Libro bianco. Dai contratti alle competenze: il futuro del lavoro
Come sarà il mercato del lavoro nel 2030? Assolombarda e Adapt hanno provato ad immaginarlo scrivendo 'Il futuro del lavoro'. Si tratta del primo libro bianco sul lavoro dopo quello realizzato nel 2001 dal giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br. Quella che ci aspetta sarà una trasformazione radicale. Legata all’impatto delle nuove tecnologie sull’occupazione e l’organizzazione. Competenze trasversali, formazione continua e politiche attive diventeranno sempre più strategiche. Ad incidere saranno anche il ca- lo demografico, l’invecchiamento della popolazione e la sostenibilità del sistema di welfare.
«Il problema non è nei numeri ma nella profonda trasformazione che avverrà: circa il 44% dei lavoratori nei prossimi dieci anni cambierà le sue mansioni e questo è un processo che può essere governato» ha spiegato Francesco Seghezzi direttore della Fondazione Adapt. «Alcune professioni verranno meno, altre nasceranno e molte cambieranno» sotto la duplice spinta dell’innovazione tecnologica e della nuova globalizzazione. Già adesso la rivoluzione digitale ha prodotto una polarizzazione tra lavoratori altamente qualificati ed altri con basse competenze. In uno scenario politico dove si discute di Reddito di cittadinanza e salario minimo orario (tra i punti chiave del contratto M5s-Lega per il governo) le ricette del libro appaiono di controtendenza: in futuro, complice anche l’innovazione tecnologica, si parlerà meno di contratti, ma più di prestazioni e di competenze, anche la rigidità di orari e luoghi di lavoro sarà superata.
«Oggi abbiamo modelli contrattuali e di inquadramento che sono pensati per una fabbrica del Novecento» ha detto Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda. Lo stesso contratto a tempo indeterminato rischia di diventare anacronistico. «La validità del concetto ora-lavoro potrebbe non essere più il paradigma del futuro». Più che di contratti si parlerà di prestazioni e competenze. Il futuro sarà fatto di «carriere discontinue », dove formarsi diventerà un «diritto-dovere ». Quanto al reddito di cittadinanza aiutare chi non trova lavoro non è di per sé sbagliato, secondo Assolombarda. «È giusto intervenire socialmente su chi è in difficoltà, ma il reddito di cittadinanza – ha sottolineato Bonomi — non crea sviluppo e lavoro». Il tema della sicurezza evolverà: con lo smartworking, va esteso dalla «fabbrica chiusa all’intero ecosistema, all’intera città». Anche perché il 45% degli infortuni mortali avviene fuori dai cancelli delle aziende. Quanto alle proposte il vicepresidente di Assolombarda Mauro Chiassarini ne ha evidenziate due su tutte: l’alfabetizzazione digitale di massa e la formazione permanente per contrastare l’invecchiamento dei lavoratori. L’auspicio dell’associazione di industriali è che ci sia, adesso, «un grande confronto con i sindacati, su tutti i temi» con l’obiettivo di rimettere in moto il Paese.