Social. Così Facebook misurerà (con superficialità) l'autorevolezza dei media
Quando, qualche giorno fa, si è diffusa la notizia che Facebook avrebbe fatto giudicare l'autorevolezza dei media dai suoi utenti, alcuni commentatori hanno gridato all’orrore mentre altri hanno battuto le mani. Le due tesi, ridotte all’osso, erano: così si fa solo demagogia, in più saranno penalizzate le testate “schierate”; giusto, così finalmente i lettori torneranno al centro, come dovrebbe essere in ogni sistema democratico e di comunicazione.
Insomma, come spesso accade quando si parla di digitale, abbiamo (come si usa dire) messo il carro davanti ai buoi. Abbiamo cioè discusso di un annuncio, senza aspettare di capire come Facebook – e cioè un gigante digitale che possiede Facebook, Instagram, WhatsApp, Facebook Messenger - avrebbe fatto valutare la credibilità delle testate giornalistiche dai suoi utenti.
A svelarci l’arcano ci ha pensato BuzzFeed, rilanciato questa mattina da DataMediaHub. E così abbiamo scoperto che l’incredibile, ingegnoso, infallibile sistema di Facebook sarà composto da due sole domande. La prima: conosci questi siti web? Possibile risposte: si, no.L a seconda: quanta fiducia riponi in ciascuno di questi siti web? La risposta può essere scelta tra sei: Completamente, Molto, In parte, Poco, Per niente.
Tutto qui? Sì, tutto qui. Mentre ci arrovellavamo a cercare di capire quale potesse essere la raffinata strategia di Facebook, l’azienda ha dimostrato ancora una volta di più di essere nel pallone. Perché se l’informazione pesa nel social più frequentato del mondo tra il 5 e l’8%, lo tsunami delle fake news ha colpito così a fondo la credibilità di Facebook da averlo mandato in tilt. A questo punto - scrive Pier Luca Santoro su Datamedia Hub – dovremmo ribaltare la domanda e chiederci: quanta fiducia abbiamo in Facebook? Già, quanto possiamo fidarci di un’azienda che continua a fare annunci, senza mai svelare fino in fondo le sue carte.
Anche stavolta Adam Mosseri, responsabile del News Feed di Facebook (cioè del sistema che ci mostra le notizie quando siamo sul social) ha dichiarato: «La fiducia è solo uno dei tanti parametri, ma che viene applicato solamente per i publisher dei quali non abbiamo dati sufficienti, quindi non influenza la maggior parte dei media». Ovviamente non ha spiegato quali dati possiede Facebook né come intende usarli.
Eppure, un sistema semplice ci sarebbe: in Italia basterebbe che Facebook aprisse una collaborazione con l’Ordine dei giornalisti e la Federazione degli editori (e con le altre associazioni digitali), facendosi dare da loro una lista (rivedibile ogni mese) delle testate credibili che il social dovrebbe supportare aumentandone la visibilità dei contenuti. Fermo restando che chi diffonderà fake news o notizie allarmistiche sarà eliminato il mese successivo dalla lista per un tempo da valutare (una sorta di castigo). E all’estero? All’estero Facebook dovrebbe chiedere la collaborazione a giornalisti di comprovata esperienza e professionalità, chiedendo loro aiuto per compilare la suddetta lista e per revisionarla ogni mese.
Non costerebbe molto. E, forse, ridarebbe a Facebook un po’ della (tanta) credibilità che nel frattempo ha perso.