Covid. Caos tamponi, così il tracciamento rischia di saltare prima di Natale
Persone in fila davanti ad una farmacia per effettuare un tampone antigienico a Torino
Con il 40% di casi in più registrati nell’ultima settimana – a un’impennata così consistente non si assisteva dai tempi della terza ondata dello scorso inverno – e le persone in quarantena che aumentano al ritmo di 10 e anche 20mila unità al giorno, l’Italia ancor prima che si intraveda all’orizzonte lo tsunami della variante Omicron, finisce per riscoprirsi fragile nel solito punto: il tracciamento. Perché se è vero che la macchina dei tamponi dedicata quasi unicamente all’emissione dei Green pass poteva funzionare finché a chiedere i test erano soltanto i no-vax, ora la situazione è radicalmente cambiata.
In coda fuori dalle farmacie di mezza Italia ci sono i sospetti positivi, i “contatti stretti” di positivi, i “contatti di contatti”, gli insegnanti e gli studenti che non riescono a fare un tampone nei punti-scuola (ormai sovraccarichi), persino chi deve incontrare i parenti sotto Natale e vuole essere sicuro di non contagiarli. E poi sempre loro, i non vaccinati, che del tampone hanno bisogno per fare tutto, prima di tutto per lavorare. Risultato: il sistema è di nuovo al collasso.
I laboratori sono oberati, le farmacie appunto non reggono più alle centinaia di richieste accumulate ogni giorno (e chi decide di togliere le prenotazioni alla fine fa marcia indietro, o decide di smettere di fare i test), l’aiuto promesso dalla struttura commissariale per la copertura dello screening scolastico non si è materializzato nei modo e nei tempi sperati. Tanto che si moltiplicano, da Benevento a Imperia, i Comuni che le scuole hanno deciso di chiuderle in anticipo, già ieri: troppi casi, e troppa confusione nelle Asl, che non riescono a garantire lo screening.
Già così, l’ipotesi di inserire nella prevista “stretta di Natale” i tamponi anche per i vaccinati sembra una scelta più che azzardata. Figurarsi se – come prevedono ormai molti esperti – la curva dovesse impennarsi ulteriormente, spinta proprio dalla variante Omicron. Ed è qui che il nostro Paese sconta un altro cronico ritardo: quello del sequenziamento dei tamponi.
La survey dell’Iss pubblicata la settimana scorsa e inerente a una fotografia scattata su dei test campione nella giornata del 6 dicembre (come dire, un’era fa) evidenziava la presenza del nuovo ceppo allo 0,19% nel nostro Paese: un dato evidentemente incompatibile con l’evoluzione repentina dei contagi. Tanto che, mentre il ministero della Salute ha annunciato una nuova indagine sulla diffusione della variante «i cui risultati verranno diffusi in settimana», quelli relativi alle sequenze di Omicron depositate nella banca dati internazionale Gisaid dall’Italia in soli cinque giorni sono raddoppiate (passando dallo 0,5% all’1,1% del totale).
I dati del ministero della Salute indicano intanto che i nuovi casi nelle ultime 24 ore sono stati 16.213, contro i 24.259 del giorno prima: un calo solo teorico. in linea con il black-out domenicale dei tamponi, perché il tasso di positività in realtà è salito ulteriormente dal 4,3% al 4,8%. Segna un incremento deciso il numero dei decessi, che in un giorno sono aumentati di 40 unità, passando da 97 a 137. E aumentano anche i ricoveri: i pazienti nelle terapie intensive sono 987, 21 in più in 24 ore; nei reparti ordinari i ricoveri sono 8.101, 375 in più in 24 ore. Numeri che tuttavia – va sempre ricordato – grazie ai vaccini restano ancora ampiamente sotto controllo: l’anno scorso, tanto per intendersi, a fronte di poco più di 15mila casi registrati il 20 dicembre (nell’Italia delle zone rosse e delle restrizioni), i pazienti in rianimazione erano oltre 2.700, quelli nei reparti ordinari oltre 25mila e i morti 352.
Si tratta adesso di capire che cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni. Uno dei dati da tenere presente è la contagiosità della variante Omicron che, secondo quanto riporta la letteratura scientifica, potrebbe essere fra 5 e 6 volte più contagiosa della Delta. Strettamente collegato a questo dato c’è quello sul tempo di raddoppio dei casi provocati dalla stessa variante, di circa 2 giorni. Questo significa per gli esperti dover rivedere le stime fatte finora, secondo cui per Natale non si sarebbero superati i 30mila casi. Uno scenario che invece ora appare più che verosimile e con cui il governo dovrà confrontarsi probabilmente già nel corso di questa settimana.