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BUONE NOTIZIE/2. Meena, la "donna dell'anno" che ha sconfitto il suo destino

Maria Angela Masino martedì 17 gennaio 2012
​Per  Meena Paudel, bambina nepalese nata gobba a causa di gravi malformazioni alla colonna vertebrale, non c’era futuro. La previsione dello sciamano decretava per lei, senza appello, la morte che sarebbe avvenuta dopo gli 8 anni di vita. Con questa cupa prospettiva era inutile investire le modeste risorse familiari per istruire, educare, amare Meena.La storia mette i brividi. Nel suo villaggio himalayano la piccola viene considerata una presenza "maligna". Anche la madre l’abbandona. Lei resta sola in casa con il fratello più piccolo mentre il papà è impegnato nei campi dall’alba a sera. A Meena toccano i lavori domestici e l’accudimento di Kumar, il fratellino. Non si sottrae alle responsabilità, anzi le accetta con la saggezza di chi cerca, nella trama della propria storia, felici vie d’uscita. Accudisce Kumar con amore, lo accompagna a scuola ad ogni lezione. Occupandosi del piccolo, Meena comincia anche ad aver cura di se stessa: segue le lezioni di nascosto, approfondisce da autodidatta, studia l’inglese. Ignorata da tutti e privata della minima considerazione degli insegnanti, Meena supera il fratello e passa l’esame di ammissione alle superiori, si iscrive alle scuole secondarie, completa gli studi e si trasferisce nella capitale Kathmandu.Il maleficio si sta spezzando: Meena è pronta a incontrare il suo vero destino: aiutare e liberare da cupi presagi altre disabili come lei. A Kathmandu fonda Ndwa, Nepal disabled women association, un centro di accoglienza per donne con problemi fisici e mentali, difficoltà di integrazione sociale e vittime di violenze. Forma gruppi di auto-aiuto e sostegno, si batte per le disabili, divenendo Program manager della Cbm (Christian blind mission, vedi box), organizzazione non governativa che combatte la cecità e altre forme di disabilità. «Cecità, sordità e altri handicap si possono evitare con una corretta prevenzione o curare con progetti terapeutici mirati», spiega Paudel. «E anche chi è portatore di handicap può essere inserito nella società, se educato e valorizzato per le capacità che è in grado di offrire. Attraverso un’adeguata istruzione ogni disabile può imparare nuovi mestieri e partecipare a training specifici», ribadisce nei suoi interventi in pubblico.Oggi Meena ha 32 anni, si è sposata, ha un bambino di 6 anni. Per la sua gente è diventata un simbolo, un esempio. Suo fratello è rimasto al villaggio, la madre è tornata a casa e si è rappacificata con lei. Nel 2011 Meena Paudel è stata nominata "donna dell’anno" nell’ambito del Premio internazionale istituito nel 1998 dal Consiglio regionale della Val D’Aosta, con la seguente motivazione: «Rifiutata dalla società e abbandonata persino dalla madre, questa nepalese dalla forza e laboriosità inarrestabili ha trovato in se stessa e nella fede la determinazione per andare avanti».Ma l’happy end è solo all’inizio. Meena è sempre più impegnata nelle campagne di sensibilizzazione per evitare ad altri le sofferenze e il rifiuto che lei stessa ha dovuto subire.