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Intervista. Bonaccini: «Costruire un centrosinistra più largo»

Eugenio Fatigante sabato 27 febbraio 2021

Stefano Bonaccini.

Stefano Bonaccini vive ore concitate, come ogni venerdì: ha da poco firmato l’ordinanza che rafforza le restrizioni per la provincia di Bologna e ha appena ricevuto la bozza del primo Dpcm di Draghi. Ma è anche l’occasione, per il presidente dem dell’Emilia-Romagna e della Conferenza delle Regioni, per fare un bilancio di questi 12 mesi segnati dal Covid.

Tempo fa pensava o sperava di essere più avanti a questo punto nella lotta al Covid?

Se solo pochi mesi fa ci avessero detto che, grazie alla scienza, oggi avremmo avuto i vaccini, nessuno ci avrebbe creduto. Il problema ora è un altro: serve un cambio di passo, un’accelerazione per immunizzare gran parte della popolazione da qui all’estate.

Quali sono gli snodi più critici?

La priorità assoluta sono i vaccini: la ricerca è stata portata avanti grazie a fondi pubblici e le aziende produttrici ora devono restituire alla collettività. Davanti ad una pandemia non c’è brevetto che tenga, i vaccini devono essere un bene pubblico. La seconda questione è che, in forza delle varianti, il virus ha ripreso a correre.

Vede una svolta con il cambio di governo?

Il presidente Draghi ha subito posto il tema vaccini in Europa, con tutta la sua autorevolezza: più forniture, recupero dei tagli e nessuno sconto alle aziende inadempienti. Vedo accolta anche la richiesta, sempre fatta dalle Regioni, di anticipare le comunicazioni su chiusure o limitazioni: non puoi dire a cittadini e imprese che le cose cambiano 24 ore dopo. Ci stiamo confrontando anche sulla revisione dei ristori, concessi sul fatturato più che sui codici Ateco, sui congedi parentali e sugli indennizzi anche in presenza di ordinanze regionali. Da ultimo, abbiamo chiesto la riattivazione immediata di un tavolo tecnico per verificare la congruità dei parametri che determinano l’entrata e l’uscita dalle fasce di rischio. È presto per fare un bilancio e il mio compito, in ogni caso, non è dare pagelle, ma collaborare a risolvere i problemi.

Scuola, ristorazione e spettacolo restano i principali punti critici.

Da subito ho chiesto che il personale della scuola venisse inserito fra le categorie da vaccinare prioritariamente e le somministrazioni sono iniziate in diverse Regioni, Emilia-Romagna compresa. In pochi giorni andremo a regime. Non si può contrapporre istruzione e lavoro. Se penso alla mia Regione, abbiamo varato la zona 'arancione scuro' nei Comuni dove il contagio cresce a ritmi allarmanti, soprattutto fra i più giovani. Allo stesso tempo, però, bisogna lavorare da subito affinché, dove scende, si creino le condizioni per far ripartire in sicurezza le attività più colpite.

Lei ha vissuto il Covid anche sulla sua pelle.

A me è andata abbastanza bene, mi considero fortunato. Anche se non è stata una passeggiata. Ma ho visto troppa sofferenza nei reparti Covid o terapie intensive per abbassare l’attenzione.

Veniamo ai capitoli più politici. Direbbe ancora che Renzi ha sbagliato ad aprire la crisi di governo?

Non ho cambiato idea.

Il governo Draghi è o no più sbilanciato verso il centrodestra?

Lega e Fi sostengono il governo, è un fatto oggettivo. Come è indiscutibile che Draghi goda di un’autorevolezza molto grande e non credo che possa essere disorientato sulle scelte che più contano.

Parlare di congresso del Pd ora si può o è ancora «roba da marziani»?

Zingaretti – Nicola, visto che siamo amici da una vita - sa come la penso: abbiamo bisogno di costruire un centrosinistra largo, con un Pd che sappia aggregare, ascoltare e farsi capire dalle persone. Confrontarsi in un partito come il nostro dovrebbe essere una cosa quasi ovvia, farlo riducendo tutto a un derby o a uno scontro fra correnti vorrebbe dire farsi capire ancora meno dalle persone. Voglio discutere del Paese, non di noi.

È stato giusto insistere sull’alleanza con M5s e Leu più che sul rapporto con Iv?

Io penso che sia stato giusto portare nella nuova maggioranza tutte le forze di centrosinistra perché Draghi e le figure tecniche che ha chiamato intorno a sé sono europeisti doc, lontani da ogni forma di sovranismo e populismo. Al Paese occorreva comunque una guida forte ed autorevole, in grado di svolgere appieno il proprio compito sulle priorità che abbiamo: contrasto dell’epidemia, campagna vaccinale, impiego efficace delle risorse Ue. Il centrosinistra potrà essere vincente nelle urne, domani, se riusciremo a rispondere a queste priorità, dando lavoro e sicurezze alle persone. Le alleanze le faremo con chi sosterrà convintamente queste scelte. In Emilia- Romagna, dove battemmo la destra un anno fa quando sembrava imbattibile, governiamo con una coalizione larga, che va dalla sinistra ad Azione e Iv, avendo coinvolto anche personalità del civismo.

La leadership di Zingaretti è sotto attacco?

Non certo da parte mia. Quel che penso a Nicola l’ho sempre detto di persona.

Se si andrà a congresso, lei cosa farà?

Darò il mio contributo, come sempre.

Cosa vorrebbe vedere di diverso nella comunità del Pd?

Guardi, nel partito ci sono ricchezze e competenze straordinarie: dai volontari a bravissimi amministratori nei territori, donne e giovani. Devono avere più spazio e responsabilità. Anche fuori dalle dinamiche, troppo strette, delle sole correnti.