L'intervista. Elisa Manna: «Così a rischio il futuro di tutti»
Qual è il dato più evidente della vostra ricerca? Una contraddizione di fondo. I genitori hanno interiorizzato l’idea che debbano controllare quello che i ragazzi fanno, e dicono di farlo, ma in realtà emerge che i figli hanno libero accesso ai diversi media, che il parental control viene usato da una percentuale che oscilla dal 9 al 20, con i maschi che vengono lasciati liberi di vedere qualunque cosa.
Quali sono i rischi?
Sicuramente la visione di contenuti violenti. La violenza sui media può non solo favorire atteggiamenti aggressivi nell’immediato, ma indurre una concezione violenta della vita, incidere sulle gerarchie di valori e sul modo di interagire con gli altri. Altro rischio è la pornografia violenta, che ha delle conseguenze molto pesanti sul rapporto da adulto del consumatore nei confronti della partner. L’aggressività, inoltre, può produrre diversi effetti: un processo di vittimizzazione, cioè la tendenza ad avere paura di tutto. Ancora più inquietante l’effetto spettatore, cioè un atteggiamento di desensibilizzazione, il diventare di ghiaccio a forza di assistere ad azioni violente.
Quale risultato l’ha colpita di più?
Il silenzio assordante dei media sulla disabilità. Se ne parla pochissimo, qualche volta emerge qualche caso problematico, ma non c’è assolutamente attenzione al vissuto della persona diversamente abile, che può avere una vita piena. In genere viene strumentalizzata dai media o su internet vediamo contenuti offensivi nei loro confronti.
E quali sono le conseguenze?
Sui minori questo silenzio ha un effetto enorme, perché i ragazzi si convincono che l’esistenza è fatta di giovinezza, felicità e bellezza e quindi hanno una rimozione per tutto quello che è il mondo dei problemi, delle difficoltà che però fanno parte della vita. Questo da adulti incide parecchio, perché non si saranno maturate le esperienze e le capacità per fronteggiare una situazione di sofferenza, che prima o poi capita a tutti.
Come invertire la rotta?
Credo che il tema meriti una legge quadro in cui si riprendano le fila del discorso, dalla commissione cinema, al comitato Media e minori che ha bisogno di strumento più forte tra le mani, al Cnu e all’Agcom. La complessità del tema e la sua centralità per lo sviluppo delle nuove generazioni, infatti, non riguarda solo le famiglie, comunque perno fondamentale, ma tutta la democrazia. I ragazzi saranno i cittadini di domani e se avranno la testa farcita di sciocchezze saranno apatici, insensibili, incapaci di partecipare alla vita politica.