro divario: esubero di docenti al Sud e carenze al Nord.«Non mi pare però paragonabile al divario di cui abbiamo parlato prima. Comunque voglio rassicurare tutti: l’anno scolastico partirà regolarmente. Ma credo che la cosa più importante sia l’apertura del tavolo di confronto con i sindacati».
In cui avete parlato anche della manovra?«Certo, e abbiamo sottolineato che la manovra tanto vituperata di lacrime e sangue, in realtà permette per il prossimo anno scolastico l’assunzione di 10mila docenti, 6mila unità di personale Ata e l’avvio di un concorso per 2.800 dirigenti scolastici. Un segnale concreto di attenzione al mondo della scuola. Sono nuovi posti di lavoro. E poi, grazie alla manovra triennale del 2008, utilizzando parte del 30% ottenuto dai risparmi riusciamo a ripristinare per il personale docente gli scatti di anzianità, congelati nel pubblico impiego. Questo anche perché gli scatti, per ora, sono l’unico elemento di progressione di stipendio in assenza di una vera carriera».
Ma quel 30% di risparmi era destinato a premiare il merito.«E infatti il resto dei fondi andrà proprio a sostenere il merito, che dovrà diventare lo strumento di progressione dello stipendio. L’ho detto chiaro ai sindacati mercoledì scorso e ho trovato interlocutori attenti, anche se non mancano alcune posizioni critiche. Comunque intendo essere chiara: o per via legislativa o per via contrattuale, la creazione di una carriera basata sul merito dovrà avvenire entro il 2013, data nella quale gli scatti scompariranno. Sarà la valorizzazione della professione docente. Siamo disposti a trovare un accordo e a studiare un percorso per raggiungere l’obiettivo, ma non a rinunciare al merito, che resta un punto fermo».
Tra un mese si torna a scuola. E debutterà la nuova secondaria superiore. Che debutto sarà?«Credo che non ci saranno problemi maggiori rispetto agli anni passati. È chiaro che per una valutazione di una riforma così importante occorrerà qualche tempo, nel quale comunque continueremo a monitorare l’attuazione, intervenendo là dove si evidenziassero elementi critici. Questa riforma è importante quanto necessaria, soprattutto per il collegamento con il mondo del lavoro attraverso il potenziamento dell’istruzione professionale e i percorsi di alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato, in particolare in questo momento di crisi occupazionale».
Tra i percorsi post media vi sono anche i percorsi professionali triennali. Vigilerete pure sulla loro attuazione?«La competenza in questo campo è delle Regioni, ma certo da parte nostra vi sarà un’attenzione all’interno della Conferenza Stato-Regione. Anche per il miglioramento di questo segmento formativo».
Per una riforma che parte, un’altra punta a raggiungere il traguardo finale: quella dell’Università. Plausi e critiche hanno caratterizzato il via libera al Senato.«Devo dire che nel passaggio al Senato abbiamo mantenuto un’impronta innovativa della riforma, dando vita a una bella pagina di vita parlamentare, con la partecipazione di tutti e uno schieramento favorevole più ampio. Un testo che ritengo migliorato e affinato e non annacquato. Spero sia approvato a settembre dalla Camera».
Però ci sono state voci critiche come quelle dei ricercatori o dei dottori di ricerca. E lo stesso presidente Napolitano ha invitato a mantenere aperto un dialogo. Se ne terrà conto alla Camera?«Alla lettera del presidente Napolitano risponderò per iscritto, ma voglio rassicurare che non verrà lesa l’autonomia degli enti di ricerca. Anche se chiediamo che vi sia maggior efficienza nell’uso delle risorse. Qualche modifica potrà essere valutata, ma il testo mi pare già ottimo».
E lo stop ai tagli nei fondi richiesta dal presidente dei rettori Decleva?«Ne ho parlato con il ministro Tremonti e la Finanziaria conterrà i fondi necessari all’Università. Il problema sarà come spenderli».
Dai fondi all’Università a quelli per la scuola paritaria. La manovra triennale ha previsto per il 2011 un ulteriore taglio (224 milioni di euro) rispetto a quello fatto (130 milioni) e poi recuperato nel 2010. Che impegno si assume?«Le risorse del 2010 sono rimesse nel capitolo di spesa e attendiamo il via libera della Conferenza Stato-Regioni. E per la Finanziaria 2011 posso dire che i soldi per le paritarie non si toccano. Già le risorse sono poche e non bisogna dimenticare che la scuola paritaria permette allo Stato un risparmio di oltre 6 miliardi di euro».
Dunque nel 2011 saranno stanziati i 534 milioni di euro previsti originariamente dal capitolo di spesa?«Esatto, non ci saranno tagli».