Gasdotto. Conte: via libera al Tap, stop impossibile. Salvini esulta, M5s in difficoltà
Un'immagine del cantiere che adesso potrà lavorare a pieno regime (Ansa)
È ufficiale: il Tap si farà. Il gasdotto (Trans-Adriatic Pipeline) che porterà il gas dall'Azerbaijan all'Italia "sbarcherà" in Puglia, nel Leccese, come previsto dal progetto. Parola del premier, Giuseppe Conte. Il M5s, ormai forza di governo ha alzato bandiera bianca. Alessandro Di Battista, uno dei leader del Movimento, aveva promesso che l'opera sarebbe stata messa in soffitta in solo due settimane dopo la conquista di Palazzo Chigi. Esulta invece l'alleata, la Lega. Matteo Salvini infatti afferma: "Avere l'energia che costerà meno a famiglie e imprese è fondamentale, quindi avanti coi lavori".
Il Tap va avanti, perché, come ha spiegato lo stesso Conte, dopo un'attenta analisi il governo non ha riscontrato "elementi di illegittimità" e perché bloccarlo comporterebbe "costi insostenibili".
«Ho ricevuto nella giornata odierna una comunicazione che riassume le ultime verifiche effettuate dai tecnici del Ministero dell'Ambiente sul progetto Tap. Ringrazio il Ministro Costa e i tecnici per il lavoro che hanno svolto e ringrazio gli altri Ministeri e uffici che pure hanno effettuato verifiche sulla piena regolarità delle procedure. Mi ero impegnato con le Autorità locali e con i Rappresentanti delle comunità territoriali, ivi compresi i Parlamentari eletti in Puglia, ad effettuare un rigoroso controllo delle procedure di realizzazione dell'opera al fine di verificare tutti i profili di eventuale illegittimità che erano stati segnalati», scrive il capo del governo in una nota. E aggiunge: «Avevo altresì preannunciato che se avessimo riscontrato tali profili di illegittimità non avremmo esitato ad assumere tutti i conseguenti provvedimenti, compresa la decisione di interrompere i lavori... Abbiamo effettuato un'analisi costi-benefici, abbiamo dialogato con il territorio, abbiamo ascoltato le istanze e studiato i documenti presentati dalle autorità locali. Ad oggi non è più possibile intervenire sulla realizzazione di questo progetto che è stato pianificato dai governi precedenti con vincoli contrattuali già in essere... Interrompere la realizzazione dell'opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi di euro. In ballo ci sono numeri che si avvicinano a quelli di una manovra economica».
Una decisione che suscita malumori nel Movimento 5 stelle, tradizionalmente contrario al completamento dell'infrastruttura. "Sulla Tap il ministro Costa sbaglia ancora. La mancata ottemperanza di varie prescrizioni risulta evidente. Confidiamo quindi nel lavoro della magistratura", protestano in una nota i senatori M5s Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial.
Ma ancora più delusi sono i Comuni e le comunità locali che si erano opposti al progetto. "Sono deluso e amareggiato per l'atteggiamento che ha avuto questo Governo del presunto cambiamento - dice amaro il sindaco di Melendugno, Marco Potì, - rispetto a tutte le criticità che ci sono e che permangono essendo ancora 'sub judice' e che possono arrivare a sospendere le autorizzazioni. E sono ancora più deluso dalle dichiarazioni di Conte, che parla di ristori per le comunità e di vicinanza ai territori. Il primo ministro può starsene a Roma. Le comunità di questi vogliono vicinanza, perché non hanno trovato in questo Governo e nelle forze politiche che lo sostengono il coraggio e la volontà politica di cambiare rispetto a quest'opera verso cui si è dichiarato sempre e totalmente la contrarietà. Sono deluso da questa fretta e superficialità nel voler liquidare queste criticità che conoscevano bene tutti, specie i ministri e i deputati salentini del M5S".
"Una perdita di tempo, una presa in giro per calmare gli animi". Lo dice Gianluca Maggiore, leader del movimento No Tap, dopo l'annuncio del premier Conte sul via libera al gasdotto Tap in Salento. "È chiaro - dice - che la nostra battaglia continuerà, come è
chiaro che tutti i portavoce locali del M5S che hanno fatto campagna elettorale qui e che sono diventati addirittura ministri grazie ai voti del popolo del movimento No Tap, si devono dimettere adesso".
Attaccano le opposizioni. "Si ripete per Tap il film visto con l'Ilva. I 5 stelle dovranno rispondere ai loro elettori delle bufale raccontate in campagna elettorale. Prossima puntata la Tav, poi il Brennero", commenta il senatore Andrea Ferrazzi, capogruppo del Pd in commissione Territorio e Ambiente.
"Una dopo l'altra, le promesse elettorali dei Cinque stelle si stanno sgretolando. E meno male che sia così. L'Ilva funziona e non è diventata un parco giochi come chiedevano i grillini e adesso anche il gasdotto Tap, che i grillini volevano fermare, si farà. La terza promessa mancata sarà il reddito di cittadinanza che non arriverà mai a tutti coloro a cui i Cinque stelle l'hanno promesso e non arriverà mai nell'importo propagandato", scrive la deputata pugliese di Forza Italia Elvira Savino.
"Prima sì Tav, poi sì Grandi Navi, ed ora arriva il sì Tap: cari elettori del M5s, questo non è il governo del cambiamento. È il governo delle costose ed inutili grandi opere e delle promesse elettorali mancate, è il governo della Lega. Davvero complimenti", commenta il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Soddisfatta invece Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia: "Il Tap è un'opera infrastrutturale che farà diventare il Sud Italia uno snodo centrale per la distribuzione dell'energia in Europa. Da sempre FdI è stato favorevole alla sua realizzazione e il via libera del Governo è una buona notizia. Ci auguriamo però che si possa rivedere il punto d'approdo del gasdotto, spostandolo da Melendugno in Salento a Brindisi, dove c'è lo snodo della dorsale Snam."