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Udine. Cori razzisti, c'è un indagato. Sarà bandito a vita dallo stadio

Simone Marcer lunedì 22 gennaio 2024

Il portiere del Milan (in maglia arancione) Maignan sabato a Udine

C'è un primo indagato per la vicenda dei cori razzisti contro Mike Maignan durante Udinese-Milan dello scorso sabato, cori che hanno spinto il portiere ad abbandonare il campo e l'arbitro a sospendere la partita. La polizia di Stato di Udine, nel corso delle indagini grazie al supporto dell'impianto di video-sorveglianza nello Stadio, ha individuato un primo soggetto indiziato di avere proferito invettive a sfondo razzista: «Negro di m...» ripetuto per dodici volte.

L'uomo, quarantaseienne della provincia di Udine, già conosciuto alle forze dell'ordine, è stato deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Udine che sta coordinando le indagini. Contestualmente - precisa una nota - il questore di Udine ha emesso nei suoi confronti un Daspo per la durata di cinque anni. Le attività proseguono al fine di identificare eventuali altri soggetti responsabili di atti di discriminazione razziale. Il responsabile è stato incastrato da un video postato sui social da un tifoso dell'Udinese nelle ore che hanno seguito il match. Gli agenti della Digos hanno incrociato ed analizzato le immagini, e lo hanno poi identificato. Per l'identificazione si è rivelata decisiva anche la collaborazione del club friulano, che ha subito messo a disposizione degli inquirenti tutte le immagini possibili. Sarebbero tre o quattro gli ultras autori dei cori.

L'Udinese Calcio ha comunicato che la prima persona individuata come responsabile dei «deplorevoli insulti razzisti a Maignan», sarà, «a tempo indeterminato, bandito dal nostro stadio con effetto immediato». La società ha anche confermato «l'impegno contro il razzismo ritenendo fondamentale l'applicazione di misure forti per mandare un concreto messaggio contro le discriminazioni, non solo nel calcio, ma nella società».

«Non è il giocatore ad essere attaccato, ma l'uomo e il padre di famiglia. Non è la prima volta che mi capita e non sono nemmeno il primo ad esserlo». Nel post sul suo profilo social il portiere francese del Milan, Mike Maignan chiede all'intero sistema calcio di «assumersi le proprie responsabilità», definendo «complici coloro» che non hanno preso le distanze dal gesto - anche i tifosi sugli spalti - o che non adotteranno provvedimenti severi tra cui l'Udinese e le autorità. Sui cori razzisti rivolti al portiere rossonero durante la partita con l'Udinese, che è stata interrotta, sono in corso accertamenti da parte della polizia per verificare le responsabilità. Gli agenti della Digos della questura hanno esaminato i filmati per identificare il gruppo di persone autore dei cori razzisti. Oltre ai daspo i responsabili rischiano sanzioni penali (istigazione all'odio razziale). Come ha anticipato il procuratore capo di Udine, Massimo Lia, non appena gli atti saranno trasmessi alla magistratura e verrà aperto un fascicolo. La scelta del giudice sportivo potrebbe anche essere quella di passare tutto alla Procura federale per un ampliamento dell'indagine, che potrebbe sfociare in provvedimenti più severi.

Si discute anche su quali misure prendere per evitare il ripetersi di fatti di questo tipo. Chiusura del match, sconfitta a tavolino o interruzione della partita (com'è stato fatto durante Udinese Milan): queste le ipotesi di cui si è parlato. L'eurodeputata Stefania Zambelli (FI-Gruppo Ppe) ha annunciato un'interrogazione in parlamento Ue, il parlamentare Mauro Berruto un disegno di legge in parlamento, mentre il capogruppo M5S in Commissione Cultura alla Camera Antonio Caso chiede pene più severe. Domenica tra l'altro, nel corso di Salernitana-Genoa si è registrato un altro episodio di intolleranza. Dopo aver segnato il gol dell'1-1 in Salernitana-Genoa, l'attaccante italoargentino Retegui ha festeggiato sotto la curva dei padroni di casa ed è stato colpito da uno snack al cioccolato, finendo a terra per poi rialzarsi, mentre l'altro genoano Strootman ha raccolto la barretta e l'ha mangiata. Tra gli altri oggetti tirati in campo c'era anche un pezzo di cemento divelto dalla curva, che non ha colpito nessuno e che poi è stato preso in consegna dall'arbitro Orsato. Kevin Strootman, centrocampista del Genoa, ha poi commentato: «Abbiamo festeggiato davanti ai loro tifosi - le sue parole -, hanno lanciato qualcosa ma nel calcio succede, nessuno si è fatto male e va bene così. Lo snack? Sì, l'ho mangiato».

Riguardo a Udinese-Milan, secondo il presidente della Figc, Gabriele Gravina «la sospensione di una gara è un messaggio molto forte ma la chiusura definitiva di una partita di calcio con 20, 30, 40, 50 o 60mila spettatori è un problema di ordine pubblico e non spetta a noi e non vogliamo nella maniera più assoluta sostituirci a chi ha il dovere, l'obbligo, il diritto di gestire l'ordine pubblico». Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, in questi casi ha proposto la sconfitta a tavolino. Secondo Gravina, «se ritiene che questo possa essere trasformato in regola, in norma, lo puo' fare come Fifa e noi ci adegueremo ai principi informatori che la Fifa indicherà».

Maignan ha ricevuto in questi giorni solidarietà a livello politico e sportivo ai massimi livelli, dai ministri Andrea Abodi e Matteo Salvini, al presidente Figc, Gabriele Gravina. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino. Chi rappresenta i calciatori, l'Aic, è in prima fila nella condanna contro un fenomeno purtroppo sempre in crescita. «Gli insulti razzisti sono ormai quasi la metà di tutti quelli subiti dai calciatori in tutte le serie - afferma il presidente Assocalciatori, Umberto Calcagno - Tutto questo è mostruoso e inaccettabile ma il mondo del calcio non può da solo risolvere la questione».

E poi tantissimi campioni e club, tra tutti il compagno di nazionale Kylian Mbappè, anche lui spesso vittima di abusi razzisti, tanto da aver addirittura pensato di lasciare la nazionale. Tra i più amareggiati, anche come friulano doc, è Dino Zoff, che ricorda come nel calcio le offese non sono mai mancate, «ma almeno erano per tutti».

«È una lotta dura, ci vorrà tempo e coraggio ma è una lotta che vinceremo», ha concluso Maignan nel suo messaggio.