Da sabato nella tendopoli di Collemaggio sono arrivate le Francescane Missionarie di Gesù Bambino. Sei suore a rotazione provenienti dalla comunità di 24 religiose dell’Aquila (le altre sono ospitate a Lanciano) si danno da fare per accogliere le persone, distribuire indumenti, fare compagnia alla gente Hanno anche ripreso i contatti con le parrocchie di Bagno e Pettino per la catechesi e le attività pastorali che svolgevano da tempo. Per la congregazione, L’Aquila è un luogo di primaria importanza simbolica. Si trova qui infatti Palazzo Alfieri, oggi gravemente compromesso, monumento nazionale e storico edificio del quindicesimo secolo che è la casa dove visse ed operò la fondatrice Barbara Micarelli, nella seconda metà dell’Ottocento. «A Pasqua abbiamo pregato nella tendopoli e con le famiglie e i nostri alunni che vengono a trovarci», racconta suor Maria Felicita Decio, superiora della casa di fondazione dell’Aquila ed in passato superiora generale della Congregazione, presente in 13 Paesi di quattro continenti. All’Aquila le suore gestivano varie attività educative, dal nido integrato per bambini a partire dai due anni fino alla terza media. In più, una residenza universitaria che ospitava 30 ragazze di diverse parti d’Italia. « La fondatrice – spiega suor Maria Felicita – era attenta ai bisogni della società del suo tempo e ha iniziato una scuola per accogliere le ragazze orfane e dare loro un’istruzione e un futuro. Oggi proseguiamo nella stessa direzione e la nostra scuola raccoglie, anzi raccoglieva, 250 ragazzi. Grazie a Dio, sono tutti salvi». A via Fortebraccio, nell’antico corso della città tra san Bernardino e Collemaggio, palazzo Altieri era un fervore di iniziative. Ora rimangono i danni «anche se – precisa la religiosa – abbiamo verificato che è rimasta intatta la camera dove viveva suor Barbara e grazie al prodigioso lavoro dei Vigili del fuoco è stato salvato il nostro Gesù Bambino ». Segni di speranza tra tanta desolazione. Tra l’altro, quello delle Francescane missionarie di Gesù Bambino è il primo istituto dell’era moderna fondato nel capoluogo dell’Abruzzo, prima delle Suore della Dottrina cristiana e delle Suore del Sacro Cuore. A Tempèra è andata distrutta la casa di Caterina Vicentini, prima collaboratrice di Barbara Micarelli. «Il 2009 è denso di ricorrenze: celebriamo il 19 aprile i 100 anni dalla morte di suor Barbara Micarelli e i 130 anni da quando ricevette l’abito, nel 1879. Nel 2008 abbiamo ricordato i 130 anni dalla nascita della congregazione stessa». La situazione attuale «ci provoca a dare ascolto sempre di più all’umanità sofferente per condividerne i drammi. Siamo tornate all’Aquila per una presenza nelle tendopoli perché sentiamo con forza la necessità di aprirci alla condivisione del dolore e di affidarci totalmente a Dio confidando nella sua presenza, sull’esempio della nostra fondatrice » . I segnali del resto non mancano: la camera della Micarelli rimasta intatta, le suore salve, la stessa suor Maria Felicita che con pudore racconta la fuga fortunosa tra la caduta dei calcinacci e parla con commozione della consorella che per un giorno e mezzo ha tenuto represso il dolore di un incipiente attacco di cuore perchè vedeva la sua sofferenza come poca cosa in mezzo alla grande distruzione. Ed ora si trova in ospedale a Lanciano, con buone prospettive di guarigione nonostante il tormento vissuto. « Siamo vive per volontà di Dio – aggiunge la suora – e pensiamo sempre a quel che sarebbe accaduto se il sisma fosse arrivato in un altro momento, con tutti i nostri 250 alunni presenti. Anche le studentesse della residenza universitaria sono in salvo ed è per noi un grande segno» . Per questo «pensiamo ai tanti che sono nel dolore e cerchiamo di testimoniare la speranza che nasce dalla fede vivendo in mezzo a coloro che ogni giorno incontriamo nelle tendopoli». La Congregazione si appresta poi a vivere un momento di profonda commozione domenica 19 aprile ad Assisi. Verrà proiettato nella sala grande della Domus Pacis « Il mondo di Barbara», un ampio racconto filmato prodotto dalle suore e realizzato insieme alla NovaT di Torino, dei cappuccini italiani. In 97 minuti viene ripercorsa la storia e l’attività della Congregazione e il regista del film, Paolo Damosso di Nova-T, rileva che «mettere a confronto le immagini del documentario di Palazzo Altieri con la devastazione di oggi, è un modo per comunicare la speranza di ricostruire ciò che sembra irrimediabilmente perduto e non lo è».