Coronavirus. Il ritorno a scuola, presidi e sindacati preoccupati per spazi e trasporti
Alcuni studenti fuori dal liceo scientifico A. Volta a Milano
L'attenzione del governo e delle Regioni, ora, è tutta al 26 aprile, quando come annunciato da Mario Draghi tutte le scuole riapriranno in presenza, tranne le superiori in zona rossa.
I dettagli saranno resi noti nel decreto legge varato in settimana, e, intanto, il ministero dell'Istruzione incontra le parti sociali.
Dal 26 tornano le zone gialle. Riaprono le scuole. Allo studio un pass per spostarsi
Un primo tavolo, al quale partecipano anche i presidi, si è aperto alle 9.30, perché i sindacati chiedono compatti l'aggiornamento del protocollo di sicurezza e un punto sugli esami di Stato di giugno. Il "rischio ragionato", lamentano, "non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni, le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus", molto più contagiose.
di stabilire la percentuale di studenti che deve frequentare: mancano 4-5 settimane, si può fare una turnazione per cui il 75/80% degli studenti va in presenza e l'altro viene deciso dalla scuola. Qualche
elemento di flessibilità sarebbe necessario".
Nonostante i nodi chiaramente irrisolti sulla scuola, il governo non intende indietreggiare: "Era indispensabile riprendere la scuola perché la perdita educativa è stata molto forte e il ritorno in classe per almeno un mese è doveroso", spiega la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini.
"La scuola ha dei rischi, bisogna ridurli", taglia corto Agostino Miozzo, consigliere del ministro dell'Istruzione Bianchi. "Il problema delle classi pollaio - afferma - dev'essere ridotto attraverso le soluzioni più idonee". Per Miozzo è "difficile" introdurre il tampone a tappeto per 8 milioni di studenti, ma controlli a campione sul territorio potrebbero "essere utili".