Il progetto. Constitutional Circus, quando lo spettacolo è anche politica
Il regista Berardo Carboni e il cast dello spettacolo.
Politica è partecipazione. E la partecipazione si può realizzare e stimolare (specie in questi tempi di sale e di teatri chiusi per la pandemia) attraverso le forme di uno spettacolo “giocato” su più media, che può mirare a creare delle condizioni di trasformazione sociale e politica reali, e non soltanto raccontate. È l’idea alla base di "Constitutional Circus", ultimo progetto di Berardo Carboni, regista e talento eclettico le cui opere non a caso si sono spesso avvicinate al mondo della politica, dalla pellicola Shooting Silvio (film del 2006 basato su una sorta di favola onirica, in cui il protagonista, un ragazzo agitato e in preda a una sorta di delirio messianico e patriottico, decide di voler “fermare" il nemico di una fetta d’Italia e l’idolo di un’altra: Silvio Berlusconi) a Youtopia, opere che hanno sempre acceso un grande dibattito. Per Youtopia, film del 1019 (racconta le insidie di Internet e i rischi che i giovani corrono sul web), Carboni vuole Matilda De Angelis, che ha "svelato" sul grande schermo prima di Hugh Grant e Nicole Kidman nella acclamata recente serie di Hbo, "Undoing", con protagonista l’attrice italiana che vedremo tra pochi giorni anche sul palco di Sanremo.
La ricerca di nuovi linguaggi e l’esplorazione di temi sempre più attuali, e spesso controversi, non lo hanno fermato neanche durante la pandemia, periodo in cui ha preso forma il suo nuovo e interessante progetto Constitutional Circus, uno spettacolo cross-mediale che si compone di tre elementi: la rappresentazione teatrale vera e propria; una docu-serie che ne racconta la nascita e le interazioni dietro le quinte tra gli attori e con il pubblico ed un sito internet che fungerà da archivio di tutto il progetto e dove sarà possibile a chiunque proporre idee e visioni sul futuro compatibili con i principi che ispirano il circo.
«Constitutional Circus è la metafora dell’Europa. L’Europa che questo circo immagina è nuova e diversa da quella prevista dai Trattati, ma è coerente con la nostra tradizione sociale e il nostro patrimonio culturale – ci racconta Carboni -. Un’Europa delle municipalità e delle autonomie ma, allo stesso tempo, un’Europa capace di muoversi come unico organismo nelle questioni vitali che ogni giorno ci pone di fronte l’odierno contesto globale».
Lo scopo di questo progetto è infondere negli spettatori lo stimolo ad una cittadinanza attiva, in grado di aumentare da un lato il senso di appartenenza ai principi democratici e sociali per cui i nostri antenati hanno lottato per generazioni e dall’altro di instillare la consapevolezza che viviamo tempi nuovi e drammatici nei quali non si possono aspettare future palingenesi, ma si deve agire ora per trasformare la società in senso più equo e armonico con la natura se non si vuole condannare la nostra specie all’estinzione. Lo spettacolo agisce su un piano culturale, proponendo provocazioni artistiche come la firma di un referendum per abrogare il capitalismo, ma vuole anche fungere da cavallo di Troia, da possibile aggregatore per movimenti sociali e singoli individui che si riconoscono nei suoi principi, invitando chiunque lo intercetta a diventare uno di noi, a unirsi al circo nelle piazze che raggiungeremo per giocare sul serio a domare gli spaventosi animali della finanza.
«Un paio di anni fa mi é capitato di incontrare Ken Loach al quale ho chiesto cosa c’era per lui al centro del mondo. Lui mi ha risposto, mostrando anche un po’ di imbarazzo, "I am just an humble filmaker". Non sapevo cosa volesse dire humble, l’ho cercato su Google, voleva dire umile. Per giorni la parola humble mi risuonava in testa; nello stesso periodo ho incontrato un acrobata che insegnava alla Royal Circus School di Londra, ho pensato che il circo - essendo allo stesso tempo favoloso e iper-umile - era il media adatto per provare a realizzare uno spettacolo sofisticato ma al contempo popolare, capace di incidere nell’immaginario.
E così ho radunato intorno a quest’idea un pool di attori e, l’estate scorsa, siamo partiti per tre settimane di studio e scrittura scenica, facendo un viaggio tra l’Abruzzo e la Calabria. Ci siamo fermati – prosegue Carboni - in tre piccoli paesi che ci hanno ospitato (Roccascalegna, Longobucco e Bisignano) e abbiamo lavorato sul testo con gli attori fino a raggiungere una prima ipotesi di messa in scena, tutta questa esperienza è stata filmata e presto diventerà una docu-serie in cui ciascuno dei sette attori protagonisti racconterà di se stesso, del suo personaggio, del senso dello spettacolo e della sua idea di società».
Lo spettacolo è proprio un circo, si succedono una serie di numeri tra loro collegati da una narrazione non lineare. Il primo ad entrare in scena è un acrobata: Volo pindarico. Poi arrivano due clown: Signor Stato e Signorina Europa. A seguire una domatrice di algoritmi: Praxis. E infine tre funambolici fantasmi rivoluzionari: Pico (che rappresenta l’Umanesimo), Lef (che incarna la Rivoluzione Francese) e Steam (che interpreta la rivoluzione Industriale). Tutti insieme cercheranno, interagendo col pubblico, di immaginare e raccontare una società che al centro abbia le relazioni e non il denaro e di definire il soggetto storico capace di realizzare questa rivoluzione. Nel cast figurano Demetra Bellina, Francesco Ferrieri, Désirée Giorgetti, Ilde Mauri, Raffaella Paleari, Mario Russo, Giovanni Visentin.
Ora Carboni e il suo gruppo stanno preparando per il 2021, Covid permettendo, una tournée nelle principali città italiane e la seconda serie del documentario. L’obiettivo è fare inchieste di taglio "pasoliniano" sui grandi temi alla base dello spettacolo: è possibile progettare un’Europa che abbia al centro la natura, le città e gli esseri umani più che la "tutela" delle élite finanziarie e delle multinazionali? È possibile pensare un mondo senza capitalismo?