Covid. Feste private, sport, movida: ecco cosa cambia nel nuovo Dpcm
Sebbene il Cts abbia fornito le prime indicazioni sulle nuove norme anti Covid, sui dettagli il governo sta ancora lavorando e il nuovo Dpcm potrebbe vedere la luce già questa notte, lunedì 12 ottobre. Obiettivo, evitare un lockdown o misure che portino un danno economico eccessivo, tutelando la salute. Chiarito il nodo mascherine: obbligatorie per camminare, non per correre. Più statali inoltre in smart working: si dovrebbe infatti salire dal 50% al 60-70%.
Le misure nel nuovo Dpcm
«Escludo un lockdown nazionale. Se la curva dovesse continuare a salire, si potrebbe pensare a lockdown circoscritti». Mette le mani avanti, il premier Giuseppe Conte, escludendo lo spettro di una nuova serrata del Paese. La ratio alla base del Dpcm è chiara: divieti mirati ora per evitare in futuro misure più ampie e severe. Nella bozza sottoposta dal presidente del Consiglio alle Regioni e poi dibattuta in serata nel vertice coi capi delegazione della maggioranza, ci sono diversi paletti, a partire «dalla previsione delle mascherine all’aperto, già inserita in termini generali nel decreto legge», argomenta Conte, aggiungendo «una forte raccomandazione sulle mascherine all’interno delle abitazioni private in presenze di persone non conviventi. Non riteniamo di introdurre una norma vincolante, ma dare il messaggio che se si ricevono persone non conviventi anche in casa bisogna usare la mascherina». Quanto al resto delle previsioni, secondo alcune fonti, nella riunione serale – alla quale hanno preso parte anche il ministro Francesco Boccia e il sottosegretario Riccardo Fraccaro – non sarebbero mancati momenti di frizione nella maggioranza, a partire dal nodo delle cosiddette “feste in casa”, sollevato dal ministro della Salute Roberto Speranza (e aspramente criticato dal centrodestra). Al termine, il testo è stato ripresentato alle Regioni per un parere e poi è tornato al premier Giuseppe Conte, pronto a vararlo al più presto, forse già in nottata. In generale, le misure del nuovo Dpcm avranno valenza nazionale, ma se le Regioni lo riterranno, potranno renderle più restrittive con proprie ordinanze.
Sport: no amatoriali, sì dilettanti. Nell’ultima bozza resta l’obbligo di indossare la mascherina se si fa attività motoria, ma non se si corre o si fa jogging. Rimane anche lo stop agli sport amatoriali di contatto: niente più partite a calcetto, basket o altro fra amici, ma restano possibili le attività sportive a livello dilettantistico, organizzate dalle società con protocolli anticontagio. Le palestre resteranno aperte. Negli stadi potranno continuare ad assistere non più di mille persone (anche per la serie A) e la capienza dei palazzetti viene portata al 15% dei posti. Non cambiano invece in cinema e teatri i limiti di 200 persone al chiuso e di 1.000 all’aperto, con la possibilità delle regioni di derogare.
Scuola e gite. La richiesta al governo di attivare l’insegnamento a distanza per le superiori non sarebbe passata, col segretario dem Nicola Zingaretti deciso a fare muro. Ma c’è il divieto, finché la situazione non migliorerà, per gite scolastiche, attività didattiche fuori sede e gemellaggi fra istituti.
Trasporti e smart working. Da alcuni governatori, a partire dal veneto Luca Zaia, viene caldeggiata la riduzione della capienza di bus e metropolitane, tornando al 50% dei posti per vettura. Ma può essere che la questione – che tocca gli spostamenti di milioni di pendolari – non finisca nel Dpcm. Intanto, per decongestionare i trasporti, il governo intende aumentare la percentuale di smart working (forse sino al 70%) nel pubblico impiego e incoraggiarlo per le aziende private.
Basterà un solo tampone negativo dopo dieci giorni di isolamento per dichiarare guariti i positivi al Covid-19. Il Comitato tecnico scientifico ha detto sì alla richiesta del ministro della Salute Roberto Speranza e riduce così la durata della quarantena e dell’isolamento fiduciario. Ma a patto che venga effettuato il tampone molecolare e il test rapido per chi è entrato in contatto con chi ha contratto il coronavirus. Questi sono gli esiti della riunione del Comitato tecnico scientifico di domenica.
Il Cts, "in coerenza con le linee guida internazionali e adottando il principio di massima cautela, sottolinea l'esigenza - è detto in un comunicato - di aggiornare il percorso diagnostico per l'identificazione dei casi positivi, così come la tempestiva restituzione al contesto sociale dei soggetti diagnosticamente guariti". Analogamente, il Comitato ha "ridefinito i criteri dell'isolamento fiduciario dei contatti stretti dei casi confermati positivi al virus". L’allentamento a 10 giorni di isolamento, già adottato da alcune settimane in Germania, era stato richiesto da alcuni esperti, tra cui Walter Ricciardi dell’Oms. Il Cts ha sollecitato, inoltre, il coinvolgimento di medici di base e pediatri nell'esecuzione dei tamponi, ancora insufficienti.
Queste, le diverse condizioni e la relativa ridefinizione dei periodi di quarantena o di isolamento fiduciario:
1) CASI POSITIVI ASINTOMATICI
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo
Isolamento: 10 giorni + tampone molecolare unico a fine quarantena
2) CASI POSITIVI SINTOMATICI
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo
Isolamento: almeno 10 giorni (dei quali obbligatoriamente gli ultimi 3 in completa assenza di sintomi) + tampone molecolare unico a fine quarantena
3) CASI POSITIVI ASINTOMATICI CHE NON SI NEGATIVIZZANO DOPO
21 GIORNI
Diagnosi: confermata da test molecolare positivo
Isolamento: almeno 21 giorni, con riscontro di positività al test molecolare effettuato al 10 e 17 giorno (nei casi asintomatici l'isolamento si interrompe comunque al 21 giorno inquanto le evidenze disponibili non documentano alcun caso di presenza di virus competente per la replicazione)
4) CONTATTI STRETTI
Isolamento fiduciario: 10 giorni + tampone antigenico rapido o molecolare. Oppure quarantena di 14 giorni dall'ultima esposizione al caso.
"Per il raggiungimento dell'obiettivo strategico connesso alla sostenibilità del sistema diagnostico dei casi di positività" al Covid, il Cts - conclude la nota - "ritiene necessario il coinvolgimento anche dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta per il prezioso e fondamentale contributo che potranno assicurare nella esecuzione dei tamponi, al fine di sostenere in maniera essenziale il sistema sanitario nel Paese".