Si dnno i numeri a Largo del Nazareno, e non si fa per dire. La battaglia delle tessere offre uno scenario a tratti grottesco, che poco giova all’immagine del partito trasparente, che mette in mano ai cittadini la scelta del proprio leader attraverso le primarie. La guerra tra renziani e cuperliani – come ormai è consuetudine definire i sostenitori dei due maggiori sfidanti – è uno sparare e smentirsi a vicenda: 49 a 35, sarebbe il verdetto finale a urne quasi chiuse dei congressi provinciali, per il deputato filo-D’Alema, rispetto al sindaco di Firenze; 47 a 38, replicano gli uomini del rottamatore, con le loro fonti alla mano. Ma la conta delle tessere, al termine dei congressi dei circoli, non sarà compito semplice. C’è chi dice che siano state gonfiate, tanto da convincere Gianni Cuperlo a chiederne il blocco immediato. E chi fa notare che a fronte dei meno di trecentomila tesserati di questi giorni, per la scelta di Pier Luigi Bersani segretario si contarono 800 mila iscritti. Numeri su numeri, qualcuno in libertà, con una sfida di fatto aperta fino all’8 dicembre, quando sarà eletto il segretario. Oggi comunque si riunirà la Commissione congresso (dopo la segreteria, che comunque spenderà almeno una parola sulla bagarre), mentre la commissione di Garanzia di Luigi Berlinguer sta già vagliando le denunce di illecito. Secondo le fonti ufficiali, le tessere gonfiate denunciate per primo da Gianni Pittella sarebbero solo in cinque o sei realtà, «oggettivamente ambigue». Ma di fatto le stesse regole che consentono a tutti di votare, e fino all’ultimo momento, lasciano incerto il risultato definitivo. Anche perché il tesseramento non si chiude con la fine dei congressi locali, appunto. E le liti a livello di circoli sfiorano la rissa. A Roma, per approdare nella Capitale, Lionello Cosentino e Tommaso Giuntella, dovrebbero arrivare al ballottaggio sabato prossimo, e già sul web piovono polemiche per le frasi ingiuriose che sarebbero state rivolte da alcuni sostenitori di Cosentino nei confronti di tesserati e candidati al circolo di Casal Bertone che sostenevano Giuntella. La candidata segretaria del circolo Carlotta Paoluzzi racconta di «insulti e ingiurie», a tutto campo, vale a dire anche nei confronti dei supporter dei due sfidanti. «È stato scioccante vedere compagni di partito accanirsi così brutalmente con epiteti così beceri contro ragazzi omosessuali iscritti al circolo e contro le donne solo perché elette in Parlamento». Giuntella, dal canto suo, parla di «offese omofobe insopportabili», mentre Cosentino smentisce di «essere a conoscenza dell’episodio», ma si dice pronto, «laddove i fatti fossero accaduti come riportati» ad esprimere «la mia più piena solidarietà alle persone offese». Ma questo non è che uno dei risvolti accaduti in questa sfida all’ultimo sangue, come mai era capitato nelle precedenti primarie.Restano poi le polemiche sulle cifre. «Come fa Gianni Cuperlo a dare questi dati? Sono falsi. Non riusciamo bene a capire a cosa serva avvelenare i pozzi. Non capiamo soprattutto perché rovinare il clima d’unità. Il giochino di dividere i segretari provinciali tradisce la paura di perdere anche tra gli iscritti, quando da regolamento è fatto divieto di collegare le candidature locali con quelle nazionali?», si chiede Stefano Bonaccini, coordinatore della campagna per il sindaco di Firenze. Quindi, snocciola nomi e città dei vincitori che fanno capo a Renzi. Lo stesso però fa Cuperlo.La verità – secondo il bersaniano Alfredo D’Attorre – è che tenere aperto tutto fino alla fine non ha funzionato. È stata una scelta votata da tutti ma forse dovremmo fare autocritica. Per questo trovo giusta la proposta di Cuperlo che Renzi dovrebbe appoggiare», vale a dire di mettere un punto.