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I magistrati. Così le mafie volevano diversificare investendo sulle slot

giovedì 8 ottobre 2015
ROMA L’organizzazione che gestiva da Reggio Calabria il grande affare delle scommesse on line operava «giovandosi dell’apporto finanziario delle cosche di ’ndrangheta e dello strumentario tipico della criminalità locale». Lo scrive il Tribunale del riesame reggino respingendo l’istanza di scarcerazione per Mario Gennaro, l’inventore e organizzatore del sistema scoperto dalla Dda, arrestato lo scorso 22 luglio nell’operazione 'Gambling' che aveva portato anche al sequestro di beni per più di 2 miliardi di euro. Per i magistrati «esistono concreti pericoli di reiterazione delle condotte criminose, desumibili dall’allarmante capacità criminale dimostrata dall’associazione in termini di uomini, mezzi, professiona-lità, intimidazione». Resta dunque in carcere l’uomo del clan Tegano che era stato capace di creare un impero di centri scommesse, collegati a server all’estero, soprattutto Malta, e sparsi in tutt’Italia. Un sistema perfetto per riciclare. Gennaro per il Tribunale è, infatti, «il coordinatore della struttura commerciale dedita alla diffusione con metodo mafioso sul territorio dei brand promossi dall’associazione criminale, come confermano numerose intercettazioni telefoniche. La criminalità organizzata locale – proseguono i magistrati del riesame –, tramite la capacità commerciale dell’associazione, si vedeva così garantiti notevoli introiti economici nonché la possibilità di riciclare denaro ». Su questo risultano molto esplicite le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, che ha rivelato come «le organizzazioni hanno usato spesso le giocate effettuate nelle agenzie di scommesse gestite direttamente per riciclare proventi illeciti. Se la puntata risultava perdente, l’incasso era tutto del punto vendita collegato ai clan, se era vincente il denaro veniva versato a uno scommettitore affiliato». Insomma il clan non perdeva mai. La conferma di un sistema dove l’illegalità è ben presente è arrivata ieri sempre dalla Calabria. Nel corso di un’attività di controllo sulle scommesse presso diversi esercizi commerciali, gli uomini della Guardia di Finanza di Palmi, hanno scoperto numerose apparecchiature scollegate alla rete telematica dei Monopoli. Sono state così denunciate 3 persone e sequestrati 7 congegni di divertimento e intrattenimento e 7 computer e altro materiale informatico necessario per la raccolta a distanza di scommesse clandestine. «Quello dell’azzardo e in particolare delle scommesse – commenta il procuratore di Palmi, Ottavio Sferlazza – è un settore privilegiato dalla criminalità organizzata per il riciclaggio e l’evasione fiscale. Questo rende ancora più necessario migliorare le norme, per meglio contrastare il fenomeno e, soprattutto, i controlli a monte». Antonio Maria Mira © RIPRODUZIONE RISERVATA