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Monfalcone. Sami e gli altri, che al cricket non rinunciano: «Lasciateci giocare»

Maria Gomiero martedì 17 settembre 2024

Alcuni membri del NoFear Cricket Club

Un campo d’erba, quattro reti sui lati, undici giocatori per squadra fermi in attesa di salutarsi e cominciare a giocare. Iniziano così le partite del secondo sport più seguito al mondo: il cricket. Solo in apparenza simile al baseball, il cricket è diffuso principalmente nei paesi del Commonwealth e da anni è diventato motivo di scontro a Monfalcone. Nella cittadina in provincia di Gorizia il regolamento comunale da qualche anno vieta di praticare questo sport in spazi non autorizzati. L'attenzione sulla questione è stata riportata in questi giorni, però, da un reportage della Bbc intitolato "La città italiana che ha bandito il cricket". Una ricostruzione immediatamente smentita dall'ex sindaca, la leghista Anna Maria Cisint (ora europarlamentare), secondo cui «in alcune zone pubbliche, come avviene ovunque, sono stati semplicemente vietati comportamenti potenzialmente capaci di danneggiare beni e far male alle persone». Tra cui rientrerebbe il cricket, appunto. «A Monfalcone d'altronde - ha ribadito Cisint - ci sono ben altre priorità».

Eppure il cricket, a chi lo pratica, sta a cuore. «Non è solo un gioco, è una tradizione, una forma di educazione» dice Sami Bhuiyan, leader del Monfalcone Tigers Cricket Club. Bengalese, ha 34 anni e vive in Friuli Venezia-Giulia dal 2006. Oggi gestisce un patronato e si occupa di consulenza fiscale, ma come moltissimi connazionali in passato ha lavorato per Fincantieri. Il cantiere navale più grande d’Europa, negli anni, ha attirato oltre 7mila bengalesi in città. E con loro sono arrivate mazze piatte, guantoni e palline di sughero per giocare. A Monfalcone si possono trovare circa venti tra squadre e associazioni sportive connesse alla comunità del Bangladesh, non solo di cricket e badminton: «Ci piace anche giocare a calcio, ma questo non è un problema perché è uno sport “italiano”» ironizza Sami. Con alcuni connazionali ha fondato un’associazione sportiva per poter tornare a giocare a cricket. Il Tigers Club è nato da poco, conta circa 40 tesserati e ha un progetto chiaro: «Stiamo organizzando un torneo a dicembre per presentare ufficialmente la squadra, abbiamo invitato il presidente della Federazione nazionale di cricket a partecipare e siamo in contatto con un parlamentare inglese che potrebbe portare qui dei campioni internazionali».

Il momento della premiazione al torneo di cricket a San Canzian d'Isonzo - .

Era il 2016 quando per la prima volta alla festa dello sport di Monfalcone si sono tenute dimostrazioni di badminton e cricket. Il presidente della Consulta per lo sport, l’ente che lo organizzava, era Davide Strukelj: «Volevamo coinvolgere la comunità bengalese e far conoscere nuovi sport, fu una bella esperienza». Nello stesso anno la leghista Anna Maria Cisint fu eletta prima cittadina, con il 50% delle preferenze. All’edizione seguente della festa dello sport «ci furono pressioni per rimuovere il cricket e il badminton dal programma - continua Strukelj -. Io mi dimisi da presidente perché contrario a questo utilizzo dello sport in chiave propagandistica e discriminatoria».

Per la sindaca il cricket mette «a rischio l’incolumità pubblica» e poi è praticato dai bengalesi che «non hanno dato nulla a questa città, alla nostra comunità. Zero. Sono liberi di andare a giocare a cricket ovunque, ma fuori da Monfalcone». Dove dall'aprile 2023 fioccano multe di 100 euro per i trasgressori. Per Sami Bhuiyan questo è solo «l’ennesimo dispetto della nostra sindaca». La ricerca dello scontro con i residenti originari del Bangladesh era esplicita fin dalla campagna elettorale e ha trovato espressione in varie forme: l’eliminazione delle panchine su cui si ritrovavano i bengalesi, il tetto del 45% di alunni stranieri per classe (che ha imposto a una sessantina di bambini di frequentare le scuole in altri comuni), il divieto per le donne indossare vestiti lunghi in spiaggia, fino al sequestro delle biciclette degli operai all’ingresso di Fincantieri per “turbamento del decoro urbano”. L’episodio che ha avuto più rilevanza mediatica è stata la chiusura di due centri culturali islamici dove la comunità bengalese si riuniva per pregare. L’ordinanza è stata impugnata al Tar del Friuli Venezia-Giulia che ha stabilito la legittimità dell’utilizzo. I ricorsi del Comune hanno portato la questione al Consiglio di Stato e la diatriba non si è ancora conclusa.

Strukelj, che alle ultime elezioni è entrato in consiglio comunale con la lista di opposizione Progressisti per Monfalcone, definisce l’atteggiamento dell’amministrazione come «ostruzionistico, c’è la volontà di far emergere dei problemi, qualsiasi argomento viene strumentalizzato per ghettizzare e colpevolizzare i bengalesi: si è alimentata consapevolmente una tensione sociale». Bisogna ricordare che Monfalcone ha circa 30mila abitanti e un terzo sono di origine straniera. Per la maggior parte provenienti dal Bangladesh, ma anche dalla Romania, dalla Bulgaria e dai Balcani. Intanto nel 2021, Cisint è stata riconfermata alla guida della città ottenendo il 72% dei voti e ora è stata eletta anche al parlamento europeo grazie a 42mila preferenze.

Masum Rouf si è stabilito nella cittadina in provincia di Gorizia nel 2003. «Non ho mai pensato di lasciare la città, ho comprato casa qui, mi sento monfalconese e lo sono a tutti gli effetti - nel 2016 infatti ha ottenuto la cittadinanza italiana - ma tanti miei amici bengalesi in questi anni si sono trasferiti in Inghilterra». Masum è appassionato di cricket e dal 2021 è socio del NoFear Cricket Club perché è convinto che «si riuscirà a trovare una soluzione, un modo per andare tutti d’accordo». Ottimista, ma con più moderazione, è anche il presidente del NoFear Club, Omar Greco. Vicesindaco e assessore per lo sport fino a quel fatidico 2016, Omar crede che il cricket possa essere un'occasione di integrazione e condivisione: «Capisco che l’arrivo di un gran numero di persone straniere (solo negli ultimi 7 anni sono arrivati più di 2mila nuovi immigrati) è sempre impattante per una città, in particolare se è così piccola. I bengalesi sono una presenza evidente e facilmente riconoscibile, si notano».

I Tigers in campo - .

Più che notata, Amina Meheli si sente invece braccata per le vie di Monfalcone. «Sono arrivata in città nel 2017 - racconta la diciannovenne bengalese - ma questo non è un posto che posso chiamare casa». Gli sguardi, i commenti, le battute, ma anche gli insulti per strada da parte di sconosciuti e vicini di casa. «I miei genitori mi dicono che dovrei abituarmi, che è normale, ma io non capisco, non capisco perchè mi devo sentir dire che sto rubando la casa di qualcuno». Amina non vede l’ora di finire la scuola (frequenta il liceo artistico a Gorizia) e andarsene dalla città, dove in questi anni ha sentito sulla sua pelle l’odio che cresceva. «Sono musulmana, ma preferisco pregare in casa per non sentirmi giudicata, la gente mi guarda anche peggio se mi vesto con gli abiti tradizionali anziché in jeans e maglietta».

È proprio la battaglia contro l’”islamizzazione" uno dei punti forti su cui fa leva l’ex sindaca Cisint, ancora membro della giunta, e che porta avanti anche a Bruxelles. «Conosco molti miei connazionali che prima di partire non pregavano e che invece qui frequentano gli incontri religiosi per conoscere altra gente, per fare gruppo, per non stare da soli» riprende Sami Bhuiyan. «Per questo chiediamo degli spazi per giocare a cricket: per stare insieme e divertirci». La richiesta è indirizzata direttamente alla regione ed è supportata anche da diversi comuni limitrofi. Tra giugno e luglio a San Canzian d’Isonzo infatti è stato organizzato un torneo dal Tigers club con il patrocinio del comune. A sfidarsi otto squadre composte da giocatori di origine bengalese, provenienti principalmente da Monfalcone. «Vogliamo un campo nel nostro comune perché la maggior parte di noi non possiede un’auto, ci spostiamo in bicicletta e non è facile, durante la settimana, dopo il lavoro pedalare per diversi km solo per allenarsi un po’. L’Italia è un posto meraviglioso: questa estate sono tornato in Bangladesh dopo 10 anni, ma non ne ho sentito la mancanza: casa mia è a Monfalcone» conclude Sami. Chissà che non possa diventare anche il posto in cui, ogni tanto, gioca a cricket.