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Migranti. Accoglienza, minori e Cpr. Cosa non sta funzionando nelle politiche nazionali

Daniela Fassini giovedì 14 dicembre 2023

Migranti recuperati in mare davanti a Lampedusa

Accoglienza ridotta all’osso, minori soli gestiti alla stregua di uomini adulti e centri per i rimpatri dei migranti salvati nel Mediterraneo delocalizzati in Albania. Ma proprio su quest’ultimo punto, uno dei tanti progetti del governo Meloni per sfidare i numeri degli arrivi, ieri è arrivato “lo stop”. La Corte costituzionale albanese ha infatti annunciato la sospensione delle procedure parlamentari per l’approvazione dell’accordo Rama-Meloni sui migranti, prevista per oggi.

Sul tema migranti l’Italia tira dritto col freno a mano. L’obiettivo è quello di fermare gli arrivi o ridurli drasticamente sul territorio italiano.

Accordo Italia-Albania

È ancora tutto in salita quindi l’accordo con Tirana che prevede la realizzazione di due centri “delocatizzati” per la gestione delle procedure d’asilo delle persone salvate nel Mediterraneo. Un accordo che presenta quindi molte criticità e che potrebbe violare, secondo i giuristi che si occupano di migrazioni, il principio di uguaglianza, il diritto d’asilo e di difesa, garantiti da norme nazionali, comunitarie e internazionali. In base all’intesa raggiunta, l’Italia costruirà nel Paese balcanico i due centri che dovranno essere operativi dalla primavera del 2024.

Eppoi ci sono i costi: mettendo insieme tutte le stime venute fuori fino a questo punto l’intesa con Tirana rischia di partire da una base di 373,5 milioni di euro, senza contare i 100 milioni bloccati nel fondo di garanzia e le spese per l’ente gestore. Servono cioè i fondi per la realizzazione delle strutture, per le procedure relative alla protezione internazionale, per il personale di polizia e i suoi strumenti logistici.

La questione Cpr

Più fondi, tempi di detenzione più lunghi e una cauzione per chi vuole evitarli: è la nuova vita dei Cpr (i Centri per i rimpatri) sui quali il governo Meloni sta investendo denaro e tempo. Non solo. Tra i progetti in atto c’è anche quello importante di crearne almeno uno per ogni Regione. Annunciato a settembre, il piano è ancora al palo anche perchè alcune Regioni (come la rossa Toscana) ha già detto “no” alle strutture che di fatto servono come centri di detenzione in attesa di espulsione. Intanto oggi ne sono attivi 9, con una capienza teorica di 1.338 posti, di cui solo 619 effettivamente utilizzabili. I centri dovrebbero diventare 23. Dentro, come si diceva, solo chi deve essere espulso. Il governo ha inoltre esteso a 18 mesi (6 mesi iniziali, seguiti da proroghe trimestrali) il limite massimo di permanenza nei Cpr degli stranieri non richiedenti asilo. Per i richiedenti asilo il limite è 12 mesi.

Al momento, sono solo otto le regioni – compreso il Piemonte – che hanno un Cpr, alcune (Puglia e Sicilia) due con una capienza teorica di 1.338 posti, di cui 619 effettivamente utilizzabili. Tra gli obiettivi c’è anche quello di ristrutturare le strutture esistenti per aumentare i posti. Mancano così ancora 12 regioni: Veneto, Campania, Emilia-Romagna, Toscana, Calabria, Liguria, Marche, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Umbria, Molise e Val d’Aosta. La Lombardia dovrebbe però averne due. In totale quindi 22, massimo, 23 centri. Sul tema esiste però anche un problema “rimpatri”. Nei primi sei mesi del 2023, l’Italia è riuscita a rimpatriare solo il 12 per cento delle persone migranti alle quali ha negato la protezione internazionale: 1.620 rimpatri su 13.200 ordini di lasciare il Paese.

Il nodo minori

Sono i minori a pagare il prezzo più alto: per i più giovani (con età compresa tra i 16 e i 18 anni) il governo ha infatti tagliato il fondo di accoglienza a loro destinato. E lo ha fatto derogando ad esempio, il limite di capienza dei centri di accoglienza straordinaria per minori fino a un massimo del 50% e prevedendo l’estensione del possibile inserimento di minori ultrasedicenni in strutture per adulti fino a un massimo di 150 giorni. Ma soprattutto sono cambiate anche le norme sul loro riconoscimento anagrafico. Norme che - è l’allarme di Save the children - «pongono i minorenni a serio rischio di respingimento, detenzione ed espulsione illegittimi causati da un’errata valutazione dell’età». Ma c’è anche il rischio che il nuovo corso del governo in tema di minori stranieri venga bloccato dalla Corte europea dei diritti umani (che lo ha già fatto due volte, ndr).