Covid. Stato di emergenza fino al 30 aprile e nuovi limiti ad asporto e spostamenti
Non c’è strada diversa dall’unità per affrontare un’emergenza che è sanitaria, economica e sociale. «Unità a Roma come in tutte le regioni d’Italia, nella maggioranza come all’opposizione». Il ministro della Salute Roberto Speranza torna dopo l’informativa del 2 dicembre a parlare alla Camera dei deputati per mettere al corrente il Parlamento sulla situazione della pandemia in Italia, sul quadro della campagna vaccinale, ma soprattutto sulle misure che andranno a comporre il nuovo Dpcm dal 16 gennaio in poi. Prima tra tutte la novità della proroga del divieto di spostamento anche tra regioni gialle e dal divieto di asporto per bar e ristoranti dopo le 18 (finora era consentito fino alle 22) e dalla creazione di una nuova fascia di colore bianco che indica un primitivo ritorno alla normalità.
Siamo all’ultimo miglio ma è «lungo e irto di ostacoli», ricorda il capo del ministero della Salute, per questo «adesso serve ancora più uno sforzo unitario, perché siamo all’ultimo miglio ma non abbiamo ancora vinto». Davanti l’Italia avrà settimane difficilissime virus che continua a colpire duramente e parallelamente si dovrà ampliare la campagna vaccinale più grande della storia recente. Ecco perché, ripete più volte, «teniamo fuori la salute degli italiani dalle presunte o reali battaglie politiche». Non si può infatti che essere uniti e coerenti nel ringraziare il sistema sanitario, convinto che Covid abbia i mesi contati e che «sconfiggeremo anche questo virus anche grazie agli sforzi della scienza che sta illuminando la strada che ci porterà fuori da questa stagione terribile». Un dettaglio che non può essere dimenticato anche quando decidiamo dove investire i soldi pubblici.
La circolazione del virus
Il ministro continua poi a ribadire che non bisogna farsi illusioni, i prossimi mesi saranno molto difficili e se li affrontiamo come se fossimo ancora finita pandemia andiamo incontro a disillusioni. La situazione nel mondo è grave e in Ue c’è un caso ogni 27 abitanti, peggio di altri continenti, ci sono Paesi in lockdown totali non per la prima volta. In Italia, «non facciamoci portare fuori pista dal fatto che abbiamo un numero di casi inferiori rispetto al resto d’Europa», sottolinea Speranza, perché i dati dell’ultima cabina di monitoraggio sono chiari: c’è peggioramento generale, aumentano contemporaneamente Rt e incidenza di casi, l’occupazione dei posti in terapia intensiva con tredici regioni che hanno superato la soglia critica e focolai con origine sconosciuta aumentati. «Questo ci dice che l’epidemia è nuovamente in fase espansiva», conclude il ministro.
Il nuovo Dpcm
Una situazione in peggioramento, dunque. Per questo il governo proroga al 30 aprile lo stato di emergenza che termina il 31 gennaio (il Cts aveva consigliato al 31 luglio). Da lunedì con le Regioni, sottolinea Speranza, «abbiamo avviato lavoro per stesura del nuovo Dpcm», in cui viene prevista sostanzialmente la conferma delle misure già vigenti ( a partire dal coprifuoco dalla 22 alle 5 in tutta Italia) e del modello a colori differenziati (giallo, arancione e rosso), ma in più si aggiunge – come già avvenuto durante le feste natalizie – il divieto di spostamenti tra regioni anche in zone gialle, l’asporto di bar e ristoranti limitato fino alle 18, la conferma della deroga di poter accogliere massimo due non conviventi a casa e la riapertura dei musei in area gialla come luogo simbolo della cultura del Paese. Ultima novità si stabilisce una quarta area, bianca, che scatta con incidenza Rt sotto uno e indice di rischio basso che prevede l’obbligo solo delle mascherine e del distanziamento. Ma è difficile, premette il ministro, che questa area scatterà a breve in Italia, tuttavia «indichiamo un percorso di speranza».
I vaccini
Sul fronte vaccini, sono stati somministrati circa 800mila dosi, e questo porta l’Italia ad essere la nazione Ue con maggior vaccini somministrati. «Non rincorriamo classifiche ma questo ci riempie di soddisfazione», la sottolineatura del responsabile del ministero, ringraziando i ministri Boccia e Guerini, il commissario Arcuri, il personali del ministero Salute e tutti i sanitari. Un gioco di squadra ha permesso di raggiungere questo risultato e rappresenta «la pre-condizione essenziale per il successo, dobbiamo andare avanti così – dice - zero polemiche, siamo solo all’inizio del nostro lavoro di vaccinazioni, questa è lunga e difficile maratona e non una gara di velocità». C’è ancora tanto da fare, ma si può fare avendo chiaro tempi e strategie attesi. L’Italia può garantire un numero più alto vaccinazioni, ma serve «un esercito di vaccinatori e un clima giusto». Per questo, ripete a Montecitorio Speranza, «lasciamo fuori dalla battaglia politica la campagna di vaccinazioni, è troppo importante evitare che si macchi questo percorso».
Unita, unità, unità. Per tre volte viene ripetuta questa parola unità, per far sì che si raggiunga il pieno successo della campagna vaccinale, un successo che «non di una parte politica ma del Paese, non alimentiamo campagna autolesionistiche». Oggi vero problema è scarsità dei vaccini nel mondo, non ci sono scorte accumulate e dimenticate nei magazzini, spiega ancora il ministro, l’Italia è stata prima a lanciare un’alleanza sui vaccini affidando all’Ue e non ai singoli Paesi l’acquisto di vaccini. Il vaccino è «diritto di tutti e non privilegio di pochi», la linea seguita dal nostro Paese. Ad oggi sono stati siglati accordi per 226 milioni di dosi che aumenteranno fino a raddoppiare nelle prossime settimane e si è fiduciosi che questo aumento di dosi avverrà in tempi non lunghi. Il 29 gennaio dovrebbe arrivare il via libera dell’Ema per AstraZeneca e nel primo trimestre anche del siero di Johnson e johnson, ma il monito del numero uni di Lungotevere Ripa è chiaro: vanno usate bene e presto dosi a disposizione. L’Italia è pronta a mettere in campo squadra molto larga: oltre ai membri del Ssn, i medici di famiglia e i pediatri, 15mila professionisti del bando commissariale, saranno impegnate anche le farmacie che potranno mettere a disposizione spazi e risorse. La logica è che il diritto alla salute va garantito ancor più ai più deboli. Ma serve un clima positivo e di dialogo, di correttezza e trasparenza nelle informazioni che, secondo Speranza, sarà sufficiente per convincere italiani a vaccinarsi, senza obblighi. Trasparenza ed evidenza scientifica, infatti, secondo lui è la risposta migliore «non gli insulti o una guerra ideologica tra fan della scienza e primitivi delle caverne».