Si riparte. Anche se in realtà la Caritas non si è mai fermata. «Occorre riconoscere e ridirci il valore della rete Caritas in Italia», ha sottolineato il direttore, don Francesco Soddu, richiamando la responsabilità affidata al servizio e all’azione delle Caritas. E cioè «responsabilità certamente nell’accoglienza ai poveri, ma anche educativa, animativa, culturale, ecclesiale nel discernere il tempo presente». Si è chiuso così, ieri, il convegno nazionale delle Caritas diocesane, che ha visto confrontarsi per quattro giorni quasi seicento rappresentanti provenienti dalle duecentoventi realtà italiane. Tuttavia «questo convegno non finisce oggi – ha aggiunto don Soddu –, ricomincia subito nel lavoro che ci attende. Un viaggio che continua in una Chiesa della carità, in un Paese solidale e accogliente». La responsabilità è grande e inevitabile: «In un mondo che cambia – ha sottolineato ancora il direttore Caritas –, con le crisi che si alternano e si susseguono, siamo chiamati ad essere segno e portatori di speranza mediante l’educazione secondo la pedagogia dei fatti, che tende a mettere in evidenza in primo luogo l’aspetto della testimonianza». Dal presidente, il vescovo di Lodi Giuseppe Merisi, è arrivato un ringraziamento a tutti quanti hanno partecipato e si sono impegnati per la buona riuscita del convegno. È necessario «investire sempre più sulla formazione e sul potenziamento delle Caritas diocesane», ha ribadito Merisi, sviluppando percorsi educativi per le comunità locali, affinché «siano capaci di testimoniare nel quotidiano che la carità è l’intima natura della Chiesa ed è esigenza concreta della fede cristiana».Conclusi i cinque gruppi di lavoro su altrettante tematiche (migranti, famiglie, solitudini, giovani, dipendenze), si è concluso anche il Coordinamento nazionale degli addetti alla comunicazione delle Caritas diocesane, dedicato soprattutto ai social network, al loro ruolo e alla loro incidenza nel piano di comunicazione complessiva della Chiesa e particolarmente della Caritas. Con l’aiuto di Leo Spadaro e Francesca Triani di "Ids&Unitelm" (che cura il sito web della Cei, ndr), si sono messe a fuoco potenzialità e problematicità di questi strumenti. Possono diventare – come è stato detto – veicolo di critica e di sfogo, ma possono rappresentare anche grandi opportunità per raccogliere i bisogni delle persone in difficoltà.Nel corso del convegno c’è stato spazio anche per una tavola rotonda, coordinata da Paolo Beccegato, responsabile dell’Area Internazionale di Caritas Italiana, a cui hanno preso parte il vescovo di Anse-à-Veau-Miragoâne, Pierre-André Dumas, presidente di Caritas Haiti; padre Samir Khalil Samir, islamologo, docente presso l’Università di Beirut e il Pontificio Istituto Orientale di Roma; Carlo Di Cicco, vicedirettore dell’
Osservatore Romano e Alberto Chiara di
Famiglia Cristiana. Una riflessione comune a partire dall’auspicio di papa Francesco di «una Chiesa povera e per i poveri», nel mondo. In questa prospettiva si affronta il ruolo pedagogico e la pastorale di prossimità della Chiesa, chiamata, specialmente nelle emergenze e nei complessi scenari di crisi, «a testimoniare il Vangelo e dare speranza, al ruolo dei media nel comunicare volti e vicende di questa Chiesa». Senza poi dimenticare la drammatica emergenza in Siria, né il complesso scenario emerso dalla primavera araba.Infine numerosi i messaggi inviati in questi quattro giorni. Oltre quello a papa Francesco, i rappresentanti di Caritas Italiana e delle Caritas diocesane hanno scritto al Papa emerito per gli auguri di compleanno. Altri telegrammi sono stati inviata al presidente di Caritas Internationalis, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, al presidente di Caritas Europa, padre Erny Gillen, e a monsignor Vittorio Nozza, già direttore di Caritas Italiana.