Migranti. Decreto Cutro: da Sant’Egidio alle Acli, tante critiche del mondo cattolico
Un momento della protesta contro il Decreto Legge Cutro a Roma
Di fronte agli ultimi provvedimenti in tema di immigrazione la Comunità di Sant’Egidio e la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia esprimono tutta la loro preoccupazione e lanciano un appello al Governo e al Parlamento. «Occorre riconsiderare – scrivono in una nota – gli effetti che avrebbe una restrizione della cosiddetta “protezione speciale” che non è un provvedimento esclusivamente italiano».
E spiegano che «gravi conseguenze si avrebbero prima di tutto sulle persone che lo richiedono. Non potrebbero infatti essere più protette se a rischio di trattamenti disumani nei loro Paesi di origine». Aggiungendo che «si tratta di un appello che si basa sull’esperienza concreta di integrazione realizzata dal 2016 attraverso i “Corridoi umanitari”: un’esperienza fondata sulla legalità, che ha avuto importanti riconoscimenti istituzionali, e che viene portata ad esempio da tutte le forze politiche, di maggioranza come di opposizione».
Le Acli, in una nota a margine del sit-in organizzato dal Tavolo asilo e immigrazione, osservano che «il decreto Cutro è anacronistico e ingiusto perché cerca di porre un freno al fenomeno dell’immigrazione in maniera del tutto irrazionale, costringendo degli esseri umani che fuggono da situazioni disperate a entrare dentro l’anonimato dell’irregolarità, senza alcuna prospettiva di integrazione e di riscatto». La nota conclude che «l’immigrazione non è un’emergenza, è un fenomeno che va gestito, soprattutto in un Paese come il nostro dove ormai non si fanno più figli e dove le pensioni sono sorrette anche dal lavoro dei migranti».