Allarme. Cyberbullismo in aumento al tempo del coronavirus. Anche per noia da lockdown
Crescono i fenomeni di cyberbullismo in rete, anche se la maggior parte restano nascosti
Video osceni durante le lezioni online, violenze verbali contro docenti e studenti connessi: sono alcune delle crescenti segnalazioni che Fondazione Carolina – l’associazione che opera contro il cyberbullismo e i fenomeni illegali sul web fondata da Paolo Picchio in nome della figlia Carolina, prima vittima di cyberbullismo in Italia – sta gestendo ogni giorno. «Le segnalazioni ci arrivano da scuole, oratori, associazioni, società sportive e sono sempre più numerose», spiega il segretario generale Ivano Zoppi. Solo nell’ultimo mese si sono verificati 121 casi di cyberbullismo con vittime tra i ragazzi e 89 con vittime tra i docenti, 9 casi di “sexting” e 4 di “revenge porn”; 23 i gruppi su Telegram in cui vengono diffuse indebitamente immagini di minori con anche un episodio di adescamento.
È il rovescio della medaglia di questo periodo di emergenza che sta confermando tutte le criticità delle relazioni sociali avviate attraverso il mondo digitale. Mai come in queste settimane tutto passa dalla Rete: dalle chiacchiere con gli amici ai sentimenti, ma anche disagi e condizionamenti amplificati da una reclusione che ha moltiplicato videochat, smart working e didattica online.
«Quando la noia si appiccica addosso, molti ragazzi cercano di scaricarla con la trasgressione, la ribellione e la violenza – spiegano da Fondazione Carolina –. Così nella sicurezza della propria camera si può aderire a gruppi Telegram come “Invadiamo video lezioni”, dove vengono scambiati i link delle proprie aule virtuali per disturbare insegnanti e compagni. Ma non tutti i “gruppi” si limitano a scherzi così infantili – continuano gli esperti –: ne esistono alcuni, infatti che inneggiano allo stupro e al femminicidio, in cui si immagina ogni nefandezza possibile per compiacere il branco, diffondendo con banalità sconvolgente l’odio contro le donne».
Sexting, adescamento online, ricatti sessuali, cyberbullismo, alienazione e dipendenza da videogame sono alcuni dei fenomeni che si verificano in questo periodo. «Sarebbe allora opportuno chiedersi quanti dei nostri figli saranno in grado di riprendere in mano la propria vita e quanti avranno bisogno di supporto. Alcuni già rischiano di diventare Hikikomori (invisibili, ndr.), intrappolati in quella rete a cui si è affidato forse troppo e che adesso non sembra non voler più restituire durante questo periodo in cui tutta quella comodità diventa leggerezza».
Gli educatori e i volontari della fondazione, commenta Picchio, «sono consapevoli della colossale sfida educativa. Una sfida che si vince solo attraverso un rinnovato patto tra famiglia, istituzioni scolastiche e media company. E noi siamo al lavoro per questo». La pandemia sta mettendo a dura prova i legami familiari con i ragazzi spesso inchiodati davanti allo schermo. «Per questo stiamo lavorando, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, per la ripresa della vita normale con la realizzazione della Guida ai genitori, uno strumento utile per una comprensione generale dei principali social, dell’età minima per l’iscrizione e delle loro regole con i relativi rischi ed opportunità».
Ma gli aiuti non finiscono qui: il testo contiene anche una panoramica sui principali videogame (ormai sono quasi tutti online), che tanto mettono a rischio i ragazzi e le chat di gruppo che stanno spopolando, ma anche le norme e le leggi della vita online. La guida, scaricabile gratuitamente dal sito www.fondazionecarolina.org, si conclude con un glossario per facilitarne la consultazione. Al lavoro hanno collaborato gli esperti di Pepita Onlus, che da vent’anni in tutta Italia è a fianco di educatori e volontari contro le violenze.
Video. Piccola guida alle lezioni on line