Scuola. Da lunedì tutti in classe, ma su orari e sicurezza c'è dibattito
Studenti del Liceo Volta a Milano
Polemiche e manifestazioni da nord a sud hanno caratterizzato queste ore che precedono la ripresa della scuola in presenza, da lunedì, per tutti gli 8,3 milioni di studenti italiani anche se al 50%, alternandosi in classe, per i 2,5 milioni delle superiori.
I ragazzi ieri sono scesi in piazza in 20 città italiane, unendosi alle iniziative promosse dai sindacati di base in occasione dello sciopero promosso in alcuni comparti, per lamentare che la riapertura è avvenuta «in condizioni drammatiche» senza tutele per gli studenti e il personale della scuola, «con le classi pollaio, i trasporti sovraffollati e con l’assenza di un adeguato tracciamento dei contagi». «Siamo stati abbandonati», hanno gridato studenti e docenti che si sono radunati alla Piramide, a Roma e poi hanno sfilato fino al ministero dell’Istruzione.
Da lunedì, dunque, torneranno a scuola tutti gli oltre 8 milioni di studenti italiani; ultime in ordine di tempo, con il rientro tra i banchi degli alunni delle superiori, sono Sardegna, Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto, Campania, Friuli Venezia Giulia a cui si aggiungerà anche la Sicilia se i dati le permetteranno di lasciare la zona rossa.
Ma le polemiche non cessano: il governatore della Puglia, Michele Emiliano, criticato in queste settimane per aver consentito la didattica digitale integrata a tutte le famiglie che ne facessero richiesta, ha detto che «a scuola vige l’obbligo di presenza, ma l’obbligo di frequenza durante una pandemia è inconcepibile. Chi pretende di dire ad una famiglia “Devi portare per forza fisicamente tuo figlio a scuola”, viola il diritto alla salute previsto dalla Costituzione». Ed ha aggiunto che «la didattica in presenza è pericolosa non solo per la scuola in sé per sé, che potrebbe essere sicura, ma in teoria c’è un milione di persone che va avanti e indietro due volte al giorno ed è una cosa folle».
Polemiche poi hanno destato in Campania le parole del governatore De Luca, che giovedì ha invitato i dirigenti scolastici a non differenziare gli orari di ingresso, «assicurando piuttosto il rispetto dei limiti percentuali di presenza in aula degli alunni attraverso forme di rotazione», per venire incontro alle famiglie che avrebbero difficoltà nel gestire arrivi scaglionati in classe da parte di più figli.
E su una nuova ordinanza in materia di didattica che preveda la possibilità di scelta tra la presenza e quella a distanza sta lavorando anche il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, in vista della ripresa delle lezioni di lunedì.
«Mancano 48 ore al ritorno in classe di migliaia di studenti campani e calabresi delle superiori, eppure De Luca e Spirlí gettano ancora nel caos studenti e famiglie», attaccano i componenti M5s in commissione Istruzione alla Camera.
Infine l’Unione delle Province italiane chiede di riservare una quota delle risorse del Recovery alla realizzazione di 100 nuove scuole secondarie superiori innovative, digitali e sostenibili dal punto di vista energetico.