Attualità

Riforme. Cooperazione, dopo 27 anni la nuova legge

Gianno Santamaria sabato 2 agosto 2014
Un riassetto della cabina di regia politica in materia di cooperazione, l’istituzione di un’apposita Agenzia con un 'braccio' finanziario affidato alla Cassa depositi e prestiti, la valorizzazione del settore profit e no profit nel sistema di cooperazione. Sono alcune delle principali novità della riforma del settore, contenuta nel disegno di legge approvato ieri in via definitiva dalla commissione Esteri del Senato in sede deliberante. Era stato già approvato con modifiche dalla Camera il 17 luglio e, in prima lettura, dall’aula di Palazzo Madama il 25 giugno. Il ddl (dal titolo 'Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo') riforma integralmente il precedente assetto istituzionale della cooperazione allo sviluppo e adegua la normativa italiana ai nuovi principi ed orientamenti emersi nella comunità internazionale sulle problematiche dell’aiuto allo sviluppo negli ultimi vent’anni. La legge che finora regolava la cooperazione risale a 27 anni fa.  Dal punto di vista istituzionale viene creata la figura di un junior minister, un viceministro dedicato alla cooperazione all’interno del ministero degli Affari esteri (Mae) che cambia nome e diventa anche 'della Cooperazione internazionale' (Maeci). Il coordinamento politico viene affidato a un neocostituito Comitato interministeriale per la cooperazione e lo sviluppo internazionale (Cicsi). Il compito di istruttoria, formulazione, finanziamento, gestione e controllo delle iniziative di cooperazione sarà svolto in autonomia organizzativa dalla neonata Agenzia italiana per la cooperazione e lo sviluppo (con una dotazione di organico massima di 200 unità). L’approvazione dei progetti superiori a 2 milioni spetterà a un Comitato congiunto tra Farnesina e Agenzia. Il compito di acquisire i milioni degli aiuti europei, attualmente intercettati con difficoltà e di coordinare le iniziative finanziarie delle banche e dei fondi internazionali multilaterali, spetterà alla Cassa depositi e prestiti (l’istituto del Tesoro che gestisce il risparmio postale e alcune partecipazioni pubbliche). È uno strumento - sottolineano alla Farnesina - finora «completamente assente in Italia» e di cui i nostri partner europei sono invece da tempo dotati e che «consentirà di mettere in sinergia massima le risorse pubbliche e private e ampliare le capacità del 'Sistema italiano di cooperazione'. In tale sistema sarà valorizzata la partecipazione dei settori profit  e no profit.  Con alcune avvertenze. Gli stanziamenti non potranno essere usati direttamente o indirettamente per finanziare attività di natura militare. Le competenze per il soccorso di chi è impegnato all’estero spetteranno alla Protezione civile internazionale e non incideranno sul bilancio della cooperazione. Infine, l’impegno e a far sì che le politiche commerciali e di immigrazione italiane non contraddicano i fini della cooperazione, mirata a sviluppo e diritti umani. La riforma disegna infine un rapporto di partecipazione del Parlamento, che esercita le funzioni di indirizzo e controllo sul Documento triennale di programmazione e indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, che dovrà essere approvato dal Consiglio dei ministri entro il 31 marzo di ogni anno. E della Conferenza nazionale, un organo di dialogo fra soggetti pubblici e privati. Soddisfazione viene espressa dai due relatori del ddl alla Camera e al Senato, entrambi del Pd, Lia Quartapelle e Giorgio Tonini. Dal sottosegretario agli Esteri, Mario Giro. E dal viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, che in particolare ha seguito l’iter per il governo. «Con questa riforma la cooperazione non sarà più solo parte integrante della politica estera, ma ne diventerà parte qualificante», dice. «Finalmente una legge sulla cooperazione internazionale all’altezza di un paese moderno», commenta il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio. Anche il presidente della Commissione Esteri di Palazzo Madama, Pier Ferdinando Casini, sottolinea che si è scritta «una pagina di buona politica».