Csm. David Ermini è il nuovo vicepresidente
Il presidente Mattarella si congratula con il neo eletto Ermini
David Ermini, 59 anni, deputato del Pd per due legislature e avvocato penalista, è il nuovo vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. È stato eletto dal plenum di Palazzo dei marescialli, presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, alla terza votazione. Ermini - membro laico del Csm - ha ottenuto 13 preferenze, mentre Alberto Maria Benedetti 11. Due le schede bianche. Nelle consiliature precedenti il vice presidente è quasi sempre stato eletto alla prima votazione perché si era raggiunta prima l'intesa tra i suoi componenti.
«Ho già chiesto la sospensione dell'iscrizione al Partito Democratico perché ritengo che quando si assume un incarico istituzionale si deve essere liberi». Lo annuncia il neo eletto vicepresidente del Csm. «Chi arriva al Csm - ha aggiunto Ermini - dismette la propria casacca e risponde solo alla legge e alla Costituzione». Ermini, visibilmente emozionato, ha dedicato la sua elezione al padre «che ha fatto l'avvocato per tutta la vita e che, se oggi ci fosse, sarebbe anche più felice di me».
«Inizia una nuova pagina del Consiglio, organo collegiale che porta avanti compiti assegnati da Costituzione». Così il presidente della Repubblica, dopo l'elezione di David Ermini a vicepresidente del Csm.
Chi è David Ermini
Avvocato penalista, ex responsabile Giustizia del Pd, David Ermini sarà il vice del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla guida del Csm per i prossimi quattro anni. Nato a Figline Valdarno (Firenze) 58 anni fa, si è laureato all'Università del capoluogo toscano con una tesi sul diritto di voto degli italiani all'estero. La sua prima esperienza politica risale agli anni Ottanta come consigliere comunale di Figline Valdarno, incarico che ha rivestito anche tra il 2001 e il 2006. Nel 2004, e fino al 2009, Ermini è
stato capogruppo della Margherita alla Provincia di Firenze durante la presidenza di Matteo Renzi e, tra il 2009 e il 2013, presidente del Consiglio provinciale di Firenze. È stato per la prima volta eletto deputato nel 2013, e il 16 settembre 2014 nominato responsabile Giustizia del Pd guidato da Renzi. Dal 2015 al 2017 è stato commissario regionale del Pd Liguria. Rieletto deputato nelle file del Partito democratico il 4 marzo scorso, il 19 luglio Ermini è stato scelto dalle Camere tra gli otto laici della nuova consiliatura di Palazzo dei Marescialli, che terminerà il suo mandato nel 2022. In passato, Ermini ha svolto funzioni di vicepretore onorario e di giudice sportivo presso la Figc per il settore giovanile.
Una spaccatura senza precedenti
David Ermini, ex responsabile Giustizia del Pd di Renzi, viene eletto vicepresidente del Csm, ma con uno scarto di soli due voti rispetto ad Alberto Maria Benedetti, laico in quota M5s. Inizia così la nuova consiliatura a Palazzo dei Marescialli, con i togati che non raggiungono, fino all'ultimo, un'intesa sul nome del vice di Mattarella alla guida dell'organo di autogoverno. La divisione al Csm rispecchia lo scontro politico che si fa acceso subito dopo la nomina di Ermini.
Il vicepremier Luigi Di Maio, deluso per la bocciatura del candidato gradito al M5s, spara ad alzo zero: «È incredibile! Avete letto? Questo renzianissimo deputato fiorentino del Pd è appena stato eletto presidente di fatto del Consiglio Superiore della Magistratura. Lo hanno votato magistrati di ruolo e membri espressi dal Parlamento. Ma dov'è l'indipendenza? E avevano pure il coraggio di accusare noi per Foa che non ha mai militato in nessun partito. È incredibile. Ermini è stato eletto a marzo, si è fatto 5 anni in parlamento con il Pd lottando contro le intercettazioni: la riforma che abbiamo bloccato era proprio la sua. Ora lo fanno pure presidente. Il Sistema è vivo e lotta contro di noi».
E subito dopo, il Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede rincara la dose: «Prendo atto che all'interno del Csm, c'è una parte maggioritaria di magistrati che ha deciso di fare politica!», scrive in un post su Facebook, ricordando: «In questi anni, da deputato mi sono sempre battuto affinché, a prescindere dallo schieramento politico il Parlamento individuasse membri laici non esposti politicamente. Una battaglia essenziale, a mio avviso, per salvaguardare l'autonomia della magistratura dalla politica.
Evidentemente sta più a cuore al ministro della Giustizia che alla maggioranza dei magistrati».
Dal Pd, la reazione non tarda a venire: «È un comportamento irresponsabile mettere in discussione per futili motivi di propaganda l'indipendenza della magistratura e la libertà del Parlamento», affermano i capigruppo del Partito democratico in Parlamento Graziano Delrio e Andrea Marcucci. «Di Maio - sottolinea l'ex premier Matteo Renzi - dovrebbe ricordarsi che le procedure del Csm sono definite da una legge fondamentale che si chiama Costituzione. Continuano ad attaccare le istituzioni, senza pietà. Bisogna reagire».
E anche tra le toghe, immediata è la risposta: «È particolarmente grave il passaggio in cui il ministro dice che l'indipendenza sta più a cuore a lui che ai magistrati e che nel Csm c'è una maggioranza di toghe che vuole fare politica», afferma il segretario di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli, mentre Cristina Ornano, segretario di Area, che pure ha sostenuto Benedetti, definendo «inappropriati» gli interventi di Di Maio e Bonafede, parla di «grave mancanza di rispetto e di senso istituzionale, che rischia di delegittimare» il Csm.
Al di là dello scontro politico, resta la netta spaccatura a Palazzo dei Marescialli, con il vicepresidente eletto alla terza votazione con 13 voti (e uno scarto di 2 sole preferenze): Area e Autonomia&Indipendenza (il gruppo di Davigo) hanno sostenuto fino all'ultimo la nomina del giurista Benedetti (per il quale sono state espresse 11 preferenze, comprese quelle dei laici M5s e Lega), perché avrebbero gradito per l'incarico di vicepresidente una figura distante dalla politica. la 'centrista' Unicost e la 'conservatrice' Magistratura Indipendente (nel passato guidata da Cosimo Ferri, oggi deputato Pd) hanno sostenuto Ermini, per il quale hanno votato anche i vertici della Cassazione. Due le schede bianche all'ultima votazione, quelle dei laici di Forza Italia Alessio Lanzi e Michele Cerabona.