Migranti. Croazia, profugo ucciso da una mina antiuomo. Una decina i feriti
Uno dei cartelli che segnalano la presenza di mine antiuomo in Croazia
Cercavano di sfuggire alla polizia che pattugliava la foresta di Saborsko, poco dopo essersi lasciati alle spalle il confine bosniaco, in un’area dove nessun croato mette piede da anni per non rischiare di innescare una delle 20mila mine antiuomo di cui è disseminata l’area. Ma proprio uno degli ordigni ha dilaniato un pachistano e ferito una decina di altri migranti.
Il gruppo aveva approfittato del rialzo delle temperature, con la neve che oramai è quasi completamente sparita, per tentare la traversata verso la Slovenia, in direzione dell’Italia. Le notizie che arrivano sono ancora incomplete. L’episodio risale a giovedì scorso.
Un video rilasciato dalle autorità croate mostra l’intervento, ripreso da un drone, di militari in tenuta da artificieri
Fonti locali affermano che “un giovane ha calpestato un ordigno esplosivo sconosciuto ed è stato ucciso, mentre altre persone del gruppo sono rimaste ferite nell'esplosione”. La polizia ha ricevuto una richiesta di aiuto ed è intervenuta trovando un uomo senza vita e una decina di feriti le cui condizioni non sono al momento note. Tuttavia i profughi coinvolti potrebbero essere in numero maggiore. “Il resto del gruppo si è allontanato in una direzione sconosciuta”, hanno spiegato alcuni agenti alla stampa croata. Un elicottero ha sorvolato l’area e da un altoparlante è stato spiegato di allontanarsi di non inoltrarsi nell’area a causa degli ordigni inesplosi, una delle eredità del conflitto nella ex Jugoslavia.
L’intervento degli sminatori per soccorrere gli stranieri coinvolti nell’esplosione non è stato semplice. Gli specialisti hanno dovuto bonificare e tracciare un percorso per raggiungere i feriti e solo nelle prime ore del mattino successivo è stata completata la bonifica per creare un corridoio per l’evacuazione.
Secondo il centro croato per lo sminamento, che dalla fine del conflitto degli anni ‘90 lavora per mettere in sicurezza le zone a maggiore rischio, sarebbero non meno di 18mila gli esplosivi antiuomo di cui sono disseminate soprattutto le zone di confine, dove si troverebbe ancora il 99% di tutte le trappole esplosive. Dal termine del conflitto oltre 500 persone sono morte a causa delle mine, più di 1.500 sono invece gli invalidi.