Politica. Draghi-Conte c'è aria di crisi
Beppe Grillo la butta sullo scherzo, come gli è più congeniale per mestiere, il suo primo mestiere. Ci ride, si arrabbia, dice, rivela, smentisce, dribbla e alla fine riparte da Roma, dopo tre giorni intensi, che si dovevano chiudere con l’incontro della delegazione di governo, che però salta. Sia il 'garante' che Giuseppe Conte assicurano che il M5s non uscirà dal governo. Ma il clima teso dopo la scissione di Di Maio e in attesa di una soluzione sul doppio mandato, si fa incandescente per le rivelazioni (smentite solo alle 20 passate da Palazzo Chigi) di telefonate tra il fondatore dei pentastellati e il premier Mario Draghi che avrebbero avuto per oggetto il leader dei grillini, molto critico con il suo successore. L’argomento dei due interlocutori: sfilare la leadership del Movimento all’avvocato pugliese.
E l’interessato chiede e ottiene udienza al Quirinale da Mattarella. Il nuovo caso si apre sulle pagine del giornale di riferimento dei 5s, Il Fatto quotidiano, che intervista Domenico De Masi: «Grillo mi ha raccontato che Mario Draghi gli ha chiesto di rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perché inadeguato», rivela il sociologo. Sarebbe stato lo stesso Grillo a raccontargli del suo rapporto privilegiato con il premier, con cui si sentirebbe spesso e da cui avrebbe ottenuto «tutto quello che gli ho chiesto sul piano politico da quando siamo al governo», grazie anche a un’intesa tra i due, intesa che – conferma De Masi – non ci sarebbe mai stata tra Conte e Grillo, così come tra l’ex premier e l’ex capo della Bce.
Ce n’è abbastanza per costruire una corda bene intrecciata da mettere a rischio la vita dell’esecutivo. E però per tutta la mattinata sia Draghi che Conte negano che il governo sia a rischio. Il presidente del Consiglio, da Madrid, racconta: «Ci siamo parlati con Conte poco fa, lo avevo cercato stamattina, abbiamo iniziato a chiarirci, ci risentiamo domani per vederci al più presto». L’incontro, però, viene rinviato da Conte sine die. Il presidente dei 5 stelle piuttosto è un fiume in piena. L’idea che Draghi avrebbe ten- tato di rimuoverlo facendo pressione su Grillo gli crea disagio.
Conte racconta che 'l’Elevato' lo avrebbe tenuto al corrente delle telefonate. Però l’avvocato si sente «sotto attacco» e considera una «intromissione grave» quella del capo del governo per di più «tecnico». Nel Movimento ormai c’è aria di guerra. La richiesta di uscire dalla maggioranza per garantire un appoggio esterno non trova il consenso di Grillo, che teme la strumentalizzazione delle parole del suo amico De Masi, per mettere fine all’esperienza del governissimo. Ormai lontano dalle stanze grilline, Luigi Di Maio parla di «dibattito surreale» che «minaccia la tenuta del governo».
La tre giorni di Grillo si chiude in tutta fretta, senza più l’incontro con i ministri, che però garantiscono la tenuta dell’esecutivo. Conte strappa e sale al Colle, dove Sergio Mattarella lo ascolta per un’ora, assicurandosi appunto che il governo sia saldo, anche perché, gli ricorda il capo dello Stato, a questo esecutivo non c’è alternativa. Su questo l’ex premier conferma tutto il giorno: «Noi siamo sempre stati leali, costruttivi e corretti con il governo. Per noi questo non cambia neanche di fronte a episodi che io ritengo gravi», dice il presidente pentastellato.
Poi si rivolge agli iscritti: «Non siamo qui per le poltrone, ma per difendere i bisogni degli italiani». Tra i grillini la confusione però è massima. Anche perché non si scioglie ancora il dubbio sul limite dei due mandati, che per ora blocca la corsa di Giancarlo Cancelleri alle primarie per la presidenza della Sicilia. Senza il via libera alla deroga, il sottosegretario fa un passo indietro.