Alle 16 le dichiarazioni finali, poi il
voto. Il ddl sulla corruzione ha avuto il via del Senato
con 165 voti a favore. Il provvedimento passa ora all'esame della Camera in seconda lettura.
Stamane la grande novità: via
libera all'articolo 8, che regolamenta il falso in bilancio per
le società non quotate. La norma è stata approvata a voto
segreto con 124 voti favorevoli, 74 contrari e 43 astenuti.
Poco prima un emendamento allo stesso articolo, presentato da
Forza Italia, era stato respinto per un solo voto.
Torna ad essere un reato, quindi, truccare i rendiconti
anche per quanti non hanno preoccupazioni di listino
borsistico. Non è l'unico cambiamento ad essere sancito
dall'aula di Palazzo Madama. Tra gli altri, saranno reato le
false comunicazioni sociali per le società quotate (da tre a
otto anni di reclusione). Non passa invece la proposta M5S di
introdurre l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per chi
commette reati di corruzione. I grillini non apprezzano, ed il
loro leader spara bordate dal suo blog, prendendosela con le
ultime cronache giudiziarie che si concentrano, in queste ore,
sul Pd.
"Non gli si sta più dietro. Tra indagati e arrestati al
giorno il Pd sta battendo ogni record.", scrive Beppe Grillo
in un post. Non è l'unico insoddisfatto, Grillo. Anche Forza Italia, la
cui linea non è quella che emerge vincente, manda segnali di
nervosismo sotto forma di assenze dall'Aula. Risultato: più di
un articolo passa grazie a maggioranze risicate, dai quattro ai
cinque voti.
Dopo rimandi, attese, critiche sui tempi eccessivamente
dilatati nonché su un Parlamento che per alcuni non è sembrato
"convinto" nell'affrontare fino in fondo una seria lotta alla
corruzione, oggi si potrebbe mettere un tassello definitivo
all'impegno contro il malaffare con il voto finale del ddl (che
poi però dovrà passare all'esame della Camera). I grillini, dopo
le consultazioni on line, hanno deciso il voto contrario. Il testo prevede un aumento delle pene per
l'associazione mafiosa: i boss e i loro uomini rischieranno,
grazie all'approvazione dell'articolo 4, fino a 26 anni di
carcere.
Sì anche alla possibilità di poter ricorrere al
patteggiamento e alla condizionale nei processi per i delitti
contro la pubblica amministrazione, ma unicamente nel caso in
cui ci sia stata la restituzione integrale del "maltolto". Ed
ancora, con l'approvazione dell'articolo 6, è previsto l'obbligo
per il Pm, quando esercita l'azione penale per i delitti contro
la pubblica amministrazione, di informare il presidente
dell'Autorità nazionale Anticorruzione. Passa l'esame dell'aula
anche l'articolo 3 del disegno di legge, quello che stabilisce
la riparazione pecuniaria: per i reati contro la pubblica
amministrazione, in caso di condanna, il funzionario corrotto
dovrà versare allo Stato una somma pari alla "mazzetta"
ricevuta.
I tempi del ddl sono stati dettati anche dal decreto legge
sulla Pubblica amministrazione, non ancora pronto per essere
incardinato in aula prima di giovedì mattina.