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Coronavirus. Il ritorno a scuola, presidi e sindacati preoccupati per spazi e trasporti

Redazione Internet lunedì 19 aprile 2021

Alcuni studenti fuori dal liceo scientifico A. Volta a Milano

L'attenzione del governo e delle Regioni, ora, è tutta al 26 aprile, quando come annunciato da Mario Draghi tutte le scuole riapriranno in presenza, tranne le superiori in zona rossa.

I dettagli saranno resi noti nel decreto legge varato in settimana, e, intanto, il ministero dell'Istruzione incontra le parti sociali.

Dal 26 tornano le zone gialle. Riaprono le scuole. Allo studio un pass per spostarsi

Un primo tavolo, al quale partecipano anche i presidi, si è aperto alle 9.30, perché i sindacati chiedono compatti l'aggiornamento del protocollo di sicurezza e un punto sugli esami di Stato di giugno. Il "rischio ragionato", lamentano, "non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni, le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus", molto più contagiose.

E chiedono all'esecutivo di mettere in atto "provvedimenti adeguati", a partire appunto dai protocolli di sicurezza, "mai puntualmente applicati, che sono fermi all'estate del 2020", passando per il tracciamento, che non funziona più, e per il potenziamento dei trasporti. Ma domandano anche la ripresa della vaccinazione a tappeto del personale, interrotta con lo stop all'uso di AstraZeneca per le persone al di sotto dei 60 anni.
"Noi siamo assolutamente favorevoli al rientro a scuola dei ragazzi ma nei mesi passati ci è stato risposto che non c'erano le condizioni per quanto riguarda i trasporti. La situazione dei trasporti è rimasta la stessa, la differenza è che ci sono state le vaccinazioni al personale scolastico ma il piano è stato sospeso: forse era il caso di non sospenderlo e proseguire". Così si è espresso il presidente dell'associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli. "Bisogna lasciare alle scuole la facoltà
di stabilire la percentuale di studenti che deve frequentare: mancano 4-5 settimane, si può fare una turnazione per cui il 75/80% degli studenti va in presenza e l'altro viene deciso dalla scuola. Qualche
elemento di flessibilità sarebbe necessario".

Nonostante i nodi chiaramente irrisolti sulla scuola, il governo non intende indietreggiare: "Era indispensabile riprendere la scuola perché la perdita educativa è stata molto forte e il ritorno in classe per almeno un mese è doveroso", spiega la ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini.

Per quanto riguarda la logistica, in settimana ci sarà un tavolo con il ministro Bianchi, il ministro Giovannini e le Regioni. Un tavolo chiesto dalle Regioni, precisa Massimiliano Fedriga, perché "sulle scuole c'è un limite fisico, perlomeno per quanto riguarda i trasporti, per esempio nell'attesa dell'autobus. Servono anni e non mesi per ordinare nuovi mezzi. E' chiaro che bisognerà organizzare anche questo". E propone di rivedere "in modo consistente" gli orari di entrata ed uscita dalle scuole.

"La scuola ha dei rischi, bisogna ridurli", taglia corto Agostino Miozzo, consigliere del ministro dell'Istruzione Bianchi. "Il problema delle classi pollaio - afferma - dev'essere ridotto attraverso le soluzioni più idonee". Per Miozzo è "difficile" introdurre il tampone a tappeto per 8 milioni di studenti, ma controlli a campione sul territorio potrebbero "essere utili".