Medicina. «Covid, perché tanti morti?» La scienza apre a un'indagine
Secondo Oms-Europa, il nostro Paese ha il più alto tasso di decessi per milione di abitanti
Le curve in continuo calo sia dei ricoverati, sia dei nuovi casi di positività al Sars-CoV-2 non fanno dimenticare che il Covid-19 farà ancora parte del nostro quotidiano, e porrà alcune sfide: innanzitutto in vista delle prossime elezioni, ma soprattutto nei settori della scuola e del lavoro. Gli esperti però chiedono anche di fare chiarezza su un dato che continua a mettere l’Italia in fondo alle classifiche, almeno europee: quello della mortalità da Covid-19.
Ieri sono stati registrati 10.418 nuovi contagi da Covid, secondo il ministero della Salute. I decessi sono stati 75, e in diminuzione sono sia le persone attualmente positive (-11.733), sia i ricoverati in terapia intensiva (-7), mentre nei reparti ordinari sono aumentati (+74). Il tema – non nuovo – dell’alto numero dei morti nel nostro Paese è stato ripreso nei giorni scorsi dal virologo Roberto Burioni (ospedale San Raffaele di Milano), lamentando anche la scarsa prescrizione dell’antivirale Paxlovid rispetto all’inutile (per il Covid) azitromicina. In effetti, confrontando i dati della Regione Europea dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si scopre che l’Italia è in fondo alla classifica tra alcuni grandi Paesi occidentali: infatti i dati grezzi dei morti ogni milione di abitanti dicono 1.761 in Germania, 2.280 in Francia, 2.368 in Spagna, 2.754 nel Regno Unito e 2.929 in Italia.
Anche la Svezia, spesso criticata per le sue politiche poco “restrittive”, ha un dato migliore: 1.905 morti per milione di abitanti. «Vorrei anche io dei dati precisi – osserva l’infettivologo Matteo Bassetti (ospedale San Martino di Genova) –. Per questo sarei favorevole a una commissione di inchiesta medica per accertare quanti dei decessi degli ultimi tempi sono avvenuti per il Covid e quanti invece siano di persone, positive al tampone, ma decedute per tutt’altra causa».
Aggiungendo: «Io lo dico da tempo: o contiamo male i decessi, e secondo me è la spiegazione più probabile, perché se entri con il Covid, anche quando muori resti in quel calderone, oppure, ipotesi per me meno probabile, vengono curati male: non vengono dati gli antivirali quando ce ne è bisogno, vengono dati troppi antibiotici». Concorda Walter Ricciardi (docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza): «Da noi si muore di più di Covid e bisogna approfondire i motivi: sarei favorevole ad una indagine. Bisogna analizzare vari aspetti e non è possibile, al momento, dare una risposta certa». E aggiunge: «Bisognerebbe vedere dove si muore di più. Inoltre abbiamo tanti fragili e molti di questi non hanno fatto la quarta dose, parecchi nemmeno la terza».
Secondo Giovanni Maga (direttore dell’Istituto di genetica molecolare del Cnr) un confronto tra Stati non è semplice «perché non tutte le nazioni registrano i decessi nello stesso modo. I dati attuali, però, indicano che il tasso di mortalità in Italia è praticamente identico a quello del Regno Unito, di poco superiore rispetto a quanto osservato in Spagna e Francia, significativamente più elevato rispetto alla Germania, ma nettamente inferiore rispetto alla media statunitense». Ma specifica che «in Italia, come nella maggior parte dei paesi europei, vengono catalogate come morti relative a Covid-19 tutte le persone decedute con una positività al virus. Non tutti questi casi sono effettivamente ascrivibili a un effetto diretto di Sars-CoV2, a volte potrebbe essersi trattato di esiti infausti dovuti al decorso naturale di patologie pregresse».
Quanto alle prossime elezioni, il virologo Fabrizio Pregliasco (Università di Milano) invita a prevedere «modalità per permettere il voto a tutti», anche ai positivi, mentre l’epidemiologo Massimo Ciccozzi (Campus Biomedico di Roma) chiede di rendere «la mascherina obbligatoria alle urne». Capitolo scuola, con i docenti non vaccinati che rientrano in classe: secondo l’infettivologo Massimo Galli (già all’ospedale Sacco di Milano) «sono loro a rischiare».