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Il dato. La spesa per le armi nucleari quest'anno è cresciuta ancora

Luca Liverani lunedì 17 giugno 2024

Un missile nucleare statunitense

Una montagna di risorse sottratte alla lotta alla crisi climatica e alla fame, in nome della deterrenza, della sicurezza e di un malinteso concetto di pace. Alla luce dei fatti, il peggior investimento nell'ambito di una spesa, già controversa, qual è quella per gli strumenti militari. È la spesa per le armi nucleari, necessaria a mantenere in efficienza un arsenale in grado di scatenare l'apocalisse totale. I nove Stati dotati di armi nucleari - Cina, Francia, India, Israele, Corea del Nord, Pakistan, Russia, Regno Unito e Stati Uniti - nel 2023 hanno speso complessivamente 91 miliardi 393 milioni 404 mila 739 dollari (oltre 85 miliardi di euro) per i loro arsenali, pari a 2.898 dollari al secondo. La denuncia arivva dall'ultimo Rapporto della campagna internazionale Ican (International Campaing to Abolish Nuclear Weapons), "Surge: 2023 Global nuclear weapons spending” che mostra come l'anno scorso siano stati spesi 10,7 miliardi di dollari in più per le armi nucleari rispetto al 2022.

Chi spende di più? La quota degli Stati Uniti, pari a 51,5 miliardi di dollari, è superiore a quella di tutti gli altri Paesi dotati di armi nucleari messi insieme. E rappresenta l’80% dell’aumento della spesa per le armi nucleari nel 2023. A seguire, la Cina che ha speso 11,8 miliardi di dollari, mentre la Russia è al terzo posto con 8,3 miliardi di dollari. La spesa del Regno Unito è aumentata significativamente per il secondo anno consecutivo, con un incremento del 17% a 8,1 miliardi di dollari.

“Surge” è la quinta edizione del rapporto di Ican sulla spesa globale per le armi nucleari. Negli ultimi 5 anni sono stati spesi 387 miliardi di dollari per le armi nucleari, con un aumento della spesa registrata annualmente di un robusto 34% nello stesso periodo: da 68,2 miliardi di dollari a 91,4 miliardi di dollari all’anno. Ciò è avvenuto poiché tutti e nove gli Stati dotati di armi nucleari continuano a modernizzare, e in alcuni casi ad ampliare, i propri arsenali.

Percentuali di spesa in armi nucleari dei nove paesi detentori - Ican

Alicia Sanders-Zakre della International Campaign to Abolish Nuclear Weapon, coautrice del rapporto, sottolinea come «l’accelerazione della spesa per queste armi disumane e distruttive negli ultimi cinque anni non sta migliorando la sicurezza globale, ma rappresenta una minaccia globale». A livello globale i Paesi dotati di armi nucleari hanno in corso contratti con aziende per la produzione di armi nucleari per un valore totale di almeno 387 miliardi di dollari. In alcuni casi tali contratti si protraggono fino al 2040. Nel 2023 le aziende coinvolte nella produzione di armi nucleari hanno potuto sottoscrivere nuovi contratti per un valore di poco inferiore ai 7,9 miliardi di dollari. Solo negli Stati Uniti e in Francia (i Paesi per i quali è stato possibile ottenere i dati) queste aziende hanno speso 118 milioni di dollari in attività di lobbying.

Grandi profitti che incentivano i produttori di armi nucleari a spendere milioni – almeno 6,3 milioni di dollari nel 2023 – per influenzare la politica governativa e l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti delle armi nucleari, attraverso il sostegno a think tank. Nel 2023 sono stati spesi almeno 123 milioni di dollari per assumere oltre 540 lobbisti e finanziare i principali centri di ricerca che influenzano il dibattito sul nucleare. «Il Rapporto “Surge” - affermano i ricercatori di Ican - smaschera queste connessioni problematiche e pericolose».

«I miliardi di dollari sperperati ogni anno per le armi nucleari rappresentano un’inaccettabile cattiva allocazione dei fondi pubblici», affermano Senzatomica e Rete Italiana Pace e Disarmo, partner della rete di Ican. «Invece di riversare risorse – maggiormente necessarie su altri ambiti – in una corsa sconsiderata alle armi di distruzione di massa, i nove Stati dotati di armi nucleari potrebbero pagare servizi vitali per i loro cittadini o contribuire ad affrontare crisi globali esistenziali». Con 91,4 miliardi di dollari all’anno, dicono le ong, «si potrebbe installare energia eolica per più di dodici milioni di case e così aiutare a combattere il cambiamento climatico». Oppure «coprire il 27% dei fondi mancanti per combattere lo stesso cambiamento climatico, proteggere la biodiversità e ridurre l’inquinamento. Con un solo minuto di spesa per le armi nucleari del 2023 si sarebbero potuti piantare un milione di alberi. Cinque anni di spesa per le armi nucleari avrebbero potuto sfamare 45 milioni di persone, che attualmente rischiano la fame, per la maggior parte della loro vita».

La spesa del 2023 per le armi nucleari dei nove paesi detentori - Ican

Ecco perché Ican ha indetto una settimana di azione globale dal 16 al 22 settembre 2024 : una mobilitazione che si svolgerà proprio quando i Paesi di tutto il mondo si riuniranno per trovare soluzioni alle più grandi sfide globali del nostro tempo. «Da oggi fino alla riunione degli Stati - rende noto Ican - invitiamo le persone di tutto il mondo a dirci per cosa preferirebbero che il denaro fosse speso, e a settembre ci attiveremo insieme con un messaggio chiaro: “Niente soldi per le armi nucleari!”». Le iniziative della settimana di mobilitazione verranno rilanciate nel nostro Paese dalla campagna “Italia, ripensaci” (promossa da Rete Italiana Pace e Disarmo e da Senzatomica) che da anni promuove iniziative affinché la volontà di disarmo nucleare ben radicata nella maggioranza degli italiani venga presa in considerazione dai decisori politici.