Attualità

LA VITA IN GIOCO. Contraccettivi & aborto Inganni vecchi e nuovi

Enrico Negrotti martedì 26 gennaio 2010
Si chiama aborto e lo definiscono contraccezione d’emergenza. È in base a questa manipolazione linguistica che è possibile ormai far passare quasi inosservato l’ennesimo passo verso la privatizzazione assoluta dell’aborto, seppure precocissimo. Potrebbe infatti arrivare anche nel nostro Paese la cosiddetta «pillola dei cinque giorni dopo», vale a dire il farmaco che ha efficacia per evitare la gravidanza fino a 120 ore dal rapporto potenzialmente fecondo. La nuova pillola (che contiene la molecola ulipristal acetato, nome commerciale EllaOne) «appartiene allo stesso gruppo farmaceutico della Ru486, la pillola abortiva» sottolinea Lucio Romano, ginecologo dell’Università di Napoli «Federico II» e copresidente dell’associazione «Scienza&Vita». «È molto preoccupante dal punto di vista etico-antropologico e procedurale-culturale – sottolinea – far passare un metodo abortivo per contraccezione». La pillola in questione infatti «è un antiprogestinico sintetico di seconda generazione» e «svolge una spiccata azione selettiva e antagonista per i recettori del progesterone». La farmacodinamica dell’ulipristal acetato «è pressoché simile a quella del mifepristone (Ru486)». «L’azione del progesterone è fondamentale per lo sviluppo dell’embrione e in particolare prepara l’utero ad accoglierlo per l’annidamento» scrive Romano nell’ultima newsletter di “Scienza&Vita”. La nuova pillola «si lega ai recettori del progesterone e ne inibisce l’azione. Quindi impedisce, tra l’altro, l’annidamento dell’embrione svolgendo un’azione intercettiva-abortiva. È importante ricordare che i primi studi sono stati realizzati proprio confrontando l’azione con quella della Ru486». Della pillola a base di ulipristal acetato ha il brevetto l’azienda francese Hra Pharma (che produce anche la pillola del giorno dopo): un dirigente della filiale italiana, Alberto Aiuto, ha detto ieri che c’è «l’intenzione di commercializzare il farmaco anche in Italia» e che «la richiesta di prezzo è già stata fatta all’Aifa». Anche quando nel 2000 fu introdotta in commercio la pillola del giorno dopo si sostenne che si trattava di un «contraccettivo di emergenza» perché blocca l’ovulazione, ma – se questa è già avvenuta – l’azione del farmaco si esplica bloccando l’annidamento dell’embrione: non si tratta di aborto – fu detto – perché la gravidanza, secondo quanto sostenuto dall’Organizzazione mondiale della sanità, comincia con l’impianto dell’embrione in utero. «Ma questa definizione – obietta Lucio Romano – è solo una convenzione, non corrispondente ai dati della fisiologia e perciò sbagliata dal punto di vista scientifico: è ben noto che tra l’embrione e la madre un fitto scambio di segnali biochimici inizia subito dopo il concepimento. È poi altrettanto evidente che, non sapendo quando è avvenuta l’ovulazione, la finalità dell’assunzione di queste pillole è di ordine abortivo». Dopo Francia, Gran Bretagna e Germania, l’ulipristal acetato potrebbe presto sbarcare anche negli Stati Uniti: è stato pubblicato sul Journal of Obstetrics and Gynecology uno studio su 1241 donne statunitensi che ne ha rivelato un’efficacia del 97,9% nell’impedire il prosieguo di una gravidanza.