Le manifestazioni. Da Palermo a Torino contro ogni guerra: «Il tempo della pace è ora»
Manifestazione per la pace a Roma
Cessate il fuoco. Aiuti. Diritto internazionale. Fine dei “doppi standard”. E Nazioni Unite di nuovo in grado di arbitrare e ricostruire la giustizia, indispensabile per la sicurezza. Sergio Bassoli, coordinatore dell’esecutivo della Rete italiana pace e disarmo, elenca le richieste del popolo pacifista - ambiziose «ma sicuramente più realistiche di chi crede che la pace si ottiene con la vittoria» - oggi in piazza in sette manifestazioni che animeranno tutto il Paese, da Nord a Sud isole comprese. «Il tempo della pace è ora. Prima che sia troppo tardi».
Perché manifestare ancora e perché in sette città invece che in un solo raduno nazionale?
Sette città insieme come i sette colori della bandiera arcobaleno della pace. Abbiamo voluto mobilitare tutto il Paese, permettendo di “esserci” a chiunque lo voglia, riducendo le distanze e i costi di un viaggio a Roma. Isole comprese. C’è un desiderio diffuso di esprimere il rifiuto della guerra, percepito sui territori nelle mobilitazioni precedenti delle “cento città”. Un unico evento avrebbe tagliato fuori molte persone. Per le cinque reti promotrici è una tappa importante verso la prossima Marcia della Pace Perugia-Assisi del 12 ottobre 2025, dove rilanceremo l’”Onu dei popoli”, per rinnovare lo spirito della carta costitutiva. Cinque reti pacifiste (Europe for peace, RetePace e Disarmo, Fondazione PerugiaAssisi, AssisiPaceGiusta, Sbilanciamoci!) unite per dare un forte segnale all’opinione pubblica sull’emergenza che viviamo. È chiaro che i conflitti hanno una saldatura tra di loro, che la guerra è ormai un’opzione possibile per la politica che pensa in questo modo di risolvere i conflitti e imporre nuove egemonie. Il tempo della pace è ora. Non possiamo più rinviare, non siamo più disponibili ad accettare violazioni eclatanti del diritto internazionale, che ci fanno scivolare nel buco nero di una guerra globale tra potenze nucleari.
Sergio Bassoli - Imagoeconomica
In Ucraina c’è una fase di stallo. Nonostante l’invio di armi sempre più sofisticate, presentate ogni volta come risolutive.
Uno stallo sul campo, ma con un pericolosissimo allargamento: penso ai 12 mila soldati nordcoreani arruolati da Mosca, all’asse tra la Russia con l’Iran oltre che con la Cina. In Ucraina c’è una sofferenza enorme e una disgregazione della società. Ma anche in Russia, dove il dissenso è represso, oltre un milione di persone è espatriato. Non c’è possibilità di arrivare a un esito, finché si insegue la vittoria. Mosca è una potenza nucleare, difficile che si rassegni a una sconfitta.
Il segretario della Nato, Rutte, considera ineluttabile l’ingresso di Kiev nell’Alleanza.
Non proprio un segnale di distensione verso una soluzione diplomatica. Nei nostri incontri durante le carovane di aiuti, gli ucraini ci hanno sempre ribadito il desiderio di entrare nell’Unione europea. L’ingresso nella Nato più che una deterrenza sarebbe una ulteriore dichiarazione di guerra.
A Gaza il conflitto è esondato in Cisgiordania, Libano, forse anche Iran. Israele non sembra esitare.
Era abituata alle guerre lampo combattute dai riservisti, ora sta cercando soldati tra i richiedenti asilo, in Eritrea, tra i mercenari sudanesi. È la guerra più lunga che ha mai combattuto. Le guerre sono di nuovo strumento di colonizzazione economica, ma con sistemi molto più distruttivi che mettono a rischio l’umanità e il Pianeta. Abbiamo assoluto bisogno che nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle parrocchie si comprenda questo rischio e si rimetta al centro l’impegno per la pace. Dopo la II guerra mondiale, con le Nazioni Unite si consolidò il diritto internazionale fondato sul ripudio della guerra. Serve quel clima politico e culturale.
La Marcia della OPace ad Assisi del 21 settembre - L.Liv.
Proprio l’Onu, da tempo definanziata e svuotata politicamente, è nel mirino di Israele. Letteralmente.
Si sta delegittimando l’unico strumento sovranazionale che può governare il mondo. L’Onu per alcuni è un ostacolo da rimuovere. Le nostre istituzioni stanno perdendo di vista questa crisi drammatica. Stiamo su una nave che sta affondando, ma continuiamo a ballare il valzer. E poi questo spargimento di odio a ogni latitudine: lo pagheranno le future generazioni. La vittoria è una via illusoria. E la corsa al riarmo è un danno enorme per le nostre società. perché toglie risorse alla spesa pubblica. Ora la priorità assoluta è fermare le mattanze in corso. E dire basta al doppio standard: non è possibile continuare a fornire armi agli ucraini, e lasciar massacrare i palestinesi con armi fornite a Israele dall’Occidente. L’integrità territoriale dell’Ucraina è intangibile? E quella della Palestina, violata da decenni? Serve una conferenza internazionale di pace, con tavoli sui singoli teatri di conflitti. Per costruire la giustizia, perché senza, non c’è sicurezza comune e non ci sarà mai pace.
La manifestazioni di oggi: a Bari a piazza Massari (ore 9,30); a Cagliari a piazza del Carmine (ore 10); a Firenze a piazza Santa Maria Novella (ore 14); a Milano all'Arco della Pace (ore 14,30); a Palermo in piazza Francesco Crispi (ore 10); a Roma a Porta S.Paolo (alle 14,30); a Torino a piazza Arbarello (alle 14,30)