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Covid. Uno studio italiano: ecco perché i minori si ammalano meno

Vito Salinaro mercoledì 28 luglio 2021

Un laboratorio

Non solo bambini e ragazzi sotto i 20 anni contraggono l’infezione da Covid-19 con una suscettibilità del 50% inferiore rispetto agli adulti. Ma, quando risultano positivi, sono quasi sempre asintomatici. A giocare un ruolo determinante nella loro protezione sembra essere una molecola, la neuropilina 1, che solitamente "apre" le porte al virus ma che, nei più piccoli, è meno attiva e per questo ne contrasta l’accesso.

Dunque, proprio mentre il mondo si interroga sui paradossali e numerosi decessi tra i bambini dell’Indonesia – dove però il Sars-CoV-2 avrebbe "alleati" decisivi nella malnutrizione, nelle malattie pregresse e nelle cure precarie –, è uno studio italiano, condotto dal Centro di ricerca e diagnostica dell’Università e dell’Azienda ospedaliera Federico II di Napoli, "Ceinge-Biotecnologie avanzate", a svelare il differente comportamento del coronavirus nei minori. Fin dall’inizio della pandemia – spiega una nota dell’istituto napoletano – ci si si interroga riguardo i motivi della differente espressività clinica dell’infezione in età pediatrica.

Gli studiosi napoletani hanno analizzato i campioni biologici ottenuti dalle alte vie del respiro e dall’intestino (i due principali "ingressi" del coronavirus nel nostro organismo) di bambini e adulti sani, e hanno dimostrato che «la neuropilina 1 nel tessuto epiteliale nasale dei bambini è molto meno espressa. Si tratta di un recettore in grado di potenziare l’entrata del virus Sars-CoV-2 nelle cellule e la diffusione nell’organismo». La neuropilina 1 ha un ruolo cruciale nel «consentire l’attacco al recettore Ace-2 con cui la proteina Spike del coronavirus si lega per entrare nelle cellule dell’ospite».

Lo studio, che sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista Frontiers in Pediatrics, è frutto di una collaborazione tra gruppi di ricerca operanti al Ceinge e guidati rispettivamente da Roberto Berni Canani (professore di Pediatria e membro della task force per gli studi del microbioma dell’ateneo napoletano) e Giuseppe Castaldo (docente nella stessa università e coordinatore della Diagnostica Ceinge), con quelli della Federico II e dell’Università Vanvitelli.

«Abbiamo identificato un importante fattore in grado di conferire protezione contro Sars-CoV-2 nei bambini – afferma Roberto Berni Canani – che si aggiunge ad altri fattori immunologici che stiamo studiando. La definizione di questi co-fattori sarà molto utile per la creazione di nuove strategie per la prevenzione ed il trattamento del Covid-19».