Rivoluzione M5S. Conte cancella l'era Grillo: «Ora una nuova rotta»
Muore il Movimento di Beppe Grillo e nasce il Movimento di Giuseppe Conte. È un addio senza lacrime e senza rimpianti quello che la comunità 5 stelle dà al Fondatore: il 63% dei militanti vota per abolire il ruolo del garante, rinunciando così a qualsiasi a compromesso. Finisce una stagione e se ne apre un'altra. La base, a suon di click, apre la nuova era. Disegna la nuova rotta. Archivia vecchi paletti. E così i 5 stelle decidono di superare anche il limite del doppio mandato, storica bandiera del Movimento. E così i 5 stelle dicono "sì" alle alleanze, purché legate a un «accordo programmatico preciso». Poi, con il voto dei quesiti sul posizionamento politico, gli iscritti decidono di definirsi «progressisti indipendenti». E allora il Campo largo torna attuale. E il leader di Si, Nicola Fratoianni, avverte: «Ora mi auguro un salto di qualità sul piano della stabilità, dell'investimento e anche dell'accelerazione verso una coalizione. Non per fare schemini geometrici ma per rendere credibile l'alternativa, che va definita nei contenuti... Bisogna costruire alleanze nella società con le persone in carne e ossa».
Un passo indietro di ventiquattro'ore. Il Movimento è a Roma, al Palazzo dei Congressi. Per dare vita a una profonda Mutazione, per molti una completa rivoluzione, che dai vertici pentastellati è vissuta come un momento storico. Conte ha vinto la sfida della Costituente, lanciata all'indomani della batosta delle Europee, e vede approvata in pieno la sua linea politica. «Tracciamo una nuova rotta, a dispetto delle scissioni e dei tradimenti», dice trionfante nel suo intervento conclusivo. «Il fuoco è vivo, il M5s non sarà mai una timida brezza, ma un vento forte», rilancia. Una bufera, invece, si abbatte sul garante, che si prepara a diventare ex. Grillo non si presenta a "Nova", l'evento conclusivo dell'Assemblea. E lascia il commento della giornata a uno foto sul suo account WhatsApp. "Da francescani a gesuiti", è la frase criptica scritta accanto al ritratto di una reliquia di San Francesco. L'esegesi è presto fatta tra i militanti presenti all'Eur. L'analogia è con la forza dirompente dei francescani, che Grillo identifica come il M5s delle origini. Ormai abbandonato nella virata verso una Movimento gesuitico, e dunque - riflette qualcuno - partito dell'establishment. Un passaggio definitivo, che Grillo fotografa con rabbia e delusione, dopo aver più volte rivendicato «l'estinzione» del M5s. La platea, però, accoglie l'annuncio dell'eliminazione del suo ruolo con un applauso. Tra gli stand della kermesse, i big grillini non si vedono. Mancano Virginia Raggi e Danilo Toninelli. Qualche contestatore nella prima giornata, ma nulla di più. E il silenzio sui social, di chi aveva tentato di delegittimare la Costituente con ogni mezzo, lascia intendere che una contromossa potrebbe essere al vaglio del fondatore e del suo inner circle. Anche se altri quesiti approvati dall'Assemblea lasciano Grillo con le armi spuntate.
Gli iscritti cancellano anche la facoltà del garante di richiedere una ripetizione delle votazioni. Strumento che, per alcuni, Grillo avrebbe potuto usare per inceppare la macchina della Costituente. L'Assemblea vara anche il quesito che prevede una rivoluzione nella composizione e nella nomina del Comitato di Garanzia e del Collegio dei Probiviri, dove qualche grillino resta. Ma che potrebbero essere azzerati e rinominati dopo le modifiche statutarie, e quindi senza l'influenza del garante. «Questo è solo l'inizio», commentano da Campo Marzio. Lasciando intendere che il lavoro di revisione dello statuto sarà lungo e con molti scogli da affrontare. Tra questi, quello che riguarda il limite del doppio mandato. Sarà superato, certo. Ma le opzioni oscillano dall'estensione a tre mandati a diverse deroghe. «Ne terremo presente per formulare una proposta che voi voterete», annuncia Conte. Che chiude il nodo Grillo volando alto e rinunciando a rinfocolare una dicotomia che non piace agli iscritti. «Lui è entrato a gamba tesa, ma non c'è mai stato uno scontro», taglia corto. Lo sguardo del presidente è piuttosto rivolto al nocciolo politico, quello delle alleanze e del posizionamento politico. «I quesiti confermano che siamo progressisti», scandisce. Per poi dare un'interpretazione personale della dicitura "progressisti indipendenti". «Significa essere radicali nei valori e pragmatici nelle soluzioni, le alleanze sono e saranno sempre non un fine, ma un mezzo per combattere battaglie giuste», spiega. E fa il verso a Elly Schlein: «Siamo testardamente orientati a cambiare la società». Guardando all'interno, il presidente ora può anche proporre la modifica del simbolo, mentre dalla Costituente arriva la strutturazione del M5s come partito, con la giovanile e il tesseramento. Con la vittoria in tasca, Conte saluta la comunità: «Io non mollo fino a quando vorrete voi».