La ricerca. «Così torneremo a far funzionare il cuore infartuato»
L'Università di Trieste
Tre anni. È il tempo che si sono dati i ricercatori dell’Università di Trieste per tagliare un traguardo sinora solo sognato: rigenerare completamente il cuore dopo un infarto del miocardio. L’idea del progetto di ricerca internazionale “Rescue”, finanziato dall’Ue con 1,5 milioni, e coordinato dall’ateneo triestino, poggia sullo sviluppo di un unico farmaco biologico a Rna che contenga due principi attivi: il primo formerà nuovo muscolo cardiaco, quindi nuovo tessuto; il secondo nuovi vasi sanguigni.
Si punta dunque ad una novità assoluta nella medicina, che Serena Zacchigna, docente di Biologia molecolare a Trieste, direttrice del laboratorio di Biologia cardiovascolare dell’Icgeb (Centro internazionale di Ingegneria genetica e biotecnologie), e coordinatrice del progetto, così riassume: «Per molti anni i progressi nei campi della rigenerazione cardiaca e dell’angiogenesi (la formazione di nuovi vasi, ndr) hanno proceduto parallelamente, senza parlarsi. Ma per riparare un cuore danneggiato da un infarto è necessaria la formazione sia di nuovo muscolo cardiaco sia di nuovi vasi sanguigni. Noi puntiamo a colmare questa lacuna con un nuovo farmaco biologico, che contenga i due principi attivi - e in particolare due molecole di Rna - in grado di rigenerare il cuore e simultaneamente promuovere la vascolarizzazione del tessuto rigenerato».
I ricercatori hanno già identificato alcune molecole candidate, «che si sono rivelate in grado - spiega una nota - di promuovere da un lato la proliferazione delle cellule del muscolo cardiaco e dall’altro la formazione di nuovi vasi sanguigni, sia piccoli capillari sia arterie più grosse». In un triennio i ricercatori sperimenteranno diverse combinazioni fino a identificare quella più efficace. Per farlo, a Trieste, unico ateneo italiano alla guida di uno dei 17 progetti selezionati dal bando “Cardinnov”, si avvarranno della collaborazione dell’Irccs Centro Cardiologico Monzino di Milano, tra i più prestigiosi in campo europeo, e in particolare del gruppo di ricerca del direttore scientifico, il professor Giulio Pompilio, delegato italiano nel Comitato per le Terapie avanzate (Cat) dell’Agenzia europea del farmaco (Ema).
«L’infarto del miocardio continua ad essere una delle principali cause di morte - spiega Pompilio -. La ricerca ha recentemente prodotto nuovi farmaci a Rna che agiscono sui fattori di rischio dell’infarto, ma non si hanno ancora terapie che stimolano la riparazione del cuore. Nei prossimi anni ci aspettiamo che un numero sempre maggiore di farmaci a Rna arrivi alla clinica per il trattamento delle malattie cardiache». Il progetto può contare pure sul supporto del Centro nazionale per la Ricerca cardiovascolare (Cnic) di Madrid, dell’Università di Utrecht (Olanda), dell’Università “Lokman Hekim” di Ankara, dell’Accademia slovacca delle Scienze e dell’associazione di pazienti Pln Foundation, quest’ultima incaricata di educare e sensibilizzare pazienti e caregiver sulle nuove terapie a Rna. Tutti hanno un unico obiettivo: vincere la sfida della rigenerazione cardiaca. Il 2027 è dietro l'angolo...