Si stima che la corruzione nelle sue varie forme costi all’India 50 miliardi di dollari l’anno, quasi quanto il bilancio militare del Paese, il settimo al mondo per consistenza.Non a caso la stampa indiana parla di «imbarazzo profondo» del governo di Nuova Delhi per la vicenda che coinvolge Finmeccanica. Lo scorso ottobre
Headline Today aveva diffuso informazioni che aprivano seri dubbi sulla correttezza della transazione per i 12 elicotteri Agusta Westland in parte già operativi in India. Il ministero della Difesa aveva allora ordinato un’inchiesta e chiesto informazioni al nostro governo ma apparentemente senza risultato. A un’audizione parlamentare, il ministro della Difesa indiano A.K. Antony aveva segnalato come l’investigazione non avesse nulla a che fare con l’acquisto degli elicotteri da combattimento. Dopo quello che da febbraio 2012 coinvolge due nostri fucilieri di marina agli arresti nel Paese asiatico perché accusati di avere ucciso due pescatori indiani durante quella che loro – di scorta armata a una nostra nave mercantile – avevano scambiato per un tentativo di arrembaggio, si apre forse con l’India un altro "caso" un contenzioso dalle conseguenze anche diplomatiche imprevedibili.Come confermato dal rapporto 2013 «Indice anti-corruzione della difesa» redatto da Transparency International, l’India è tra i Paesi a grave rischio di corruzione. Come altri di pari livello nella graduatoria di TI, l’India mantiene segreti alcuni capitoli di spesa e non li rende disponili a verifiche e controlli. Una situazione che, comune ad altri Paesi con simili caratteristiche, espone appunto le forze armate indiane a alti livelli di corruzione.Politici e media hanno immediatamente segnalato come la vicenda che va emergendo in Italia confermi la pratica da parte di aziende straniere di favorire con ingenti mazzette gli accordi su forniture militari. A loro volta, funzionari del ministero della Difesa hanno confermato che finora non è emerso alcun elemento di irregolarità dalle loro indagini.Una vicenda che comunque ne richiama due assai significative. Quella più recente risale al marzo 2012, quando il generale V.K. Singh denunciò dalle pagine del quotidiano
The Hindu il tentativo di un lobbista di comperare con 2,7 milioni di dollari la sua approvazione dell’acquisto di centinaia di camion sub-standard. Convocato dal Parlamento, il ministro Antony dovette ammettere di essere al corrente del tentativo di corruzione da almeno un anno ma di non essere intervenuto. Pochi giorni dopo emerse che lo stesso generale Singh aveva inviato scritto al presidente Manmohan Singh lamentando l’inadeguatezza dei mezzi a disposizione delle Forze armate nonostante un bilancio di tutto rispetto e sempre crescente.Inevitabilmente, vicende come quella in corso ricordano agli indiani quella della fabbrica svedese Bofors, che per ottenere l’acquisto di oltre 400 cannoni pagò tangenti per quasi 12 milioni di dollari. Uno scandalo allora senza precedenti che portò nel 1989 alla sconfitta elettorale del Partito del Congresso e che rischiò di travolgere Rajiv Gandhi, figlio di Indira, allora astro nascente della politica indiana.