La scheda. Conte 2: diciassette mesi di governo tra pandemia e sfide economiche
Il premier Giuseppe Conte. Il suo secondo governo è durato 17 mesi
È stato il 66° governo della Repubblica. E, soprattutto, quello che ha dovuto fronteggiare la pandemia da Covid-19. Dopo quasi 17 mesi si chiude il sipario sul Conte 2, un esecutivo che - nella strategia dell’ex premier, del Pd e di buona parte del M5s - doveva essere l’embrione di una nuova alleanza progressista ed europeista. Ad abbatterlo, tuttavia, non è stato il Covid ma Matteo Renzi, ovvero l’uomo che per primo, nell’estate del Papeete, aveva "dato il La" al esecutivo. Ecco le principali tappe.
Gli esordi. Il 5 settembre 2019 Conte giura al Quirinale. Il 9 e il 10 incassa la fiducia delle due Camere (343 voti favorevoli, 263 contrari e 3 astenuti a Montecitorio; 169 sì, 133 no e 5 astenuti al Senato). La prima missione all’estero è a Bruxelles, dove incontra la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Pochi giorni dopo Renzi esce dal Pd e fonda Iv, continuando a sostenere il governo, dove mantiene le ministre Bellanova e Bonetti e il sottosegretario Scalfarotto.
Le sfide economiche. In autunno le prime prove: il dossier ArcelorMittal e la revoca di Autostrade ai Benetton, dove è scontro tra M5s e Iv. Sul piano internazionale c’è la crisi libica. Alla vigilia di Natale, dopo una turbolenta discussione parlamentare c’è l’ok alla legge di bilancio.
Le prime dimissioni. A Natale Lorenzo Fioramonti lascia il Miur. E Conte spacchetta il ministero: all’Università e Ricerca va il tecnico Gaetano Manfredi, all’Istruzione Lucia Azzolina (M5s).
Arriva il virus. A gennaio 2020 vengono individuati a Roma i primi casi, due coniugi cinesi. Il governo decreta lo stato di emergenza e chiude ai voli dalla Cina. A febbraio emergono, a Codogno, i primi casi di italiani infetti. L’8 marzo il governo decreta la prima zona rossa in Lombardia. Il giorno dopo, con il decreto "Io resto a casa", Conte annuncia il lockdown in una conferenza stampa serale in diretta nazionale. La misura viene poi inasprita con più Dpcm (strumento che sarà reiterato, suscitando molte critiche).
Le riaperture. Dopo aver varato in aprile i decreti Cura Italia e Liquidità, il 4 maggio, con la discesa della curva dei contagi, il governo dà il via libera alla riapertura di alcune attività produttive e alle visite ai congiunti. Per spingere la ripresa arriva il decreto Rilancio da 55 miliardi.
La fase 3. Con lo sblocco a maggio al Recovery Fund europeo Conte vara la "fase 3". A giugno si tengono gli Stati Generali dell’Economia, per discutere il piano per la ripresa post-virus predisposto dalla task force affidata al manager Vittorio Colao. Il 21 luglio il Consiglio Ue dà l’ok finale al Next Generation Ue. Ma le tensioni tra Italia e Paesi "frugali" proseguono per mesi.
I nodi politici. A settembre la maggioranza supera due passaggi delicati: il referendum sul taglio dei parlamentari (caro al M5s e largamente vinto), le elezioni regionali. Poi una nuova travagliata legge di Bilancio, approvata all’ultimo minuto fra le proteste delle opposizioni.
Seconda ondata. Il virus torna alla carica a fine settembre, ma stavolta la strategia è diversa: chiusura non generalizzata, bensì in base al livello di rischio regionale (distinto dai colori giallo, arancione e rosso). Crescono le tensioni nella maggioranza già innescate in estate da Iv su una mozione di sfiducia dell’opposizione al Guardasigilli Bonafede, uscitone indenne.
La crisi. Le tensioni riemergono a fine anno su Recovery Plan, servizi segreti e giustizia. Fino allo scontro in Senato, con Iv astenuta e la fiducia relativa da 156 «sì». Ieri l’epilogo.