Covid. Iss: ad alto rischio Umbria, Bolzano e Puglia. Verso aree rosse localizzate
Cautela e prudenza. Sembrano queste le parole d'ordine del report settimanale Covid, realizzato dal ministero e dall'Istituto superiore di sanità, di cui come ogni venerdì è uscita la bozza. Se da un lato l'indice Rt rimane stabile a 0,84, dall'altro in 13 regioni si assiste a un lieve incremento dei nuovi contagi e si registra dunque un aumento delle zone a rischio medio e alto. Preoccupano le varianti del virus, che stanno facendo la loro comparsa sempre più spesso anche in Italia. Il monitoraggio si riferisce al periodo 25-31 gennaio.
Secondo la classificazione dell'Iss, rispetto a sette giorni fa, salgono da una a tre le regioni/province autonome a rischio alto: provincia di Bolzano, Puglia e Umbria. Salgono da sette a undici quelle classificate a rischio moderato: Abruzzo, Campania, Fvg, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise (più vicino al rischio alto), Piemonte, Toscana e provincia di Trento e Toscana. In particolare Umbria e provincia di Bolzano "hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2". Le altre regioni hanno un Rt puntuale compatibile con uno scenario tipo uno, ma 5 sono in bilico, riportando il valore medio attorno all'1: si tratta di Abruzzo 0,99 - CI: 0,99- 1,05; Friuli Venezia Giulia 1,03 CI: 0,99- 1,08; Liguria 0,95 CI: 0,89-1,00; Marche 0,95 CI: 0,86-1,05; Toscana 0,98 CI: 0,93-1,03.
Si mantiene stabile, a 8, il numero di regioni/province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e/o aree mediche sopra la soglia critica. A livello nazionale il tasso di occupazione in terapia intensiva si colloca sotto la soglia critica (26%). "Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 2.372 (26 gennaio) a 2.214 (2 febbraio); il numero di persone ricoverate in aree mediche è anch'esso in diminuzione, passando da 21.355 (26 gennaio) a 20.317 (2 febbraio)". "Tale tendenza a livello nazionale - si precisa nel report - sottende forti variazioni interregionali, con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica e il relativo impatto, uniti all'incidenza, impongono comunque misure restrittive".
Sulla base del monitoraggio, e dell'obbligo di legge di permanere almeno 14 giorni in una fascia (rossa/arancione/verde), la Sardegna potrebbe cambiare colore, passando dall'arancione al giallo, mentre l'Umbria rischia di diventare l'unica regione "rossa". Per le altre non dovrebbe cambiare nulla, almeno per la prossima settimana.
A differenza di alcune settimane fa, la tendenza è quella dei "provvedimenti chirurgici", delle aree chiuse a piccole zone. «È importante agire prontamente – ha spiegato il direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, Giovanni Rezza –. Le Regioni possono, anzi devono, in accordo con il ministero, implementare le zone rosse, nei comuni come nelle province, all’interno delle quali applicare un mini lockdown temporaneo».
Quello che ha già fatto anche il presidente della Regione Toscana, Eugenio Zani, annunciando la nuova zona rossa a Chiusi, nel Senese, per una settimana a partire dal 7 febbraio, dopo che sono state individuate le varianti sudafricana e brasiliana del virus, e il presidente dell'Abruzzo, decretando la zona rossa a San Giovanni Teatino (Chieti): da domani sarà vietato entrare nel comune e anche uscire per andare a lavoro.
«È meglio avere una regione gialla o arancione con zone rosse all’interno per contenere dei focolai dovuti magari a varianti piuttosto che avere un’intera regione rossa. Questo anche per preservare l’economia della regione» ha spiegato il direttore della Prevenzione del ministero della salute.