Attualità

I VESCOVI E IL PAESE. Mons. Crociata: «La Chiesa non fa governi e non li manda a casa»

Gianni Cardinale sabato 1 ottobre 2011
La Conferenza episcopale italiana non ha partiti «da proporre o organizzare», «non fa i governi e non li manda a ca­sa », mentre è «del tutto fuori luogo» l’inter­pretazione che abbia invitato il premier a fa­re un passo indietro. Lo ha sottolineato ieri il vescovo Maria­no Crociata, segreta­rio generale della Cei, il quale ha an­che ribadito l’impe­gno della Chiesa in I­talia nella difesa dei cosiddetti principii «non negoziabili», quelli cioè riguar­danti la tutela della vita in tutte le sue fasi, il riconoscimento e la promozione della struttura naturale della fa­miglia, il diritto dei genitori di educare i pro­pri figli. Monsignor Crociata ha fatto queste dichia­razioni nel corso della conferenza stampa di presentazione del Comunicato finale rila­sciato al termine della riunione del Consiglio episcopale permanente che si è svolto a Ro­ma da lunedì pomeriggio, con la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, fino a giovedì. «Non c’è nessuna iniziativa – ha detto il se­gretario Cei – volta alla costituzione, orga­nizzazione, promozione di un partito. Non abbiamo partiti da promuovere o organizza­re ». La Chiesa italiana invita a una «rinnova­ta presa di coscienza di questa responsabilità» da parte dei cattolici. Monsignor Crociata ha fatto riferimento al «giacimento di valori» che deve essere «reinvestito per il bene del Pae­se. Ne sentiamo tutti la responsabilità, ciò che abbiamo non pos­siamo tenerlo per noi». E ha quindi specificato che il «soggetto» di cui parla la prolusione del cardinale Bagna­sco è «un soggetto culturale e sociale, è un invito a conver­gere a partire da questo patrimonio condiviso, attorno ai va­lori fondamentali propri del mondo cattoli­co, mostrando l’importanza di uno sforzo condiviso, comune».A questo proposito monsignor Crociata ha voluto inoltre «raccogliere lo spunto» da chi in questi giorni ha «voluto scrivere» che «i va­lori non negoziabili» sarebbero spariti dall’o­rizzonte della prolusione e della discussione della Consiglio permanente. E ha spiegato che «la dottrina, il plesso di valori, come li ha chiamati il cardinale presidente della Cei in altre occasioni, non è un vestito stagionale che si mette secondo le mode o l’atmosfera della giornata, ci appartiene sempre». «Ol­tretutto – ha aggiunto – il cardinale ha parla­to di etica della vita e di etica sociale stretta­mente connessa, integrata e, al proprio in­terno, ordinata gerarchicamente». Insomma: «L’etica della vita è il fondamento dell’e­tica sociale».Rispondendo a una domanda dei croni­sti se si potesse a­dombrare nella pro­lusione del cardina­le Bagnasco l’invito a Silvio Berlusconi a dimettersi provo­cando una crisi di governo, Crociata ha risposto: «La Cei noto­riamente non fa i governi e nemmeno li man­da a casa». E poi ha precisato: «Attribuire al­la prolusione del presidente una intenzione del genere è del tutto fuori luogo». Alla ri­chiesta di chiarimenti se la Cei sia più vicina a un tipo di governo piuttosto che a un altro, monsignor Crociata ha poi spiegato che «i ve­scovi non formulano giudizi 'complessivi' su questo o quel governo, perché così 'fa­rebbero politica', quanto piuttosto esprimo­no giudizi su singole questioni e temi che mettono in gioco i valori di fondo della vita, della dignità della persona e delle esigenze sociali». Quanto all’attenzione dei vescovi per alcune strutture aggregative (“Retinopera” e il “Forum delle persone e associazioni per il lavoro”), ha precisato che «tale attenzione rientra nello sforzo di far convergere attorno a valori condivisi tutto il mondo cattolico e non soltanto quello, anche coloro che even­tualmente dovessero condividere tali valori pur senza far parte della comunità cristiana». E sulla presenza del cardinale Bagnasco al prossimo incontro organizzato dal Forum a Todi monsignor Crociata ha spiegato che «e­sprime questo senso di responsabilità, in­dirizzo e presenza per il bene del Paese a partire dai movi­menti cattolici, dai cattolici popolari».Ad una domanda sulla eventuale pre­via approvazione da parte del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, della prolusione, il Segre­tario generale della Cei ha risposto che «non mi compete di parlare a nome della Santa Se­de, ma posso ricordare che la prolusione è stata pubblicata sull’Osservatore Romano e che di solito il presidente della Cei conferi­sce previamente e personalmente con il Pa­pa in occasioni così rilevanti». Riguardo alla “scuola cattolica”, monsignor Crociata ha ri­levato che «purtroppo subisce condizioni di limitazione che provocano continue chiusu­re ». E ha precisato che «è una falsità dire che i contributi pubblici ad essa sottraggano ri­sorse alla scuola statale, perché in realtà per i conti pubblici la scuola cattolica ha un co­sto enormemente inferiore rispetto a quella statale».