Covid. Dall'8 in Dad il 73% degli alunni. E le famiglie si mobilitano
La protesta di due studentesse contro la Dad a Torino
Da lunedì 8 marzo oltre 6 milioni di studenti seguiranno le lezioni da casa, se com'è probabile i governatori regionali disporranno la sospensione delle attività in presenza anche nelle primarie dove vi siano più di 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti. È la conseguenza di quanto disposto dal nuovo Dpcm in vigore dal prossimo 6 marzo, che prevede tutte le scuole chiuse, comprese materne ed elementari, nelle zone rosse e la possibilità per i governatori di chiuderle in quelle arancioni e gialle se l'incidenza dei nuovi contagi sarà elevata. Non si verificava dal lockdown del 2020 una chiusura così forte.
Stamani il presidente del Friuli Venezia Giulia ha annunciato la chiusura e il passaggio alla Dad di tutte le scuole medie e superiori della regione. In Emilia Romagna, nelle zone rosse di Bologna e Modena, nidi e materne saranno chiusi dall'8 marzo: lo conferma il sottosegretario alla presidenza, Davide Baruffi. Il Piemonte starebbe valutando la chiusura di tutte le scuole.
Tuttoscuola ha elaborato una proiezione del numero di alunni costretti alla didattica a distanza. Secondo tale previsione si arriverà al raddoppio degli oltre 3 milioni di alunni che dal 1° marzo risultano in Dad per effetto di precedenti ordinanze regionali e disposizione del Ministero della Salute.
Circa tre quarti (il 73%) degli 8,5 milioni di alunni iscritti nelle scuole statali e paritarie saranno impegnati nella didattica a distanza. Una "scuola diffusa" nelle case di circa 6 milioni di famiglie italiane.
Tuttoscuola, prendendo a riferimento gli ultimi dati messi a disposizione dalla Fondazione Gimbe (che ha rilevato l'incidenza di casi positivi per 100.000 abitanti sul territorio nazionale), ha calcolato, regione per regione, il numero di alunni per ordine e grado di scuola che per la collocazione in zona rossa o in territori con elevato indice di contagi potrebbero tornare a seguire le lezioni da casa. Ne scaturisce una mappatura del numero di studenti che dall'8 marzo faranno lezione a scuola o da casa, sia per area geografica, sia per grado di scuola.
La mappa per area geografica
Nello specifico, secondo i calcoli di Tuttoscuola, potrebbero essere dunque 6 milioni e 235 mila (più di 7 su 10) gli alunni di scuole statali e paritarie su un totale di 8 milioni e 506mila costretti a seguire le lezioni a distanza. I dati comprendono anche circa 957 mila bambini di scuola dell'infanzia.
Le regioni interessate da questa chiusura totale che andrebbero ad aggiungersi alle situazioni già note sono la Lombardia con 1.401.813 alunni in Dad, la Campania con 944.993, l'Emilia Romagna con 620.423, la Puglia con 585.344, il Piemonte con 573.231, la Toscana con 504.616, le Marche con 212.161, la Liguria con 189.785, il Friuli Venezia Giulia con 156.003 e l'Umbria con 119.177. A queste vanno aggiunti alcuni comuni laziali tra cui anche la provincia di Frosinone. Si potrebbe salvare da questa chiusura totale il Lazio (indice di contagio a 235) che, esclusi Frosinone e altri comuni, potrebbe mantenere 626.190 alunni con didattica in presenza, la Sicilia (indice a 145) con 615.891 alunni a scuola, il Veneto (indice 207) con 573.694, la Calabria (indice a 121) con 233.209 a scuola, la Val d'Aosta (indice 90) con 15.552 in presenza e la Sardegna (indice 71) con 207.286 alunni in zona bianca.
La mappa per grado di scuola
A scuola (con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori) vi sarebbero 2.271.803 alunni in presenza (il 26,7%) e 6.234.962 (73,3%) in Dad. Con riferimento ai diversi settori scolastici, seguirebbero le attività didattiche a scuola 435.971 bambini delle scuole dell'infanzia (il 31,3%), 818.458 alunni della primaria (il 31,4%), 537.644 alunni della scuola secondaria di I grado (il 31,4%) e parzialmente in alternanza 479.730 studenti delle superiori (il 17,2%).
"Priorità alla scuola": petizione, striscioni e il 26 mobilitazione nazionale
Il Comitato Priorità alla scuola ha lanciato una petizione al ministro dell'Istruzione, al Cts e ai presidenti di Regione contro la chiusura delle scuole. Ha inoltre indetto una giornata di mobilitazione per il 26 marzo - in concomitanza con lo sciopero indetto dai Cobas, a cui ha dato la propria adesione - contro la chiusura degli istituti scolastici e per chiedere di convogliare un numero congruo di risorse del Recovery Plan sulla scuola pubblica. Sono state inoltre previste diverse mobilitazioni a livello locale nei prossimi giorni, in vista del 26 marzo: con presìdi, lezioni in piazza, striscioni sui portoni delle scuole e alle finestre delle case. Come nella manifestazione del 26 settembre scorso a Roma, sottolinea il Comitato, "tutto il Paese è invitato a porre attenzione alla scuola pubblica e a esprimersi in sua difesa e per la sua valorizzazione: la scuola è perno della cittadinanza e del pieno godimento di tutti i diritti, uno dei fondamenti del patto sociale che unisce la comunità. Senza scuola non ci sono diritti".
I Comuni (Anci): "Si chiudono le scuole ma s'incoraggia la movida"
"Scuole chiuse ma movida libera. Il nuovo Dpcm sembra dire esattamente questo. Con una mano si chiudono le scuole e con l'altra si elimina il divieto di asporto per tutti dopo le 18, favorendo così di fatto gli assembramenti nei luoghi della movida e nei pressi di bar e locali frequentati per lo più dai ragazzi. Se si consente l'asporto di bevande e drink si favoriscono gli assembramenti. Lo abbiamo detto e ripetuto al precedente governo così come all'attuale. Anche oggi. Le uniche misure di restrizione sembrano riguardare le lezioni in presenza". Lo dichiara Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci. Che continua: "Gli stessi ragazzi che il Governo dice di voler preservare dai luoghi del contagio, consentendo la sospensione delle lezioni in presenza, vengono autorizzati ad affollare i luoghi della movida. Sinceramente così a non capire il senso delle norme non sono soltanto genitori, ragazzi e cittadini in genere, ma anche noi sindaci che rischiamo di diventare solo il bersaglio delle richieste di fare controlli senza averne neanche la competenza. Ci aspettiamo quantomeno una spiegazione visto che nessun componente dell'esecutivo presente nella cabina di regia ha sollevato l'argomento né ha parlato di questa norma di liberalizzazione dell'asporto che si stava pensando di introdurre".
Bresciano, carabinieri nella media "chiusa" mandano a casa 10 alunni
Arrivano i carabinieri nella scuola media che dovrebbe essere chiusa perché in zona arancione rafforzato. È accaduto a Casto, piccolo paese in provincia di Brescia. Quando i militari hanno chiesto al preside quale fosse la situazione, a scuola erano presenti una quindicina di studenti alcuni affetti da disabilità, come permettono le norme, ma una decina solo perché con la Dad non partecipavano attivamente. I dieci studenti sono stati quindi fatti tornare a casa con i genitori, segnalati al Tribunale dei minori, perché avrebbero dovuto sorvegliare i figli.