Governo. A Draghi appoggio dalle parti sociali. Transizione ecologica sarà un ministero
I leader di Cgil, Cisl e Uil dopo i colloqui con Draghi
Ultime lunghissime consultazioni, oggi, per il presidente incaricato, che ha visto le parti sociali, i rappresentanti delle categorie produttive, le autonomie locali e l'ambientalismo.
La novità arriva a sera, con il sì di Mario Draghi a un nuovo ministero della Transizione ecologica. Il primo ministro incaricato scopre le carte durante l’incontro con Wwf e Legambiente, che le rilanciano all’esterno. Mossa che arriva giusto alla vigilia del voto della base cinquestelle sul governo, che si terrò sulla piattaforma Rousseau dalle 10 alle 18. Il nuovo ministero, che sull’esempio francese dovrebbe accorpare l’Ambiente con lo Sviluppo economico e «ibridare» tutto l’insieme della politica economica, è divenuto negli ultimi giorni una bandiera di Beppe Grillo. Il via libera del premier è dunque un assist al fondatore del Movimento, che si batte per far digerire il “banchiere” Draghi a un mondo pentastellato diviso e disorientato. «Un’ottima notizia – ha subito commentato infatti Luigi Di Maio, anche lui alfiere dello schieramento “governista” 5s - un’importante innovazione a beneficio dell’Italia, Grillo come sempre sa guardare lontano». Parlare di nomi forse è prematuro ma va detto che per il nuovo ministero circolava il nome di Enrico Giovannini, portavoce dell’Asvis e già titolare del Lavoro con Enrico Letta.
Ore 19.10. «Abbiamo rappresentato il valore e il contributo che le nostre organizzazioni possono dare nella ripartenza del Paese sia in termini di coesione sociale che economici e occupazionali. Abbiamo illustrato proposte concrete che speriamo possano essere prese in considerazione nel dal governo». Così Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Terzo settore, dopo l'incontro a Montecitorio con il presidente incaricato Mario Draghi.
Ore 19. Un «vero e proprio disastro culturale»: di questo ha parlato il presidente dell'Agis-Associazione generale italiana dello spettacolo Carlo Fontana, ascoltato oggi pomeriggio nell'ambito delle consultazioni del presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. «Abbiamo espresso un ringraziamento al presidente incaricato per l'attenzione mostrata al nostro mondo», ha detto. «Abbiamo insistito sulle emergenze del settore, fondamentalmente sulla riapertura dei luoghi di spettacolo. Ma non una riapertura immediata, ma programmata, sostenuta con incentivazioni e promozioni. Il riavvio sarà difficile, per questo ci aspettiamo un sostegno adeguato sul quale ha mostrato disponibilità».
Ore 18.15. «Ci sarà un ministero della transizione ecologica» e per guidare la transizione sarà necessario un ministero forte autorevole e competente. Lo hanno riferito i rappresentanti di Wwf Italia e Greenpeace al termine dell'incontro con il presidente incaricato Mario Draghi. Donatella Bianchi, presidente del Wwf, ha dichiarato di essere rimasta favorevolmente colpita dalla centralità della questione ambientale, spiegando che Draghi vorrebbe come «ottica, sguardo di prospettiva la centralità della trasformazione verde che dovrebbe essere trasversale alle altre politiche». Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha riconosciuto l' importanza dell'incontro dicendo che Draghi è stato molto attento alle parole delle associazioni. Per rendere l'Italia più competitiva e sostenibile e per accelerare la transizione ecologica, «serve spendere bene le risorse stanziate dall'Europa e individuare al meglio i progetti su cui lavorare, ma è importante anche aprire a una nuova stagione di riforme trasversali, partecipazione dei cittadini e condivisione territoriale». Così le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente e Wwf in un comunicato congiunto dopo l'incontro con il premier incaricato Mario Draghi. «In primis - rilevano le tre associazioni ambientaliste - servono una visione coraggiosa e obiettivi coerenti, con più semplificazioni sull'economia verde, coniugate con controlli pubblici più efficaci, un'organizzazione burocratica competente, aggiornata professionalmente e all'altezza della sfida, un maggiore coinvolgimento dei cittadini anche con una nuova legge sul dibattito pubblico che riguardi tutte le opere per la transizione verde. Si tratta di riforme necessarie per garantire qualità dei progetti, velocità della spesa e certezza del rispetto delle regole e che urge al più presto mettere in campo». All'incontro - a cui hanno partecipato per Greenpeace Italia il presidente Ivan Novelli e il direttore esecutivo Giuseppe Onufrio, per Legambiente il presidente nazionale Stefano Ciafani e il direttore generale Giorgio Zampetti, per il Wwf Italia la presidente Donatella Bianchi e il vicepresidente Dante Caserta - sono stati approfonditi alcuni temi specifici, dallo sviluppo delle rinnovabili all'economia circolare, dalla mobilità sostenibile all'innovazione industriale, dall'agroecologia alle aree protette.
Ore 17.10. L’avvio di riforme essenziali per una modernizzazione del Paese, da tempo attese e richieste dall’Unione Europea - fisco, Pubblica amministrazione, giustizia, lavoro, pensioni - e l’adozione di una logica di collaborazione tra pubblico e privato, in particolare privato sociale, sia nella fase elaborativa che operativa, sono le precondizioni per garantire il successo del Piano di ripresa e resilienza, occasione irripetibile per uscire dalla crisi determinata dalla pandemia e costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile sotto il profilo ambientale, economico e sociale. A dirlo sono Mauro Lusetti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative, e i copresidenti Maurizio Gardini e Giovanni Schiavone, in occasione dell’incontro con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Dopo aver sottolineato l’importanza di una governance adeguata, che permetta di gestire il Piano con una logica interministeriale sotto una forte regia della presidenza del Consiglio e con procedure di partecipazione strategica e operativa dei vari livelli istituzionali e delle parti sociali, Lusetti ribadisce l’aspetto centrale di una logica di collaborazione tra pubblico e privato. «Occorre valorizzare – afferma l’Alleanza – il pluralismo di forme e di dimensioni d’impresa che caratterizza il sistema produttivo italiano, il suo radicamento territoriale che può essere leva di coesione sociale e rigenerazione della comunità. Le cooperative italiane sono a disposizione per collaborare nelle sfide prioritarie che si stanno definendo: il piano vaccini, grazie al know how nei settori sociale e sociosanitario e alla specializzazione produttiva nel campo della logistica e dei trasporti; il rafforzamento della medicina di territorio, grazie alla rete diffusa di cooperative e operatori della filiera socio-sanitaria; la crescita economica e occupazionale, grazie alla loro identità di imprese fondate sulla partecipazione e la valorizzazione del lavoro».
Riferendosi al possibile aggiornamento dei criteri di definizione del Piano, l’Alleanza delle Cooperative condivide l’esigenza di far prevalere la logica degli investimenti rispetto ai sussidi, indicando però la necessità di conservare alcune aree di intervento eccezionale: i settori produttivi più colpiti dalle misure di contenimento del contagio, fino alla fine dell’emergenza; i segmenti sociali più a rischio, con un efficace contrasto alla povertà; il Sud e le aree interne; la promozione della trasformazione in settori prioritari, come il green e il digitale. «Gli investimenti – sottolineano Lusetti, Gardini e Schiavone – costituiscono la strada maestra per la ricostruzione del Paese e il riavvio di un ciclo di sviluppo che ne modernizzi strutture e società, nel segno della sostenibilità e dell’inclusione sociale. Questo significa, oltre ad affrontare il ritardo sul piano delle infrastrutture materiali e delle manutenzioni, investire in infrastrutture sociali e culturali fondamentali per la trasformazione del Paese; adottare, come criterio di selezione dei progetti, l’obiettivo della massima occupazione possibile, puntando sulla filiera istruzione, ricerca, inserimento nel mercato del lavoro; assicurare un’ampia partecipazione del sistema produttivo italiano, non solo dei grandi player pubblici, valorizzando gli ecosistemi di imprese che nel loro agire economico vadano oltre il profitto a vantaggio della coesione sociale; accompagnare agli investimenti pubblici un nuovo ciclo di investimenti privati».
«Siamo a un punto di svolta per rifondare l'Italia su basi più solide». È quanto ha sostenuto Gherardo Colombo, presidente dell'Unione Europea delle Cooperative (Uecoop) in occasione dell'incontro con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. «Le quasi 80mila cooperative che da Nord a Sud - ha sottolineato Colombo - garantiscono al Paese servizi e occupazione devono essere messe in condizione di operare al meglio con una riforma della pubblica amministrazione che punti a maggiore efficienza e minore burocrazia, con una semplificazione fiscale che rispetti la progressività indicata dalla nostra Costituzione e con una legge sull'equo compenso che riduca al minimo i rischi di sfruttamento nel mondo del lavoro». «La vera cooperazione è quella legata al rispetto dei diritti e delle regole», ha affermato il presidente di Uecoop ed ex magistrato del pool di Mani Pulite nel sottolineare che «proprio il rispetto delle regole promuove la solidarietà, facendo gli interessi di tutti e aumentando la coesione sociale. Una solida e duratura ripartenza economica dopo l'emergenza Covid dipenderà anche dalla capacità del nostro Paese di garantire a tutti pari opportunità di impresa e di lavoro». «Una vera transizione digitale è alla base di molte riforme che servono al Paese in piena emergenza Covid - ha continuato Uecoop - dal welfare alla telemedicina, dall'assistenza a distanza alla scuola, dallo smartworking ai nuovi servizi di difesa dell'ambiente nell'ambito di una rivoluzione green, in grado di creare oltre un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro entro i prossimi cinque anni secondo dati Censis. Il potenziamento e la costruzione di nuove "autostrade digitali" serve a riunificare l'Italia anche sul fronte della disponibilità dei servizi nelle aree interne più isolate dove la mancanza della banda larga ha riguardato una famiglia su quattro alle prese con i problemi della didattica a distanza».
Ore 16.50. «L’Italia può ripartire se investirà sugli artigiani e sulle piccole imprese che rappresentano il 94% del sistema produttivo, sono l’anima del made in Italy e fattore di coesione sociale. Le riforme del fisco e della Pubblica amministrazione e un piano di investimenti infrastrutturali rappresentano le priorità sulle quali agire subito». Sono le indicazioni espresse dal presidente di Confartigianato Marco Granelli durante l’incontro svoltosi oggi con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. Il presidente Granelli si è detto certo che l’esperienza e la lungimiranza del presidente Draghi potranno imprimere una svolta nella politica economica e sociale. «Le piccole imprese – ha detto - sono pronte a fare la propria parte ma vanno realizzate le riforme non più rinviabili per uscire dalla crisi e rilanciare la competitività del nostro Paese». «Non possiamo permetterci di attendere i tempi infiniti visti nel passato e non possiamo - ha aggiunto Granelli - perdere la storica occasione di utilizzare bene le risorse del Recovery Plan per cambiare ciò che non va. Alle misure emergenziali a sostegno delle imprese colpite dalle restrizioni imposte dalla pandemia vanno fatti seguire rapidamente nuovi interventi strutturali: riduzione della pressione fiscale sui redditi Irpef e snellimento degli adempimenti tributari, riforma della Pa all’insegna della semplificazione e della gestione manageriale al servizio dei cittadini.
Contemporaneamente ci aspettiamo investimenti in infrastrutture materiali e immateriali di collegamento delle persone, delle merci e delle informazioni, puntando sugli appalti "a Km zero" e sugli incentivi, come il superbonus 110%, per la riqualificazione del patrimonio edilizio».«Per le piccole imprese – ha sottolineato il presidente di Confartigianato - va anche facilitato l’accesso a nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e all’innovazione digitale e tecnologica, ai progetti di transizione ecologica e di internazionalizzazione, agli interventi per la formazione e il trasferimento d’impresa e di competenze ai giovani, a partire dal rilancio dell’apprendistato quale canale privilegiato di ingresso nel mondo del lavoro». Sul fronte del lavoro e del welfare, Granelli ha insistito sulla necessità di puntare sulla formazione tecnica e professionale dei giovani, sulla valorizzazione del modello della bilateralità e ha ribadito il no ad un unico ammortizzatore sociale identico per tutti i settori. Gli artigiani in «maniera unanime» chiedono di andare aventi con le «grandi riforme che dobbiamo fare dalla Pubblica amministrazione a quella fiscale, a quella della giustizia: è l'occasione per poterle fare, altrimenti non le faremo mai più». Lo afferma Cna al termine dell'incontro con
il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi a cui gli artigiani hanno «segnalato le tematiche che ci stanno più a cuore: le infrastrutture materiali e immateriali, la transizione al green, il superbonus e la richiesta di portarlo almeno fino al 2023, la transizione 4.0». Sui ristori hanno fatto presente che il problema c'è e il ristoro «deve essere legato al calo del fatturato, non ai codici Ateco». Quindi bene i ristori che «saranno necessari per alcuni settori che continuano a essere in una situazione drammatica, ma bisogna al tempo stesso puntare agli investimenti. Non ci sono più alibi. Oggi se sappiamo spendere bene le risorse che avremo, i governi non avranno più alibi». Con Draghi «abbiamo la certezza» che le riforme importanti saranno fatte e «chi è artigiano farà ancora meglio il suo lavoro». È ottimista Giacomo Basso, il presidente di Casartigiani, dopo l'incontro con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. «È stato un anno molto duro per la categoria che ancora sta soffrendo - sottolinea Basso - dopo il commercio è la categoria che ha avuto le perdite più gravi. Ora non dobbiamo avere un atteggiamento di postulanza, ma dobbiamo soprattutto avere una situazione kennediana, in cui non chiedere quello che lo Stato deve fare per te, ma quello che tu puoi fare per lo Stato», contando «naturalmente» che lo Stato ci sia.
Ore 16.40. «Abbiamo posto il tema del Ristori V, il presidente non ha risposto, vedremo nel prosieguo. Abbiamo presentato a Draghi i problemi del mondo che rappresentiamo, le imprese di prossimità, che hanno sofferto molto per il Covid-19. Abbiamo chiesto attenzione particolare, abbiamo parlato della ripartenza. Dobbiamo essere pronti quando finirà la pandemia, in primis il turismo». Così Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, dopo l'incontro con il premier incaricato Mario Draghi. «Serve un piano pluriennale per turismo e città d'arte, e una Iva uguale agli altri competitor. Draghi ha convenuto sul'importanza del settore del turismo per il nostro Paese», ha aggiunto.
Ore 16.20. «Rischiano la chiusura oltre 300mila imprese», ma «gli imprenditori non aspettano che ripartire». Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, dopo l'incontro con il premier incaricato Mario Draghi. Sangalli ha sottolineato la necessità di «ristori tempestivi e adeguati alle effettive perdite di fatturato e proroga ampia della cassa Covid senza contribuzione addizionale e senza distinzioni dimensionali. Una rapida campagna di vaccini per ripartire in sicurezza». «Gli imprenditori - ha proseguito Sangalli - non aspettano che ripartire. Occorre un deciso cambio di passo e massima tempestività per contrastare l'emergenza e aggirare le crescenti tensioni sociali». «Servono insomma risposte urgenti alle tante emergenze aperte, ma insieme bisogna lavorare per il futuro del Paese. Per questo abbiamo chiesto che il piano di ripresa sia accompagnato da una stagione di riforma e dia spazio ai progetti di rilancio di commercio e città, di trasporti e accessibilità territoriale dei servizi e della filiera turistica dalla cui qualità e sostenibilità dipende lo stesso made in Italy».
Ore 15.45. «A trainare la transizione ecologica del Paese deve essere l'«agroalimentare che è stato l'unico settore cresciuto all'estero nel 2020 facendo registrare il record storico per il made in Italy sulle tavole di tutto il mondo, nonostante le difficoltà della pandemia Covid». È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini all'incontro con il presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi. All'estero - ha sottolineato Prandini - c'è fame d'Italia con i consumatori stranieri che non hanno mai fatto mancare la presenza dei prodotti più tradizionali dell'agroalimentare nazionale con un valore dell'export stimato pari a più di 45 miliardi di euro nel 2020. L'Italia - ha ricordato Prandini - è leader in Europa per valore aggiunto, sostenibilità e qualità e con la crisi la filiera del cibo è diventata la prima ricchezza del Paese con un valore che supera i 538 miliardi di euro, garantisce dai campi agli scaffali 3,6 milioni di posti di lavoro grazie all'attività, tra gli altri, di 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. «L'allarme globale provocato dal coronavirus con i prezzi dei prodotti alimentari di base che secondo la Fao hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi sette anni ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza, ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali - ha precisato Prandini - occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare un milione di posti di lavoro green entro i prossimi dieci anni con una decisa svolta dell'agricoltura verso la rivoluzione verde. Digitalizzazione delle campagne, foreste urbane per mitigare l'inquinamento e smog in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l'acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici e interventi specifici nei settori deficitari ed in difficoltà dai cereali all'allevamento fino all'olio di oliva sono alcuni dei progetti strategici cantierabili elaborati dalla Coldiretti per il Recovery Plan», ha concluso Prandini nel sottolineare che «occorre ripartire investendo sui punti di forza del Paese». «Abbiamo ascoltato con grande attenzione le parole del presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi, che ha dimostrato di conoscere molto bene la situazione dell'agroalimentare del Paese e di avere chiare le linee sulle quali impostarne la ripresa. Il premier incaricato, infatti, ha spiegato che intende puntare sull'agroalimentare quale volano per la crescita e lo sviluppo del Paese, privilegiando contributi mirati invece che sussidi a pioggia e dando una sensibile accelerata al lavoro sulle infrastrutture, vera e propria chiave di volta per accrescere la competitività delle imprese». Lo ha sottolineato il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari.
Ore 15.30. Semplificare la Pubblica amministrazione e snellire la giustizia civile. È la proposta del segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, al presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi, nelle consultazioni in cui ha sottolineato il "ruolo" delle Camere di commercio nella risoluzione delle controversie tra aziende e la disponibilità ad aiutare il governo in questa fase difficile di rilancio del Paese. «La prima proposta che abbiamo fatto - ha spiegato al termine Tripoli - è di prendere il modello americano di small business administration: abbiamo proposto come Camere di commercio di farci carico di questa iniziativa per stare a fianco alle imprese più piccole per migliorare la loro competitività». Unioncamere ha chiesto «un'attesa maggiore prima di attivare» gli organismi per le composizioni delle crisi di impresa presso le Camere di commercio, «perché rischiamo, visto il periodo, di registrare tantissime aziende in difficoltà». Sulla riforma della Pa, «tutti parliamo di semplificazione, bisogna passare dalla cultura del sospetto alla cultura della responsabilità. Abbiamo bisogno di semplificarci la vita, perché nel momento in cui attendiamo tantissime risorse, rischiamo di non poterle spendere nella palude burocratica che di fatti
assilla il Paese». Occorre anche lo «snellimento della giustizia civile. Da anni le Camere di commercio sono luogo di mediazione e conciliazione per le controversie tra aziende e aziende e consumatori, se tutte le controversie vengono dirottate presso gli uffici arbitrati camerali, sicuramente ci sarà uno snellimento del peso per la giustizia civile. Le Camere di commercio sono a disposizione del governo per dare una mano». Per snellire la giustizia civile, la proposta è di dirottare verso gli uffici arbitrali delle Camere di commercio, luogo di mediazione e conciliazione, le controversie tra imprese: mediamente la risoluzione di una vertenza avviene in 53 giorni e il costo è un decimo di quello della giustizia civile.
Ore 14.30. Il lavoro torni «al centro dell'agenda politica». Lo ha affermato il segretario generale Ugl, Paolo Capone, al termine delle consultazioni con il presidente del consiglio incaricato Mario Draghi. «Abbiamo raccomandato, condiviso - ha dichiarato Capone - la necessità di dotare il Paese di politiche industriali che possano favorire l'occupazione e il mantenimento degli asset strategici per il Paese. Abbiamo richiesto la necessità dello sblocco dei cantieri» anche «attraverso il superamento del Codice degli appalti» e attraverso «il modello Genova, usato per il ponte Morandi». Ugl ha chiesto «una riforma rapida della giustizia civile, per dare certezza a tutti gli operatori del settore». Infine, in un'ottica di relazioni sindacali, «abbiamo chiesto il superamento delle relazioni conflittuali», per arrivare «finalmente alla realizzazione dell'articolo 46 della Costituzione che prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa. Abbiamo insistito perché è necessario che il nostro Paese diventi in questa occasione straordinaria il fautore di un nuovo modello di sviluppo, che sia un modello verde, partecipato, e soprattutto che abbia al centro dell'agenda politica il lavoro».
Ore 14.15. «Per la scuola abbiamo previsto che inizieremo il nuovo anno con 220mila supplenti, l'istruzione non può basarsi su un precariato così dilagante. Bisogna investire sulla scuola». Così la segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan, nelle dichiarazioni al termine delle consultazioni con il premier incaricato Mario Draghi. «Noi abbiamo chiesto la proroga del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali, il presidente ci ha ascoltato, non si è pronunciato. Le posizioni delle parti sociali sono chiare. Speriamo, immaginiamo che, se questo è il metodo, una volta avuta la fiducia del Parlamento» al nuovo governo, «si aprirà una discussione» sul tema, ha aggiunto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, rispondendo a una domanda al termine dell'incontro dei sindacati con il premier incaricato Mario Draghi. Bombardieri ha sottolineato che il prolungamento del blocco dei licenziamenti, attualmente previsto fino al prossimo 31 marzo, «serve a salvaguardare la coesione sociale e ad avviare il confronto sulla riforma degli ammortizzatori sociali. «È una novità che anche le parti sociali
siano state coinvolte nella fase di istituzione di un nuovo governo; non succedeva da tanto tempo. È chiaro che abbiamo sottolineato la responsabilità che questo comporta e la necessita di come questo confronto debba proseguire nelle prossime settimane, nei prossimi mesi quando il governo avrà avuto la fiducia, per affrontare in modo nuovo i problemi di fronte». Lo ha dichiarato il segretario generale della Cgil,
Maurizio Landini, al termine dell'incontro con il presidente del Consiglio incaricato. «Ci auguriamo che il nuovo governo dopo aver ricevuto la fiducia in Parlamento strutturi un sistema di confronto con le parti sociali sia su investimenti europei che sul lavoro. Noi siamo pronti al confronto, ma rivendichiamo che il mondo del lavoro sia messo in condizione di essere protagonista dei cambiamenti».
Ore 13. Vaccinare i lavoratori in azienda tramite i medici del lavoro. È una delle proposte che il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, ha presentato al presidente incaricato Mario Draghi, nel corso degli incontri con le parti sociali a Montecitorio. Secondo Casasco occorre coniugare salute e sviluppo economico, in modo da dare fiducia alle imprese e al Paese. Secondo il presidente di Confapi si potrà procedere con l'arrivo dei vaccini Astrazneeca e J&J, in modo da alleggerire il Ssn e i medici di base; un accordo tra datori lavoro, sindacati e medici potrebbe consentire di vaccinare la quasi totalità dei lavoratori. La seconda proposta avanzata da Casasco è un sistema di formazione di manager e proprietari di pmi, in modo che le conoscenze possano poi essere declinate alla forza lavoro; in assenza di formazione, si rischia che i finanziamenti a pioggia sulla digitalizzazione non producano i risultati attesi. Infine, Casasco ha proposto di seguire l'esempio francese di utilizzare le start up come centri di R&S delle pmi.
Ore 12.30 Dopo l'incontro a Palazzo Chigi, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha spiegato che Draghi gode del «nostro più convinto sostegno all'azione che dovrà intraprendere e la viva speranza che il consenso parlamentare riservato al suo programma sia ampio e solido». A Draghi sono state illustrate le posizioni che Confindustria ha assunto nell'ultimo anno su tutti i maggiori temi che rimangono irrisolti nell'agenda del Paese. «C'è molto da fare e bisogna farlo presto e bene», ha detto Bonomi, che ha citato «dal Piano nazionale ripresa e resilienza al piano vaccinale, dalla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro alla riforma della Pa e delle sue procedure, dalla necessità di una grande alleanza pubblico-privato per moltiplicare gli investimenti e concentrarli laddove più servono alla ripresa del Paese, tenendo in considerazione il peso del debito emergenziale che le imprese hanno contratto, alla riforma del fisco alla sostenibilità generale della finanza pubblica visto l'andamento del debito».
Ore 11.45. Gli assicuratori hanno dato la loro «disponibilità a essere presenti in maniera centrale in questa difficile, ma storica, quanto mai necessaria operazione di rilancio che ci apprestiamo a vivere». Lo afferma Maria Bianca Farina, presidente di Ania, al termine delle consultazioni con il presidente incaricato Mario Draghi, che è stato «molto positivo e cordiale». «Noi abbiamo presentato - ha spiegato Farina - il contributo che il settore assicurativo può dare all'operazione di rilancio del nostro Paese. Un'operazione difficile, insidiosa, ma certamente necessaria. Il contributo che gli assicuratori possono dare poggia su due pilastri dell'industria assicurativa: da una parte la protezione di cittadini e imprese, dove il governo non arriva, in una partnership pubblico-privata, dall'altra investimenti a lungo termine che sono la caratteristica degli investimenti del mondo assicurativo, proprio per la caratteristica del risparmio che viene affidato
agli assicuratori. Ecco, su questi due grossi temi, importantissimi per la ripresa e la resilienza del Paese, che dovranno essere accompagnati soprattutto gli investimenti delle riforme necessarie per renderli utili all'interno delle nostre gestioni, noi saremo presenti e faremo ancora di più di quanto già facciamo oggi».
Ore 11.20 Incontro del presidente incaricato Mario Draghi con la delegazione dell'Abi: insieme al presidente Antonio Patuelli, il direttore generale Giovanni Sabatini e al vice dg Gianfranco Torriero. Al termine dell'incontro Patuelli ha dichiarato: «Le banche sono più che disponibili a sostenere gli investimenti che saranno decisi anche in attuazione dei programmi europei». Il presidente dell'Abi ha continuato di aver fatto presente a Draghi che «ci vuole gradualità per uscire dalla crisi: bisogna lasciar tempo alle imprese di poter lavorare in una condizione normalizzata senza tempi eccessivamente sincopati». Patuelli ha aggiunto che «il presidente incaricato si è dimostrato molto consapevole della problematica e della situazione e dei rischi dei crediti deteriorandi».
Ore 11. Al via le consultazioni con enti locali e parti sociali del presidente incaricato Mario Draghi: primo incontro della mattinata con le delegazioni di Regioni, Province e Comuni guidate da Stefano Bonaccini, Michele De Pascale e Antonio Decaro. All'uscita dall'incontro, Bonaccini ha fatto sapere che «ci siamo detti che i ristori è bene che arrivino il prima possibile a chi li merita e chi li deve avere, punto. E quindi che il governo farà tutto il possibile affinché arrivino quelli che devono arrivare».
Ore 10.24 «Il voto sul governo previsto dalle ore 13 di oggi è temporaneamente sospeso. I nuovi orari di inizio e termine votazione saranno successivamente comunicati». È quanto afferma il capo politico M5s Vito Crimi in un post apparso poco fa sul blog delle Stelle. Sempre sul fronte 5 Stelle, Grillo ha scritto sul suo blog che all'Italia serve un «superministero per la transizione ecologica, come hanno Francia. Spagna, Svizzera, Costarica e altri Paesi. Ce lo gridano la natura, l'economia, la società».