Corridoi umanitari. Accordo tra chiese, ong e Viminale per 1.200 rifugiati afghani
La firma del protocollo al Viminale
Saranno 1.200, con l'auspicio di ampliare il numero a 2 mila, i profughi afgani fuggiti dal regime talebano nei paesi limitrofi, che saranno accolti in Italia attraverso corridoi umanitari. Il ministero dell'Interno si farà carico dei voli per tutti e dell'accoglienza di 400 persone, agli altri penseranno le chiese e la società civile: 300 profughi saranno a carico della Conferenza episcopale italiana, 200 della Comunità di Sant'Egidio, 200 delle Chiese evangeliche, 100 dell'Arci. L'accordo dura due anni, prorogabili a tre. Il primo gruppo di afgani è atteso per inizio 2022.
È il contenuto del protocollo sottoscritto stamattina al Viminale dal ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, dal ministro plenipotenziario Luigi Vignali per il ministero degli Esteri, dal segretario della Cei monsignor Stefano Russo, dai presidentI della Comunità di Sant'Egidio Marco Impagliazzo, della Federazione delle chiese evangeliche in Italia Daniele Garrone, dell'Arci Daniele Lorenzi. A collaborare saranno anche Inmp (Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti), rappresentato alla cerimonia da Concetta Mirisola, l'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) con Laurence Hart, l'Acnur (Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) con Chiara Cardoletti.
«La firma di questo protocollo è un momento importante che dà il senso del fare squadra tra pubblico e privato. Auspico si arrivi a 2 mila profughi dall'Afghanistan», ha detto prima della firma il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. «Non tutti i Paesi - ha aggiunto - hanno la propensione dell'Italia all'accoglienza e ai diritti umani. Sono temi sensibili a volte utilizzati anche come propaganda». Dallo scoppio della crisi afghana «abbiamo già portato coi ponti aerei dall'Afghanistan 5 mila persone, a cui ora se ne aggiungono 1.200 e spero si arrivi a 2 mila. Il popolo afghano soffre e sembra che i diritti vengano cancellati, come quelli delle donne». Lamorgese ha parlato di «un'Europa più solidale e partecipativa, ma non posso non dire che sui flussi migratori che stiamo vivendo - con interventi di salvataggio delle ong al largo della Libia - è ingiusto che il carico tocchi solo all'Italia. In questo momento di pandemia, viviamo anche difficoltà operative». Quindi, ha assicurato la ministra, «a Bruxelles continuerò a insistere per una corretta redistribuzione delle persone e delle responsabilità».
Monsignor Stefano Russo per la Cei ha sottolineato «l'impegno costante, non da adesso, di tutte le comunità cristiane in Italia. Dietro a questa firma c'è un lavoro che ha preceduto tutto questo e che prosegue. Speriamo che i corridoi umanitari diventino sempre più una buona notizia che possa coinvolgere anche i paesi europei». Le persone che arriveranno in Italia saranno accolte in diverse diocesi dove, con il supporto delle Caritas locali, saranno sostenute in un percorso di integrazione e inclusione.
«Proseguiamo nella positiva sperimentazione dei corridoi umanitari - ha aggiunto il segretario della Cei - che, a partire dal 2017, hanno permesso alla Chiesa che è in Italia di farsi prossima a quanti necessitano di protezione internazionale. Grazie a Caritas Italiana, infatti, la Cei ha già contribuito ad offrire un’alternativa legale a oltre mille persone provenienti dall’Etiopia, dal Niger, dalla Turchia, dalla Giordania»
«L'impegno del governo - ha detto poi Marco Impagliazzo di Sant'Egidio - sottolinea la vocazione umanitaria dell'Italia nei corridoi e nelle evacuazioni. Misuriamo la forza di questa sinergia che da anni si è creata tra cittadini, comunità cristiane e istituzioni. Una buona pratica che dovrebbe essere imitata anche al di fuori dell'Italia. Dopo avere accolto 100 afgani arrivati in Italia con i voli di evacuazione di agosto, ci offriamo di accoglierne altri 200. Nella via della legalità, i corridoi umanitari permettono accoglienza e integrazione». Il presidente di Sant'Egidio si è soffermato sull’importanza della sinergia che si è venuta a creare, in questo importante impegno umanitario, con il ministero dell’Interno e, in particolare, con il Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione: «È un modello di collaborazione tra istituzioni e società civile - ha detto - che assume un grande valore perché mostra quanto sia possibile salvare vite umane, accogliere e al tempo stesso integrare».
«Questo è il quinto protocollo che noi sottoscriviamo - ha dichiarato il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Daniele Garrone - ma oggi rileviamo con particolare gioia questa novità della sinergia tra lo Stato e le nostre chiese. Ci rafforza nella convinzione che i corridoi umanitari non vanno relegati nello spazio delle iniziative assistenziali, caritatevoli, emergenziali, ma potrebbero essere una buona pratica per l’Europa nel giorno in cui si deciderà di affrontare quella che non è una emergenza temporanea, ma una svolta epocale. L’altro elemento che ci rallegra è la presenza della ministra Lamorgese oggi, nella quale ravvisiamo l’espressione di una determinata postura politica ed istituzionale, in tempi in cui in Europa si diffonde un atteggiamento politico che recepisce la xenofobia nel Paese e la alimenta con la sua propaganda».
Da Daniele Lorenzi, presidente Arci, l'auspicio «che il ministero e il governo considerino questo come un ulteriore passo, non l'ultimo, per altre iniziative per l'Afghanistan. Sollecitando l'Europa a dare risposte concrete a questo dramma». Arci così «vuole fare la sua parte nella lotta ai trafficanti di esseri umani».