Il sole doveva battere caldo e afoso come in questo 24 giugno, 150 anni fa, sulla piana di Solferino e San Martino. Dove oggi regna il silenzio, allora lo strepito e il pianto. Dove oggi sonnecchiano campi grassi di girasole, quel giorno del 1859 gli eserciti austro-ungarico e franco-piemontese si massacravano in una delle più sanguinose stragi della nostra storia: 300mila uomini infuriarono l’uno contro l’altro per tutto un giorno. La sera su quel campo non restava che una distesa infinita di corpi, 40mila erano morti, gli altri orrendamente mutilati, e chiedevano aiuto, nemico accanto a nemico, in tutte le lingue. Fino a qui il lato oscuro dell’uomo e ciò che di peggio sa fare. Ma in quello stesso giorno, su quel campo nasceva contemporaneamente una delle intuizioni più elevate e geniali della stessa umanità: quella Croce Rossa che ormai in tutto il mondo è simbolo di aiuto immediato e totale in qualsiasi emergenza, in pace come in guerra, e che proprio nel luogo in cui nacque celebra per sei giorni il suo 150esimo anniversario. Accadde infatti che la notte successiva alla furiosa battaglia gli abitanti della vicina Castiglione delle Stiviere si videro riversare in paese migliaia di soldati sfigurati, che imploravano soccorso o la morte. Le donne non vollero distinguere tra amici e nemici e iniziarono immediatamente un’opera di assistenza che non aveva precedenti. Presto case, chiese e strade divennero ospedali improvvisati, mentre cadaveri e feriti continuavano ad arrivare a migliaia. Caso volle, però, che quel giorno a Castiglione passasse anche un uomo d’affari svizzero, Henry Dunant, giunto qui per chiedere a Napoleone III di Francia concessioni in Algeria. Si ritrovò invece travolto dalla tragedia e da quella ondata di generosità. Dunant si rimboccò le maniche e con il curato del paese, don Lorenzo Barzizza, dimenticati gli affari, organizzò gli aiuti. 'Tutti fratelli' erano le parole che le donne di Castiglione pronunciavano soccorrendo ogni ferito a prescindere dall’uniforme, dando così inconsapevolmente vita agli ideali di fratellanza universale e neutralità che a tutt’oggi caratterizzano la Croce Rossa. A 150 anni da questi fatti, proprio nel Museo della Croce Rossa di Castiglione delle Stiviere si è inaugurato ieri 'Solferino 2009', un evento mondiale che vede arrivare migliaia di volontari dalle 186 società nazionali che oggi in tutto il mondo costituiscono la Croce Rossa Internazionale. Per ospitarli, e come dimostrazione delle attuali avanzatissime tecniche di soccorso, esattamente sul campo che vide infuriare i combattimenti è stato allestito il più grande campo di tende della storia d’Italia, esteso per 200mila metri quadri. Poiché i simboli hanno un significato, proprio qui fino al 28 giugno si alterneranno serate interculturali, attività di formazione dei giovani volontari, simulazioni di emergenze in casi di catastrofi naturali, ma anche momenti di spettacolo e svago offerti dalle varie delegazioni, la più lontana arrivata solo oggi dalle isole Cook (Oceania), la più numerosa da Italia e Francia, le più sparute dal martoriato Afghanistan e da Myanmar (due soli rappresentanti), la più attesa dall’Iran (Croce Rossa che, nel caso di Paesi musulmani, dal 1929 ha assunto il simbolo della Mezzaluna Rossa). «In questo importante anniversario abbiamo deciso di chiamare a raccolta il terzo incontro mondiale della gioventù di Croce e Mezzaluna Rossa», ha spiegato il commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca. Trecento di loro, sulle orme di Dunant, partiranno per Ginevra per arrivare il 4 luglio e consegnare ai leader del mondo la loro speranza di pace e giustizia.