Il rogo alla Rsa. Corvetto, quartiere sotto choc. Il Pm: fiamme partite da un letto
Fulvio Fulvivenerdì 7 luglio 2023
Tre operatrici sanitarie mentre escono dalla struttura dove si è sviluppato il rogo
Sul marciapiede di via dei Cinquecento, davanti all’ingresso della Rsa “Coniugi”, ancora a metà mattina si sentiva un acre odore di fumo. Il rogo che si è sprigionato nella notte in una delle camere al primo piano, un incendio subito domato dai vigili del fuoco intervenuti appena lanciato l’allarme dagli operatori in servizio, ha provocato sei morti e sedici intossicati, tra cui due gravissimi, tra i 173 anziani ospiti della struttura, quasi tutti non autosufficienti. L’intero quartiere Corvetto, alla periferia sud-ovest di Milano, è sotto shock. Una vecchietta che abita di fronte racconta di essersi svegliata per le grida che provenivano dalle stanze della palazzina e di aver sentito un forte rumore di vetri infranti. È andata nel panico e non ha dormito per il resto della notte, anche perché il trambusto, con le ambulanze e i mezzi anti-incendio dei vigili del fuoco, è proseguito ben oltre l’alba. La signora Velia abita in una delle due “torri”, i grattacieli aldilà di via Ravenna, viicino a piazza Gabriele Rosa: “Ho sentito anch’io le sirene e, c’era tanto caos, insieme ad altri inquilini siamo scesi in strada perché pensavamo a una bomba, un attentato o qualcosa del genere”. Sembra che anziani e personale in servizio (gli investigatori cercano di capire quanti fossero gli addetti al momento della tragedia e se si potevano salvare più vite) abbiano rotto i vetri delle finestre per far uscire il fumo che rapidamente si è propagato nei corridoi e nelle altre camere del piano, che danno nel cortile interno.Francesco è una guardia giurata e a quell’ora stava tornando nella sua casa di via dei Cinquecento in bicicletta da un servizio svolto in città: “Ho visto tanto fumo uscire dalle finestre ma sono stato colpito soprattutto dalle forti urla dei vecchietti, volevo entrare a dare una mano, a salvarli, ma poi la polizia mi ha bloccato”. Poco dopo le 10 arriva Giorgio, il figlio di un’ospite che chiede notizie della mamma 94enne e invalida, ospitata in una stanza del secondo piano: “Ho saputo dell’incendio dalla televisione, ho chiamato i responsabili della Casa di risposo ma ovviamente nessuno mi ha risposto e allora mi sono precipitato qui. Sono molto preoccupato anche perché mesi fa nella struttura c’è stato un allagamento e mia madre ha avuto tanta paura”. Ha chiesto notizie a un funzionario di polizia che nel giro di dieci minuti gli ha detto che la signora sta bene e si trova nel suo letto, tranquilla, assistita dal personale della Rsa.
“Ma quali sono le cause dell’incendio?”, domanda ancora Giorgio. “Non lo sappiamo ancora” è la risposta. Qualche notizia arriva più tardi dal procuratore aggiunto di Milano, Tiziana Siciliano: “Per quanto riguarda lo sviluppo dell'incendio abbiamo le idee chiare: è partito da una stanza ed è rimasto sostanzialmente chiuso in questo locale, che è l'unico dove ci sono segni evidenti di fiamme e di fuoco. Purtroppo – osserva il procuratore - il vero danno è stato fatto dal fumo che ha invaso interamente il primo piano, che di conseguenza ha creato la tragedia''. Il procuratore capo Marcello Viola ha detto che è stato aperto un fascicolo d’inchiesta: “Ma non abbiamo elementi per pensare al dolo”. L’ipotesi principale, dunque, è quella di omicidio colposo plurimo. Ma i vigili del fuoco parlano di incidente, forse il classico mozzicone di sigaretta. L'indagine però sarà lunga, avvertono gli inquirenti.Dietro le transenne che delimitano l'edificio della Rsa una volontaria della Comunità di Sant’Egidio chiede notizie di due coppie di anziani che loro assistitono da tempo. "Li abbiamo aiutati per anni quando abitavano da soli nelle loro abitazioni e abbiamo continuato a farlo quando hanno deciso di entrare nella Casa di risposo". Sono tutti salvi ma la signora Rosaria, 80 anni, è stata trasportata all’ospedale San Gerardo di Monza per accertamenti,. Sono circa 200 gli ultrasessantacinquenni che Sant’Egidio segue nel popoloso quartiere. Mentre i furgoni della polizia mortuaria continuano a portare via le salme delle vittime del rogo, escono tre operatrici socio-sanitarie impiegate nella Rsa gestita dalla Cooperativa Progres, con il volto coperto da una mascherina chirurgica: si sorreggono una con l’altra, si abbraccciano, sono distrutte, una di loro ha fatto il turno di notte e, scoppiato l'incendio, ha dovuto muoversi tra la fitta cortina di fumo per mettere in salvo gli anziani delle altre stanze e ha dovuto poi rispondere per tutta la mattina alle domande di rito degli investigatori e del magistrato che l’hanno interrogata per cercare di ricostruire i fatti. Verso le 11 una famiglia di bengalesi, padre, madre e tre figlie piccole, cerca di entrare dal portone della Rsa per recarsi in un ambulatorio medico all'interno: viene respinta per ragioni di sicurezza. Sono tutti e cinque scossi e impauriti. “Cercate qualcuno, avete dei parenti lì?”. “No, non sapevamo niente dell'incendio, dovevamo andare dal pediatra che ha lo studio nel palazzo, per far visitare le nostre bambine, adesso chissà quanto altro tempo dovremmo aspettare….”. Intanto altri familiari di degenti della Rsa arrivano in via dei Cinquecento, telefonino alla mano, visi stravolti, si avvicinano al giardino posteriore dove una trentina di carrozzine sono messe in fila, vuote, sono disperati, cercano di sapere come stanno i loro cari e perché è potuta succedere una tragedia del genere.