Le partecipate pubbliche, spesso con bilanci in rosso, restano uno dei nodi della spending review. La questione è stata di nuovo affrontata del commissario Carlo Cottarelli, che stima possibili nel 2015 risparmi ottenibili con i tagli pari a circa 500 milioni di euro, "forse qualcosa di più". Per Cottarelli in un anno il totale di 8.000 partecipate può essere ridotto di 2.000 unità. Primo passo di un lavoro complesso. Il punto è stato fatto nel corso di una conferenza stampa al Tesoro.
"Sono convinto che sia arrivato il momento in cui sia meglio intervenire con un provvedimento complessivo anziché con diversi provvedimenti", ha precisato il commissario alla spending review, motivando il mancato inserimento delle norme sulla razionalizzazione delle partecipate pubbliche nello Sblocca Italia. Cottarelli si è rifatto quindi al
dl Irpef, dove per la spending si fa esplicito riferimento alla legge di stabilità.
"I tecnici fanno solo proposte - ha tenuto a sottolineare Cottarelli -. Il
Commissario non deve decidere nulla". Così ha ribadito ancora una volta
il suo ruolo, distinto da quello della politica, nel processo di
revisione della spesa. Inoltre ha preferito non rispondere ad alcuna domanda sul suo rapporto con Matteo Renzi e sul suo prossimo futuro, nonostante le indiscrezioni di stampa di quest'estate che lo davano prossimo alle dimissioni.
Il piano
Il piano di razionalizzazione delle partecipate pubbliche, secondo Cottarelli, dovrà concretizzarsi attraverso un percorso che preveda specifici controlli e anche sanzioni per chi non lo rispetta. Sarà più semplice intervenire sui Comuni, mentre con le Regioni, per le quali può porsi il problema di compatibilità con il Titolo V della Costituzione, la questione "è più delicata". In questo caso però, "penso sia possibile avere un accordo politico con le Regioni perché è anche nel loro interesse avere una maggiore efficienza".
I numeri
Cottarelli ha ricordato che le stime sul numero delle partecipate non sono univoche: secondo il ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) al 2012 se ne contano 7.726, mentre in base ai dati della presidenza del Consiglio sono circa 10.000. Cifre che in ogni caso cozzano con quelli francesi, ad esempio, dove le
municipalizzate sono appena 1.000.
Chi le controlla
Del totale circa il 20% è interamente in mano pubblica, il
28% è a maggioranza pubblica, mentre la parte restante è a
controllo privato, con gli enti pubblici che partecipano in modo
minoritario, con una quota talmente piccola da non risultare
strategica, ha spiegato il commissario. In 1.400 società la
partecipazione pubblica non raggiunge il 5%, in 1.900 il 10% e
in 2.500 il 20%. Da qui una delle proposte presentate da
Cottarelli per razionalizzare il settore affinché le
partecipazioni minime siano almeno del 10 o 20%.
Scatole vuote ma tanti amministratori
Molte anche le "scatole vuote": almeno 3.000 imprese hanno
meno di 6 dipendenti e in circa la metà delle partecipate
comunali il numero dei dipendenti è inferiore al numero dei
membri del cda (si contano 37.000 cariche e 26.500
amministratori), 1.300 hanno un fatturato inferiore a 100 mila
euro. Anche in questo caso, si potrebbe quindi studiare la
proposta di dismettere le partecipazioni in società al di sotto
di una certa soglia di fatturato.
Il risparmio complessivo possibile
Cottarelli ha quindi ribadito gli obiettivi a 3-4 anni: riduzione drastica da 8.000 a 1.000 partecipate e un risparmio a regime di 2-3 miliardi l'anno, a cui aggiungere le entrate una tantum derivanti dalle dismissioni. In particolare, tra tutte le voci, 300 milioni si risparmierebbero sugli stipendi degli amministratori, 600 milioni dall'eliminazione delle perdite delle società dismesse, 200-300 milioni dal risanamento delle imprese in perdita, cui si aggiungerebbero i minori costi sui contratti di servizio spesso più alti di quelli di mercato.
Trasporto pubblico
Per esempio, secondo Cottarelli, solo nel trasporto pubblico locale l'applicazione dei costi standard porterebbe a risparmi per 350 milioni. Il settore del trasporto pubblico locale è tra tutti quelli a partecipazione pubblica quello che
presenta le più particolari "criticità". Secondo il commissario, quindi, per sanare le inefficienze, sarebbe possibile, pur evitando rialzi eccessivi, aumentare il costo degli abbonamenti, inferiore a quello di molti Paesi Ue. Allo stesso tempo si dovrebbe lottare contro "l'evasione tariffaria" prevedendo per gli agenti accertatori il ruolo di pubblico ufficiale.