Sumon Sumon. Con un lavoro di successo ma ancora senza diritti
Nel 2001, dopo aver completato gli studi tecnici, Sumon Sumon si trasferisce in Italia. Ha meno di 25 anni e nel suo paese, il Bangladesh, non c’è lavoro. Accoglie subito la chiamata di un cugino, arrivato a Roma alcuni anni prima per aiutarlo nella conduzione di un chiosco. Vendono oggettistica, specie per i cellulari e gli affari vanno talmente bene che decidono di presentare una domanda per diventare ambulanti presso il più grande mercato di Pescara.
Ci riescono, ottengono residenza, permesso e si iscrivono ai commercianti autonomi. Da 8 anni a questa parte Sumon Sumon lavora tutti i giorni, eccetto la domenica, quando si reca a messa e collabora all’organizzazione del lavoro settimanale della Caritas parrocchiale. Oggi Sumon ha un banco di vendita all’interno di un centro commerciale a Silvi, un tenore di vita dignitoso e guarda al futuro con ottimismo: «Considero l’Italia il paese che mi ha adottato e dato la possibilità di vivere con dignità.
Pago tutte le tasse, sono in regola con il permesso, e non ho mai avuto problemi di nessun genere, con nessuno, ovunque sono stato. Sono sincero: mi sono integrato bene e spero di ottenere la cittadinanza perché voglio contribuire al futuro dell’Italia. Per questo farò domanda quando la legge me lo consentirà perché mi darebbe alcuni vantaggi che ora non ho, come il diritto di voto e i voli in paesi Ue sotto il trattato di Schengen. Un mio desiderio sarebbe portare i miei genitori in Italia».