MIGRANTES. Crociata: «Le migrazioni ci educano all'incontro»
martedì 20 novembre 2012
“Educare all’incontro, alla scuola del Concilio”, per “non cedere alla sfiducia e alla paura”, vincendo così “confusione e separazione, indifferenza e individualismo”, che “sono i mali che segnano le relazioni nella nostra società”. È l’invito rivolto oggi da monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ai partecipanti al convegno per il 25° anniversario della Fondazione Migrantes. Il fenomeno migratorio, ha spiegato monsignor Crociata, può essere “l’occasione e la sfida per educare alla differenza, all’inclusione e all’integrazione, a una nuova storia di comunità e di relazioni”. Le migrazioni, infatti, “spingono a costruire nuove relazioni sociali, culturali, ecclesiali, nei confronti dei fratelli separati e di altre religioni”, a partire dalla consapevolezza che “la mobilità e l’incontro tra i popoli, la diaspora di molte persone e famiglie è certamente un segno dei tempi”, come ha ricordato il Papa nel messaggio per la 92a Giornata del Migrante e del Rifugiato del 2005, “un campo che provoca all’incontro tra i popoli, al confronto, allo scambio culturale, al dialogo interreligioso”. In questa prospettiva, l’immigrazione “è un ambito pastorale ma anche un luogo teologico per un rinnovato cammino di Chiesa”, un elemento cioè attraverso il quale “ripensare l’essere e l’agire della comunità cristiana”, in un cammino di “ascolto e di incontro”. "La debolezza culturale più rischiosa è cedere alla sfiducia e alla paura”, ha ammonito monsignor Crociata: di qui l’importanza di “richiamare alcuni percorsi educativi” per la “pastorale della mobilità” nelle diocesi. Il primo percorso delineato dal vescovo è “educare all’identità cristiana”, attraverso la “formazione permanente” degli adulti. “Costruire gesti e momenti di integrazione”, il secondo percorso suggerito da mons. Crociata, perché “l’integrazione non ha bisogno solo di mediazione, ma anche di scambi, di una partecipazione continua degli immigrati ai luoghi di vita sociale ed ecclesiale”. Un terzo percorso è la “conoscenza delle culture”: “La conoscenza dei Paesi di provenienza degli immigrati - ha detto mons. Crociata - aiuta a superare pregiudizi o giudizi affrettati, e a entrare nella prospettiva dell’incontro con l’altro. Soprattutto per i ragazzi e i giovani, che oggi vivono in una scuola aperta alla multiculturalità, la conoscenza culturale dei paesi da cui provengono i compagni di classe aiuta a costruire relazioni positive e costruttive”. C’è poi il percorso costituito dall’ecumenismo e dal dialogo interreligioso, in cui “si costruisce gradualmente un processo di comprensione che va oltre la semplice tolleranza”. Infine, il “graduale di inserimento degli immigrati anche nella vita pastorale”, soprattutto nei percorsi di catecumenato.