Covid. Ritorno a scuola: duello Bianchi-Cts e 215mila prof non vaccinati
Prosegue in tutto il Paese la campagna di vaccinazione, ma risultano ancora troppi professori non immunizzati
L'obiettivo è sempre quello: scuola in presenza per tutti. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi lo ripete come un mantra. E non si lascia certo intimorire da tutti i nodi che ancora devono essere sciolti. Primo fra tutti lo stesso parere del Cts che, se non cambieranno le misure e non sarà raggiunta l’immunità della gente, conferma il ritorno a scuola in Dad soprattutto per gli studenti delle superiori
«Chiederemo una precisazione al Cts che ha dato un parere sul ritorno a scuola senza considerare le vaccinazioni – attacca il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi – dato che le vaccinazioni stanno andando avanti noi chiederemo che formuli anche questa ipotesi».
Resta poi il nodo degli insegnanti che non sono ancora vaccinati e che rischiano di rimanere tale anche quando a settembre suonerà la campanella. Si parla di circa 215mila prof. «Io insisto nel dire che dobbiamo tornare in presenza e stiamo tutti lavorando per tornare in presenza» ha sottolineato Bianchi. «Il commissario Figliuolo sta lavorando a marce forzate per poter vaccinare tutti. Noi abbiamo come obiettivo la presenza e dall’altra parte il fatto che siano tutti vaccinati – ha aggiunto – Poi abbiamo diversi ordini di scuole e i presidi sono responsabili nell’organizzare nel modo migliore, però io tengo la barra: mio obiettivo è la presenza, obiettivo di Figliuolo sono le vaccinazioni».
Allertato sul tema, il commissario all’emergenza Covid Francesco Figliuolo assicura: «Sto scrivendo a tutte le Regioni per incentivare con ogni mezzo quella parte di operatori scolastici che ancora mancano». «Nel caso della Regione Lazio, siamo al 99,8%, abbiamo raggiunto la massima copertura possibile», sottolinea. «Però ci sono ancora 8 o 9 regioni che sono sotto l’80%. Quindi si deve cercare di fare di più, cercando di far capire a tutti gli operatori scolastici l’importanza non solo per loro stessi ma anche per la collettività. E questo per riaprire a settembre le scuole in sicurezza e magari con meno vincoli possibili».
Ma non c’è solo il nodo vaccini. Ancora una volta, infatti, a settembre, si ripresenterà la questione delle cosiddette classi-pollaio, dove sarà molto difficile poter garantire la distanza di sicurezza fra i banchi. Per non dimenticare poi la "querelle" dei trasporti. Anche se il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini, afferma «che sia giusto usare questo tempo per aumentare i trasporti e mettere in campo le disposizioni per il distanziamento. L’obiettivo del governo è quello di garantire la scuola in presenza, su questo c’è anche un forte impegno da parte della conferenza Stato-Regioni e c’è la consapevolezza che questo è un passaggio complesso per garantire un inizio tranquillo del nuovo anno scolastico».
Ma, se si vuole evitare il ricorso alla didattica a distanza per il terzo anno consecutivo, «servono azioni concrete – dice non a caso il presidente dell’associazione dei presidi Antonello Giannelli – l’emergenza non può diventare ordinarietà sulla pelle di studenti e lavoratori della scuola».
Intanto però solo una copertura attorno all’80% anche di prof e personale scolastico e dei giovani dai 12 anni in su, sottolinea l’assessore lombardo Letizia Moratti, «ci dà una buona sicurezza di tornare a scuola in presenza e anche con poche e scarse limitazioni».