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Fase 2. Conte: entro 7 giorni il piano, ma non riapriremo tutto. Un dl da 50 miliardi

Redazione Internet martedì 21 aprile 2020

Il premier Conte

"Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma" per la fase 2 del Coronavirus. "Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio". Lo annuncia, poco prima delle 8, in un lungo post su Facebook il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

"Molti cittadini sono stanchi e vorrebbero un significativo allentamento delle misure" anti contagio "o, addirittura, la loro totale abolizione. Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina" scrive il premier. "Ma sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme".

Il testo integrale del post di Conte

"In queste ore continua senza sosta il lavoro del Governo, coadiuvato dall’équipe di esperti, al fine di coordinare la gestione della ‘fase due’, quella della convivenza con il virus.

Come già sapete, le attuali misure restrittive sono state prorogate sino al 3 maggio. Molti cittadini sono stanchi degli sforzi sin qui compiuti e vorrebbero un significativo allentamento di queste misure o, addirittura, la loro totale abolizione. Vi sono poi le esigenze delle imprese e delle attività commerciali di ripartire al più presto. Mi piacerebbe poter dire: riapriamo tutto. Subito. Ripartiamo domattina. Questo Governo ha messo al primo posto la tutela della salute dei cittadini, ma certo non è affatto insensibile all’obiettivo di preservare l’efficienza del sistema produttivo. Ma una decisione del genere sarebbe irresponsabile. Farebbe risalire la curva del contagio in modo incontrollato e vanificherebbe tutti gli sforzi che abbiamo fatto sin qui. Tutti insieme.

In questa fase non possiamo permetterci di agire affidandoci all’improvvisazione. Non possiamo abbandonare la linea della massima cautela, anche nella prospettiva della ripartenza. Non possiamo affidarci a decisioni estemporanee pur di assecondare una parte dell’opinione pubblica o di soddisfare le richieste di alcune categorie produttive, di singole aziende o di specifiche Regioni. L’allentamento delle misure deve avvenire sulla base di un piano ben strutturato e articolato. Dobbiamo riaprire sulla base di un programma che prenda in considerazione tutti i dettagli e incroci tutti i dati. Un programma serio, scientifico. Non possiamo permetterci di tralasciare nessun particolare, perché l’allentamento porta con sé il rischio concreto di un deciso innalzamento della curva dei contagi e dobbiamo essere preparati a contenere questa risalita ai minimi livelli, in modo che il rischio del contagio risulti “tollerabile” soprattutto in considerazione della recettività delle nostre strutture ospedaliere.

Vi faccio un esempio. Non possiamo limitarci a pretendere, da parte della singola impresa, il rispetto del protocollo di sicurezza nei luoghi di lavoro che pure abbiamo predisposto per questa epidemia. Dobbiamo valutare anche i flussi dei lavoratori che la riapertura di questa impresa genera. Le percentuali di chi usa i mezzi pubblici, i mezzi privati, in quali orari, con quale densità. Come possiamo garantire all’interno dei mezzi di trasporto la distanza sociale? Come possiamo evitare che si creino sovraffollamenti, le famose “ore di punta”? Come favorire il ricorso a modalità di trasporto alternative e decongestionanti?

Conte riferisce in Parlamento in vista del Consiglio europeo

L'Italia in pressing per l'adozione di un Recovery fund, anche se legato al bilancio Ue, che sia consistente e nell'ambito dei trattati, perché non c'è tempo per cambiarli. E' questo il messaggio inviato all'Europa dal premier Giuseppe Conte, intervenuto oggi in Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, per riferire, in vista del Consiglio europeo di giovedì 23 aprile, sul pacchetto di misure economiche delineato dall'Eurogruppo. Nessun voto in aula è stato previsto al termine del dibattito seguito agli interventi del premier.

La battaglia per ricominciare riguarda ogni paese, ha spiegato Conte, e quindi o si vince o si perde tutti. E non si facciano gli errori commessi nel 2008, il progetto europeo subirebbe gravi danni.

Il premier ha espresso cautela sul Mes, ma ha invitato a evitare tifoserie opposte. E comunque l'ultima parola spetterà al Parlamento. E comunque, ha sottolinato, sulle condizionalità si attendono i regolamenti attuativi: solo allora sarà possibile vedere se è opportuno o no agli interessi italiani. Insomma la richiesta è di prendere le decisioni solo a carte scoperte.

Sul fronte economico il presidente del Consiglio ha sottolineato: "Le recenti previsioni del Fmi stimano una caduta del 9,1% del Pil. Di fronte a questo quadro dobbiamo potenziare ulteriormente la risposta di politica economica, perciò il governo invierà a brevissimo al Parlamento un'ulteriore relazione con una richiesta di scostamento pari a una cifra ben superiore a quella stanziata a marzo. Sarà una cifra non inferiore a 50 miliardi di euro, con intervento complessivo che, sommando i precedenti 25 miliardi, sarà non inferiore a 75 miliardi".

«Sulla risposta sanitaria il governo ha elaborato una strategia in cinque punti. Il primo è mantenere e far rispettare distanziamento sociale, promuovere utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non disponibili terapia e vaccino», ha spiegato il presidente del Consiglio.

Conte si è soffermato anche sull'app per il monitoraggio dei contagi. Il governo punta al «rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti esistenti e di teleassistenza con l'utilizzo delle nuove tecnologie», ha spiegato il premier. «L'applicazione sarà offerta su base volontaria, non obbligatoria, faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazioni o pregiudizi», ha aggiunto il presidente del Consiglio.

Tra le misure a cui pensa il governo, ha aggiunto Conte, quella di «intensificare in tutto il territorio la presenza di Covid hospital per la gestione ospedaliera di pazienti, in modo da ridurre notevolmente il rischio di contagio per operatori sanitari e pazienti». Sulla ripartenza delle attività che si sono fermate per il blocco, insomma la Fase 2, Conte ha sottolineato che «si prospetta una fase molto complessa: dobbiamo procedere a un allentamento del regime attuale delle restrizioni e fare il possibile per preservare l'integrità del nostro tessuto produttivo. Il motore del Paese deve avviarsi ma sulla base di un programma ben strutturato».

«Questo programma deve avere un’impronta nazionale - ha dichiarato - perché deve offrire una riorganizzazione delle modalità di espletamento delle prestazioni lavorative, un ripensamento delle modalità di trasporto, nuove regole per le attività commerciali. Dobbiamo agire sulla base di un programma nazionale, che tenga però conto delle peculiarità territoriali. Perché le caratteristiche e le modalità del trasporto in Basilicata non solo le stesse che in Lombardia. Come pure la recettività delle strutture ospedaliere cambia da Regione a Regione e deve essere costantemente commisurata al numero dei contagiati e dei pazienti di Covid-19».

«È per questo che abbiamo gruppi di esperti che stanno lavorando al nostro fianco giorno e notte - ha precisato il premier -. C’è il dottor Angelo Borrelli che sin dalla prima ora ci aiuta, per tutta la parte operativa, con le donne e gli uomini della Protezione civile. C’è il dottor Domenico Arcuri che sta mettendo le sue competenze manageriali al servizio dell’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e delle apparecchiature medicali di cui le Regioni erano fortemente carenti (a oggi abbiamo fornito alle Regioni 110 milioni di mascherine e circa 3mila ventilatori per le terapie). C’è il professore Silvio Brusaferro che insieme agli altri scienziati ed esperti sanitari del Comitato tecnico-scientifico ci forniscono un’analisi scientifica della curva epidemiologica e ci suggeriscono le misure di contenimento del contagio e di mitigazione del rischio. Più di recente si è aggiunto Vittorio Colao che insieme a tanti altri esperti sta offrendo un contributo determinante per la stesura di un piano per una graduale e sostenibile riapertura, che tenga conto di tutti i molteplici aspetti, operativi e scientifici».

«È fin troppo facile dire "apriamo tutto" - ha continuato -. Ma i buoni propositi vanno tradotti nella realtà, tenendo conto di tutte le nostre potenzialità, ma anche dei limiti attuali che ben conosciamo. Nei prossimi giorni analizzeremo a fondo questo piano di riapertura e ne approfondiremo tutti i dettagli. Alla fine, ci assumeremo la responsabilità delle decisioni, che spettano al governo e che non possono essere certo demandate agli esperti, che pure ci offrono una preziosa base di valutazione. Assumeremo le decisioni che spettano alla politica con coraggio, lucidità, determinazione. Nell’esclusivo interesse di tutto il Paese. Nell’interesse dei cittadini del Nord, del Centro, del Sud e delle Isole. Non permetterò mai che si creino divisioni. E smettiamola di essere severi con il nostro Paese. Tutto il mondo è in difficoltà. Prima della fine di questa settimana confido di comunicarvi questo piano e di illustrarvi i dettagli di questo articolato programma. Una previsione ragionevole è che lo applicheremo a partire dal prossimo 4 maggio.

In quanto ai ritardi nell'erogazione della Cassa integrazione, alla Camera Conte ha osservato che "La Cig in deroga come sapete passa attraverso le Regioni. Mi permetto di sollecitare le Regioni che non hanno fatto pervenire i flussi (di richieste, ndr), a farli pervenire quanto prima altrimenti non potremo erogare la Cig".